Mercoledì 21 novembre, alle 7, nella chiesa di Santa Chiara a Carpi, il Vescovo Francesco Cavina presiede la Santa Messa per le Sorelle Clarisse in occasione della Giornata pro orantibus.
Le mani alzate… un dono fraterno
Era il 13 maggio 1953 quando, per volontà di Papa Pio XII, si celebrò per la prima volta la Giornata pro orantibus dedicata alle comunità di vita contemplativa sparse in tutto il mondo. Dal 1955 questo appuntamento è fissato al 21 novembre, memoria liturgica della Presentazione di Maria al Tempio, perché nell’off erta radicale della Vergine al Signore si riconosce pienamente l’ideale della vita consacrata. “Sappiate una cosa: la Chiesa non vi tollera, la Chiesa ha bisogno di voi! La Chiesa ha bisogno di voi. Con la vostra vita fedele siate fari e indicate Colui che è via, verità e vita, l’unico Signore che off re pienezza alla nostra esistenza e dà la vita in abbondanza”. Così si rivolgeva Papa Francesco nel gennaio scorso alle religiose di vita contemplativa a Lima in Perù. Parole che, in occasione della Giornata che si celebrerà anche quest’anno il 21 novembre, ben si adattano a ricordare e ad evidenziare la presenza feconda di coloro, donne e uomini, che donano ogni giorno nella preghiera e nel silenzio operoso se stessi per i fratelli, la Chiesa e il mondo intero. Come ormai di consueto, in questa ricorrenza Notizie dà spazio alle testimonianze delle comunità di vita contemplativa nella nostra Diocesi: le Cappuccine e le Clarisse dei due monasteri di Carpi e le Monache del Cuore Immacolato che risiedono a Migliarina e che già da tempo curano una rubrica di spiritualità sul nostro settimanale diocesano “Notizie”. Un ricordo particolare va anche alle monache e ai monaci originari della Diocesi di Carpi, in particolare suor Maria Ruth Malagoli, benedettina dell’abbazia sull’Isola di San Giulio (Novara), suor Francesca Amedea Lugli, clarissa del monastero di Sant’Agata Feltria (Rimini), madre Maria Giovanna Catellani, cappuccina missionaria in Thailandia, e padre Elia Catellani, certosino presso l’Eremo di Soreto (Vibo Valentia).
Dal monastero delle Clarisse
Da 518 anni le Sorelle Clarisse sono presenti nel cuore della città di Carpi. Costituiscono la preziosa eredità lasciata dalla Beata Camilla Pio di Savoia, che, per sé, per le sue compagne e per quante dopo di loro avrebbero avvertito la medesima chiamata, volle fondare una casa dove vivere il carisma di Santa Chiara alla sequela di Gesù povero e crocifi sso, in perfetta lietizia. “Corri con passo leggero – scriveva la Santa di Assisi alla consorella Agnese di Boemia – senza inciampare nei sassi della strada, senza neppure sollevare la polvere, va’ fiduciosa e gioiosa sulla via della felicità”.
La Giornata pro orantibus si celebra nella memoria della Presentazione della Vergine Maria al Tempio. Con lei e con il suo esempio, anche noi sorelle di vita contemplativa rinnoviamo il nostro sì al Signore che ci ha chiamate a seguirlo. La nostra vita è segno che l’Amore di Dio è dono gratuito che attende soltanto un cuore aperto e disponibile ad accoglierlo, per lasciarsi abitare dalla vita nuova che ci fa riconoscere fi gli amati dal Padre. Nella semplicità delle nostre giornate il centro è l’incontro con Lui nella preghiera che ci apre alla comunione nelle nostre fraternità e con gli altri. Questo giorno ci off re anche l’occasione per ringraziare quanti ci sono vicini con la loro preghiera e la loro carità e in tanti modi condividono il cammino con noi. Con cuore riconoscente al Padre per i suoi doni celebriamo con gioia questa festa continuando a rimanere uniti nella preghiera.
Le Sorelle Clarisse
Dal monastero delle Cappuccine
In pieno centro della nostra pluriforme cittadina è presente uno stabile con al suo interno ricca e svariata vegetazione di floricultura e frutticultura in piena armonia con le quattro stagioni, stupendamente predisposte da Dio. Paradiso in terra non proprio! Ma certamente un segno di “cieli e terra nuova…”. Sì, c’è la certezza che Dio ci ama e certo susciterà anche in questa nostra generazione uomini e donne profetici che guideranno al meglio l’uomo insicuro di oggi e di domani, sulle strade della vita, ai valori autenticamente umanocristiani. La nostra preghiera si articola in questa implorazione: “Signore, abbiamo sciupato i vari beni che ci hai donato perseguendo a spasimo il dio denaro e la via dell’illusorio piacere: stendi la tua mano salvante e sanante e liberaci da ogni malefatta”. Nel pomeriggio dello scorso 7 novembre, venne in parlatorio una persona molto provata per la perdita di un congiunto molto amato: mentalmente distante dalla fede cristiana; al suo dolore ben condivisibile univa l’amarezza di una Italia allo sfascio… Promisi la nostra preghiera perché l’aiuto sanante del Signore ancora una volta intervenga. Promessa mantenuta quella stessa sera. Il mattino seguente, ore 5, con le Sorelle mi avvio alla cappella per assolvere alla preghiera liturgica dell’Ufficio di Lettura. Scesa al piano basso e, dato il buio denso della notte, non vedo nel prato alcuna anomalia e proseguo per la cappella. Usciamo da essa alle ore 7.45, e mi assesto sulla carrozzella per avviarmi al refettorio per la colazione. Dal claustro vedo come una distesa di puntini bianchi che spiccano sul tappeto tenue di erbetta verde. Terminata la colazione mi avvio in direzione della scoperta fatta. Faccio un passo ed ecco una graziosa distesa di funghi prataioli, che sembra dormire su un apposito tappeto verde: che incanto! Ieri sera non c’era nulla, oggi c’è una meraviglia ma non solo perché ho intuito quel florilegio come risposta alla nostra implorazione a Dio per il bene dell’Italia, ma anche come esaudimento alla preghiera del povero che siamo ciascuno di noi. Questa bianco-verde distesa che si estende sotto i miei occhi estasiati, l’avverto come risposta alla nostra accorata preghiera: Sì Dio ci aiuterà. Sì, ancora una volta cancellerà lo sciupio di nostra Madre Terra e degli umani valori facilmente calpestati. Sì, Dio interverrà e comporrà i nostri sviamenti dal bene. Il prossimo 21 novembre, la Chiesa ricorda con grato animo la presenza benificante di questi fratelli e sorelle oranti che, benché silenti, congiungono le mani in dono fraterno per farsi intercessori per tutti. Che cos’è un monastero? E’ nella sua umile e silente presenza, dono di mani alzate in preghiera per tutti.
Una Sorella Cappuccina