Mercoledì 12 dicembre per la famiglia di Mamma Nina l’incontro con suor Angela Bertelli che prima di parlare ai volontari ha dialogato con gli educatori di Agape e il consiglio direttivo del Cav, per un momento intimo di condivisione delle difficoltà e dei progetti.
“Il dramma più grande per chi ama è trovarsi di fronte alla libertà dell’altro”. Così suor Angela ha incominciato il suo intervento dopo aver ascoltato le storie delle mamme con cui Agape e Cav si sono incontrati e scontrati nel corso del loro impegno. “Quando tu hai fatto tutto ciò che potevi, rimani comunque impotente davanti alla scelta di un’altra persona” ha chiarito la religiosa, ricordando come nemmeno Dio ha incatenato chi ha ucciso o tradito. La vita non è nelle nostre mani ma in quelle del Padre, “proprio per questo il nostro operato si vede non tanto dal risultato ma dal mettersi nelle sue mani: preghiamoci su”, ha invitato. Solo curando il proprio cuore, fissandolo in Dio, solo con una forte vita di preghiera si può portare avanti un’opera come quella di Agape e Cav senza rimanere schiacciati, solo l’affidamento a Dio “ci dà la misura e la coscienza di quello che stiamo facendo”, solo questo ci fa comprendere che “non devo cambiare gli altri ma me stesso. Essere a servizio di un amore più grande di qualsiasi ragione umana permette di vedere davvero la preziosità della vita – ha spiegato suor Angela – solo un’autentica conversione permette di avere piena coscienza della posta in gioco e rende capaci di farsi vicini agli altri e accompagnarli sapendo bene che la loro salvezza non saremo mai noi”.
Parlando della sua esperienza in Thailandia, fatta di volti, di storie rese concrete da un racconto come solo suor Angela sa donare a chi la ascolta, si comprende bene che l’impegno non è contro qualcosa, ma per: “anche la vita più squattrinata è bella e c’è un tesoro. Come fa Gesù con Lazzaro: fa capire che nel massimo del fallimento, quando tutto è putrido e irrecuperabile, lui solo può aprire la porta”. Impegnarsi dentro le realtà legate a Mamma Nina può diventare allora occasione innanzi tutto per imparare quello che Dio sta facendo oggi e chiedere a lui di rendere ciascuno uno strumento della sua volontà: “questo si impara – osserva suor Angela – ma lo si chiede anche, come un’elemosina di chi non ha niente. Occorre dare credito Dio: solo così è possibile vedere le sue meraviglie”.
La religiosa ha condotto gli operatori fin dentro le ragioni del proprio servizio, riscoprendo la vocazione ad essere cristiani fino in fondo: “da dove prendiamo – ha domandato – la misura del nostro impegno, del nostro spenderci? Se siamo veramente onesti dobbiamo essere consapevoli che certi problemi non riusciamo a risolverli. Certe situazioni sono delle vere e proprie vette e se cadi ti sfracelli. A meno che non ti poni davanti a Gesù”. Fosse anche con l’atteggiamento di Marta e Maria: “se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto”. Non sarà possibile salvare tutti i bambini dall’aborto, tutte le mamme dalla violenza, dal fallimento: “ma tu come ci stai? Per che cosa state lavorando come Cav, come Agape? Su cosa ti misuri nell’intervenire, verso cosa stai puntando mentre accompagni una mamma passo passo?”, ha rilanciato suor Angela. “Puoi veramente dire che per te, nella tua famiglia, Cristo è tutto, è il punto su cui vai a confrontarti e che ti sta facendo crescere?”.
Numerose le esortazioni della missionaria, prima della cena insieme alle mamme di Agape: “curatevi bene di quelle pecorelle, una ad una”, “lasciate che le mamme vi rendano più materne”, e ancora: “aiutatevi tra di voi, nonostante le fatiche. Dio vi sta allenando, è dopo il fiatone che i muscoli crescono. Potevate fare di più? Allora chiedete al Signore la grazia per poterlo fare”. Rimane la sensazione di sentirsi incapaci davanti a certe situazioni, “eppure – ha concluso suor Angela – proprio quando io ero azzerata il Signore ha incominciato a lavorare”.