Nella memoria liturgica di Santa Chiara, domenica 11 agosto, il Vescovo Erio Castellucci ha presieduto la celebrazione eucaristica presso la chiesa di Santa Chiara accogliendo l’invito delle Sorelle Clarisse. Nell’omelia mons. Castellucci ha invitato a porre l’attenzione alla parola che più era in evidenza nel brano evangelico, Gv 15,4-10: “in”. Una semplice preposizione che racchiude un concetto basilare per il cristiano: sentirsi “dentro” a Dio, e sentire dentro di sé tutta l’umanità.
Riferendosi poi alla nota domanda che Caino rivolse a Dio: “Sono forse io il custode di mio fratello?”, il Vescovo ha confermato che “sì sono io il custode di mio fratello”. Questa evidenza implica un doppio significato: l’obbligo di sentirsi, se si crede alla parola del Signore, “parte” di Dio, come un bimbo nel ventre materno.
L’altro aspetto riporta al senso della parola “persona”, infatti siamo tali solo se riconosciamo la responsabilità che abbiamo gli uni verso gli altri. Ecco perché il rifiuto dell’Altro è anche rifiuto di Dio, per cui il cristiano ha l’obbligo di accogliere, condividere e accettare l’Altro.
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