Il vescovo Castellucci alla visita ad limina

Prime impressioni e riflessioni di monsignor Erio Castellucci dalla visita ad limina dei Vescovi dell’Emilia-Romagna a Roma: “uno scambio vitale di ossigeno”

 

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Monsignor Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi, partecipa alla Visita ad limina dei Vescovi dell’Emilia-Romagna a Roma, che, iniziata il 26 febbraio, terminerà il 2 marzo. Pubblichiamo di seguito le prime impressioni e riflessioni a caldo del vescovo Erio su queste giornate, che hanno avuto come momento centrale l’incontro con il Papa, Vicario di Pietro.

+ Erio Castellucci
“Sentitevi liberi di criticare il Papa: qui si può. Fuori di qui è peccato, ma qui si può”. Con questo originale invito, Papa Francesco ha dato avvio, la mattina di giovedì 29 febbraio, alle due ore di dialogo con i Vescovi dell’Emilia-Romagna. L’incontro con il Vicario di Pietro è il cuore della Visita ad Limina. Letteralmente significa “visita alle soglie”, cioè alle tombe degli Apostoli, e concretamente è una settimana in cui i Vescovi, periodicamente convocati a Roma dal Papa, incontrano lui e i Dicasteri vaticani, facendo una sorta di “check up” delle loro Diocesi. I Vescovi della nostra Regione erano stati convocati l’ultima volta nel febbraio 2013 da Papa Benedetto XVI, che rinunciò al ministero petrino pochi giorni dopo. Non mancò la battuta ironica di chi collegò i due eventi…

Tornando alla densissima Visita appena conclusa, prima di tutto ringrazio coloro che hanno contribuito a preparare i documenti, in particolare i due Vicari per la pastorale, don Maurizio Trevisan e don Carlo Bellini, coordinatori dei tanti che hanno compilato, rispettivamente, la Relazione di Modena (più di 260 pp.) e quella di Carpi (quasi 100 pp.). Le due Relazioni sono state inviate a Roma alcune settimane prima dell’inizio della Visita, in modo che i Dicasteri romani potessero leggerle e prepararsi all’incontro con i Vescovi.

Concretamente, che cosa abbiamo fatto dal 26 febbraio al 2 marzo? Ogni giornata era imperniata sulla liturgia eucaristica, celebrando la S. Messa in tutte e quattro le Basiliche maggiori romane: San Pietro in Vaticano, San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e San Paolo fuori le Mura. Mattine e pomeriggi sono stati interamente occupati dai colloqui con i Dicasteri, la cui denominazione dà un’idea precisa degli ambiti pastorali a cui sovrintendono e, dunque, anche degli argomenti sui quali ci siamo confrontati con loro: Comunicazioni, Vescovi, Dottrina della fede, Segreteria di Stato, Cause dei santi, Cultura, Tutela minori, Culto divino, Sviluppo umano integrale, Laici e famiglia, Vita consacrata, Evangelizzazione, Clero. Ciascun incontro, durato mediamente un’ora e mezza, è stato introdotto da un Vescovo della Regione, offrendo una panoramica regionale legata a quell’ambito specifico. Naturalmente è impossibile dare anche solo una vaga idea di quanto si è detto in oltre venti ore complessive di colloqui, che certamente dovrò sintetizzare e comunicare agli organismi e uffici diocesani. Mi limito per ora ad esprimere due sentimenti.

Pur nella sensazione di avere sostenuto una “corsa a ostacoli”, ho portato a casa una grande gioia. Il contatto con le persone che servono la Chiesa universale ha dato ossigeno sia a noi che a loro, in uno scambio sempre franco e cordiale. Ha dato ossigeno a noi, tentati di ripiegarci sui nostri problemi diocesani e rimanerne disorientati. Ma ha dato ossigeno anche ai Dicasteri, aiutandoli a restare ancorati alle realtà locali; è stato uno scambio di doni, che ha arricchito tutti. Spesso, nei dialoghi, sono emerse le risorse di tante Chiese nel mondo, in situazioni ben più complicate delle nostre: comunità esigue in territori immensi, cristiani perseguitati, Chiese sotto le bombe: eppure vive, creative e progettuali.

L’altro sentimento che ho portato a casa è la riconoscenza verso Papa Francesco. Vedere un uomo di oltre 87 anni, che cammina a fatica, ma che dedica ore e ore all’ascolto e al dialogo (prima e dopo di noi aveva altre udienze), mostrandosi attento e partecipe, è una testimonianza edificante. Ci ha parlato della Chiesa e del Signore, richiamandoci alla centralità della preghiera; ci ha ricordato la prossimità alla gente e ha raccontato episodi del suo ministero pastorale. La convinzione comune, alla fine dell’udienza, è che ci ha davvero ascoltato ed è entrato in sintonia con le nostre Chiese. Ci ha lasciato parlare tutti ed ha risposto ad ogni nostra domanda. Abbiamo anche seguito il suo consiglio iniziale e qualche critica “di fronte” ci è scappata: naturalmente con toni adeguati ad un Papa. Alla fine ci ha chiesto, come di consueto, di pregare per lui… non contro di lui!