I beni culturali a sei mesi dal sisma

Al convegno di Carpi il Vescovo Cavina e il ministro Ornaghi

2.200 edifici di interesse storico-artistico lesionati, fra i quali centinaia di chiese – 146 nella sola provincia di Modena – su cui il terremoto sembra aver agito come un bombardamento mirato. Questi alcuni dati emersi dal convegno “A sei mesi dal sisma. Rapporto sui beni culturali in Emilia Romagna” svoltosi a Palazzo Pio il 20 e 21 novembre e organizzato dalla Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici. Rappresentanti delle autorità civili e religiose, fra cui il Vescovo monsignor Francesco Cavina, soprintendenti, funzionari ministeriali, tecnici, rappresentanti dei Vigili del Fuoco e del mondo accademico sono intervenuti per fare il punto sulla tutela dei beni mobili e immobili colpiti dal terremoto. Ospite speciale nella mattinata del 20 novembre il ministro per i beni e le attività culturali Lorenzo Ornaghi, che ha sottolineato il valore e l’utilità del convegno in previsione del lavoro da affrontare nei prossimi mesi. “Ciò che emerso tra tante difficoltà – ha affermato il ministro – è lo spirito cooperativo che ha permesso di impedire che l’emergenza si cronicizzasse. E’ questo spirito che deve essere perseguito affinché si possa tornare alla normalità, nello sforzo di risolvere il tanto che c’è ancora da fare”. Una cooperazione a cui ha fatto appello anche monsignor Francesco Cavina che ha ricordato l’importanza della Cattedrale, oggi gravemente lesionata, non solo come “monumento per Cristo” ma come luogo della memoria e dell’identità. “Carpi – ha affermato – ha due polmoni, l’ospedale civile e la Cattedrale, se uno dei due viene meno la città non è più la stessa. Dunque l’intera comunità – ha affermato – deve farsi carico di un edificio che è cresciuto per 500 anni insieme alla città affinché ne sia restituita la fruizione ai cittadini al di là dell’appartenenza religiosa”. Monsignor Cavina si è poi soffermato su alcune riflessioni del filosofo russo Berdjaev, secondo cui “nell’arte l’uomo vive fuori da se stesso, libero dai pesi della vita: ogni atto artistico-creativo è una sorta di trasfigurazione dell’esistenza”. “Il mondo in cui viviamo – ha osservato il Vescovo – ha bisogno di bellezza per non cadere nella disperazione, quella bellezza che permette di andare oltre alla realtà contingente, oltre la pesantezza della propria vita, come in una vera e propria trasfigurazione. Ecco allora – ha concluso – non priviamoci di tutto questo, che viene offerto dai nostri beni culturali”.