Tanti i fedeli, anche dalle parrocchie più lontane da Carpi, che, domenica 31 gennaio, si sono riuniti in San Giuseppe Artigiano per la solenne concelebrazione della Giornata della vita consacrata, unita al quarto anniversario di ordinazione episcopale e di ingresso in Diocesi di monsignor Francesco Cavina. “Non tramonti mai il sole senza averla ricordata nelle nostre preghiere”: così padre Elio Gilioli, vicario episcopale per la vita consacrata, si è rivolto al Vescovo a nome dei religiosi, a sottolineare la costante comunione nella preghiera. “Il Popolo di Dio oggi è qui riunito in tutte le sue diverse vocazioni – ha affermato monsignor Cavina nell’omelia – per ringraziare il Signore in modo particolare della presenza della vita religiosa femminile e maschile nella nostra Chiesa locale che in questi ultimi anni si è decisamente arricchita di nuove famiglie. Educazione, carità, mondo della sofferenza, evangelizzazione, catechesi, pastorale familiare, giovanile e vocazionale sono gli ambiti nei quali è particolarmente apprezzata la loro presenza ed il loro servizio”. “Tutti noi – ha proseguito – conosciamo persone che affermano di credere in Dio o ammirano Gesù. Tuttavia quando viene chiesto loro di perdere qualcosa di se stessi, come è accaduto per il giovane ricco, si tirano indietro, perché hanno paura delle esigenze della fede. C’è il timore che seguire Gesù voglia dire perdere la propria libertà e rinunciare ad amare. Capita così anche a noi. Da una parte vogliamo stare con Gesù e dall’altra abbiamo paura di consegnarci senza riserve a Lui. Cari fratelli e sorelle per superare queste contraddizioni abbiamo bisogno di fare risuonare in continuazione le parole di Gesù: ‘Non avere paura!’. Rinunciare a se stessi, per il vero Dio, il Dio dell’amore, della vita e della libertà non è una perdita, ma un guadagno, perché significa trovare pienamente se stessi. Cari sacerdoti, religiosi, religiose, fedeli – ha concluso – grazie per la vostra presenza e la vostra fedeltà al Signore Gesù. Non dimentichiamo mai che il Corpo di Cristo, la Chiesa, si edifica quando nonostante tutto, con fatica, impegno e andando contro corrente si ama il Signore e ci si vuole bene tra di noi. Ripetiamo al Signore: ‘Non voglio, per difendere la mia vita, le mie posizioni, i miei piccoli poteri perdere la vita eterna che tu mi vuoi dare!’”. Alla fine della celebrazione, ai religiosi è stata donata una saliera, simbolo dell’invito ad essere “sale della terra”, a dare sapore alle comunità in cui vivono e operano.