L’intervento del Vescovo Castellucci in vista del nuovo anno pastorale: catechesi, dalla trasmissione di contenuti all’avviare esperienze
Nella mattinata di mercoledì 4 agosto, memoria liturgica di San Giovanni Maria Vianney, il Curato d’Ars, patrono dei parroci, si è rinnovata la tradizionale Giornata di fraternità per i sacerdoti e diaconi della Diocesi di Carpi, che si sono ritrovati numerosi, insieme al Vescovo Erio Castellucci e al Vicario generale, monsignor Gildo Manicardi, presso la parrocchia di San Michele Arcangelo a Novi di Modena. Alla preghiera e ai momenti di riflessione e di confronto, è seguito il pranzo insieme.
Cuore dell’incontro la conversazione guidata dal Vescovo Erio, in vista dell’inizio del prossimo anno pastorale, sul tema: “Ripartire rigenerati con il Vangelo in mano, nuove sfide per le proposte di catechesi”. Dopo aver brevemente ripercorso gli aspetti più o meno positivi emersi nelle parrocchie in tempo di pandemia, monsignor Castellucci si è soffermato sul concetto stesso di catechesi.
“Da alcuni decenni – ha affermato -, cioè almeno dal documento base del 1970, è maturata la consapevolezza che la catechesi è da intendersi non più solo in termini di trasmissione di idee ma di iniziazione cristiana, fatta di quattro dimensioni fondamentali, già sintetizzati in Atti degli Apostoli 2,42. Vale a dire ascolto e testimonianza della parola, frazione del pane, perché la forza di amare non viene da noi ma dal sacrificio di Gesù, preghiera, e vita fraterna, comunione che se è autentica diventa anche missione. Dice infatti Gesù che i suoi discepoli saranno riconosciuti come tali se avranno amore gli uni per gli altri”.
La proposta cristiana, ha sottolineato il Vescovo, tocca non solo il primo di questi pilastri – talvolta nel discorso comune o in maniera, per così dire, semplicistica si intende così il “catechismo” – ma tutti e quattro insieme, come si legge per le prime comunità negli Atti degli Apostoli. “Il percorso della catechesi deve essere iniziazione – ha ribadito monsignor Castellucci -, ovvero avviamento dei bambini e dei ragazzi alle quattro dimensioni della vita della Chiesa. Oggi emerge in maniera più che mai evidente come sia necessario passare dalla trasmissione di contenuti all’avviare esperienze dentro la comunità: di incontro, di preghiera, di attività, di gioco, di servizio, di testimonianza… Queste sono le frontiere che ci attendono: certo abbiamo tanti sussidi, aiuti, idee, ma – ha concluso il Vescovo, lasciando spazio agli interventi dei sacerdoti – credo che anche raccontandoci le buone prassi che ci sono fra di noi possiamo aiutarci a trovare le strade giuste”.
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Jean-Marie Vianney, il Santo Curato d’Ars
Noto come “il Curato d’Ars”, Jean-Marie Vianney nasce l’8 maggio 1786 a Dardilly, vicino Lione. I genitori sono contadini e lo avviano sin da piccolo al lavoro nei campi. Grazie agli insegnamenti materni, conosce a memoria molte preghiere e vive un forte senso religioso. Intanto, in Francia soffiano i venti della Rivoluzione: Jean-Maria si accosta al Sacramento della Confessione in casa, non in chiesa, grazie a un sacerdote che non ha giurato fedeltà ai rivoluzionari. Lo stesso avviene per la prima Comunione. A 17 anni, avverte la chiamata al sacerdozio: “Se fossi prete, vorrei conquistare molte anime”, dice. Ma la strada non è facile, considerate le poche conoscenze culturali. Solo grazie all’aiuto di sacerdoti lungimiranti, tra cui l’Abbé Balley, parroco d’Écully, viene ordinato presbitero il 13 agosto 1815, all’età di 29 anni.
Tre anni dopo, nel 1818, viene mandato ad Ars, piccolo villaggio nel sudest della Francia, abitato da 230 persone. Qui, dedica tutte le sue energie alla cura dei fedeli: fonda l’Istituto “Provvidenza” per accogliere gli orfani, visita gli ammalati e le famiglie più indigenti, restaura la chiesa, organizza feste patronali. Ma è nel Sacramento della Confessione che la sua missione si esprime al meglio: trascorre fino a 16 ore al giorno nel confessionale. Quotidianamente, una folla di penitenti di ogni parte della Francia si confessa da lui, tanto che Ars viene rinominata “il grande ospedale delle anime”. Lo stesso Vianney veglia e digiuna per contribuire all’espiazione dei peccati dei fedeli.
Muore il 4 agosto 1859, all’età di 73 anni. Le sue spoglie riposano ad Ars, nel Santuario a lui dedicato, che ogni anno accoglie 450 mila pellegrini. Beatificato nel 1905 da Pio X, Giovanni Maria Vianney viene canonizzato nel 1925 da Pio XI che nel 1929 lo proclama “Patrono di tutti i parroci del mondo”.