Ha preso sul serio la fede

L’omelia di monsignor Francesco Cavina nell’anniversario della morte di Odoardo Focherini

Giovedì 27 dicembre nella chiesa della Sagra il vescovo di Carpi monsignor Francesco Cavina ha presieduto la Santa Messa nell’anniversario della morte del Venerabile Servo di Dio Odoardo Focherini, alla quale è seguita una fiaccolata per le vie del centro di Carpi. Nel corso dell’omelia monsignor Cavina ha dapprima presentato la figura di San Giovanni evangelista, nel giorno della festa dedicata al discepolo di Gesù e autore del quarto vangelo. Successivamente si è rivolto ai presenti per ricordare il significato più autentico del sacrificio di Odoardo Focherini che sarà proclamato beato il 15 giugno 2013.
 
Celebriamo oggi la festa di S. Giovanni. In questo giorno è morto anche Odoardo Focherini e con questa Eucarestia iniziamo anche il nostro cammino in preparazione alla sua beatificazione che avverà qui a Carpi il 15 giugno prossimo. L’autore del IV Vangelo: uno degli scritti più ricchi e più belli del Nuovo testamento. Per avere vissuto ciò di cui parla (Gv 19.35; 21.24) e per la profondità della riflessione che ci offre dell’evento-Cristo, Gv fu denominato “il teologo” e il “testimone”.
S. Ireneo di Lione dice di lui che è il discepolo che Gesù amava di più. Da questa testimonianza dipendono tutti i Padri della Chiesa che sono concordi nell’identificare il discepolo amato da Gesù con l’Apostolo Giovanni.
Questo rapporto così intenso, intimo e profondo di Gv con Cristo nasce dal suo discepolato e dalle altre “influenze” che, in dipendenza da quella di Cristo, hanno plasmato la sua vita: Giovanni il Battista prima, la Vergine Maria, poi.
Giovanni, insieme a Pietro, Andrea e Giacomo è testimone di alcuni degli eventi più significativi della vita di Gesù: la Trasfigurazione, la resurrezione della figlia di Giairo, l’agonia del Getsemani…E’ l’unico degli apostoli che rimane fedele a Gesù fino alla fine e sotto la croce riceverà in custodia la Madre di Cristo e ad ella, a sua volta, sarà affidato.
Gv appare come un discepolo ardente ed impetuoso.  Non per nulla Gesù lo ha qualificato, insieme a suo fratello Giacomo, Boanerges, cioè figli del tuono (Mc 3.17). Giustamente, quindi, K. Barth qualifica S. Giovanni “un’anima di fuoco e di tempesta”.
 
Dopo la morte e la resurrezione di Cristo, insieme a Maria, si stabilì ad Efeso (cfr. Giustino, Dialogo con Trifone, 81,4).
S. Gerolamo  (De viris illustribus 9) racconta che alla fine della sua vita era così debole che doveva essere trasportato di peso nelle assemblee. Troppo spossato per tenere lunghi discorsi si limitava ad esortare: “Figlioli miei, amatevi gli uni gli altri!”. E quando i fedeli si lamentavano perché era ripetitivo, egli rispondeva: “E’ il comandamento del Signore e, se viene osservato, ciò è sufficiente”.
Perché è stato il discepolo amato dal Signore? Gli altri apostoli sono stati forse meno amati da Gesù? Si tratta di domande legittime.
S.Agostino interpreta l’espressione “discepolo amato da Gesù” come un segno. Nell’amore di Gesù per Giovanni è possibile vedere il modo con cui Cristo ama coloro che credono in lui: con un amore di predilezione, unico, esclusivo e totale. Nel momento in cui io faccio esperienza di questo amore che mi precede, maturo la consapevolezza di essere il discepolo amato da Gesù, il prediletto, e quindi a Lui posso donarmi e con Lui posso impegnarmi senza rimpianti, senza mezze misure o calcoli prudenziali. Gesù per esprimere questa reciprocità dell’amore tra Lui e me usa questa espressione: “Io in voi, voi in me”, per divenire sempre più una persona sola.
Gv appare come il “discepolo che Gesù amava” particolarmente nell’Ultima Cena. Sollecitato da Pietro chiede a Gesù il nome del traditore. E Gesù a Gv, e a lui solo, dice che è Giuda. Ma perché Gv che conosce il nome del traditore e sa che sta per consegnare il Maestro ai suoi nemici, non fa nulla per impedirlo? Perché come “discepolo amato” è talmente entrato nei pensieri di Cristo ed è così ripieno del suo amore da costituire ormai una sola volontà con Cristo, per cui vuole solo ciò che Cristo vuole, la nostra redenzione; ama ciò che Cristo ama, la volontà del Padre; attende ciò che Cristo attende, la sua glorificazione; è pronto ad accogliere ciò che Cristo sta per donare a lui e a tutti i discepoli, il comandamento nuovo. Infatti appena Giuda esce, Gesù con piena autorità, consegna il comandamento nuovo: “amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato”. Può dare questa consegna perché Lui ha mostrato di amare fino alla fine i suoi, di amarli fino al punto di dare “la vita per i propri amici”.
Cari fratelli nell’Episcopato, Autorità civili e militari, cari familiari, cari fedeli, se queste parole di Cristo si riferiscono innanzitutto al sacrificio che egli stesso compì sulla croce, offrendosi per la salvezza di tutta l’umanità, esse valgono pure per il martire Odoardo Focherini di cui facciamo memoria in questa Eucarestia.
Egli, come Giovanni si è percepito “discepolo amato dal Signore” e tale amore ha fatto maturare in lui una “fede pura” in Dio e una grande “passione per l’Uomo”, per la sua vocazione, la sua dignità e i suoi diritti. Il sacrificio della sua stessa vita, in questa prospettiva non è stato un atto di eroismo o di fanatismo religioso, ma la “ naturale” risposta all’amore del Signore che ci ama come Lui solo sa amare.
Noi rimaniamo ammirati dall’intelligenza umana che è capace di penetrare nei segreti dell’universo e di utilizzare le cose materiali ai suoi scopi, dalla grandezza dello spirito umano che si manifesta nelle straordinarie coperte della scienza e nella creazione artistica; siamo colpiti dalla grandezza e dalla debolezza dell’uomo. Ma ciò che caratterizza l’uomo e lo rende veramente grande è la capacità di  amare fino in fondo, di donarsi con quell’amore che è più forte della morte e che si prolunga nell’eternità.
L’amore di Odoardo è stato un atto d’amore degno del nostro Dio. Non trovano altre spiegazioni le parole da lui pronunciate in punto di morte: Muoio con la più pura fede cristiana; credo sommamente come sempre ho creduto, nella religione cattolica, nella Chiesa e nel Papa.
Odoardo Focherini ha preso sul serio la fede: ciò significa che egli l’ha accolta come unica norma di vita e di condotta, ritraendone una grande serenità ed una profonda gioia spirituale. Egli è un esempio raggiante di come in un cristiano – consacrato al Signore mediante i sacramenti del Battesimo, della Cresima e del Matrimonio, e che partecipa quotidianamente all’Eucarestia – Cristo possa divenire la forza ispiratrice, fattiva ed operante della sua vita coniugale, professionale, culturale, religiosa e civile.
Ringraziamo il Signore per avere voluto nella sua provvidenza suscitare nella Chiesa Odoardo, il cui sacrificio ha contribuito alla conservazione della fede cattolica della nostra Diocesi di Carpi. Egli, infatti ha offerto la sua vita in olocausto per la sua diocesi, per la sua Azione Cattolica e per la ricostruzione della pace vera nel mondo.
In questo Anno della Fede, voglia, il Signore, per l’intercessione del prossimo beato, confortarci nella fede, rinsaldare il nostro amore  per Dio, per la sua Chiesa e per tutti gli uomini per divenire emulatori di questo testimone di Cristo.