“È un regalo che ci facciamo tutti, quello di poter vivere per alcuni giorni ad una profondità diversa”. Così Claudio Vagnini, direttore del Distretto sanitario di Carpi, commenta il viaggio ad Assisi, dal 12 al 14 ottobre scorso, con l’accompagnamento di monsignor Francesco Cavina, di un affiatato gruppo di pellegrini che periodicamente si organizza per vivere un momento di riflessione, di stacco dalla frenesia della vita quotidiana, attraverso la preghiera e la visita a luoghi di spiritualità. Dal primo viaggio in Terra Santa è ormai passato qualche tempo ma l’interesse non è venuto meno, e così dopo San Cerbone e Lucca, eccoli nella città del Santo Patrono d’Italia, a visitare le bellezze di Assisi e in particolare la basilica di San Francesco, sapientemente illustrata dalla guida, Frate Egidio.
“Abbiamo un gruppo ormai rodato – osserva Vagnini – e lo scambio tra di noi è sempre molto arricchente; il Vescovo ci ha aiutato molto, le sue omelie sono state stimolanti e ci hanno fatto riflettere sulle parole del Vangelo. Tutto questo credo sia importante perché aiuta a ragionare su quel che si fa e si vive tutti i giorni. Per chi non frequenta la Chiesa, poi, è occasione per intraprendere un percorso nuovo e diverso”. Forse per questo molto apprezzato dai partecipanti che hanno già deciso di proseguire: “stiamo parlando del cammino di Santiago”.
Sganciarsi dalla propria realtà, per qualche giorno, è dunque un dono, come racconta anche Pantaleo Orlando, referente del Dipartimento di Emergenza-urgenza dell’Ausl di Modena. “È un’esperienza molto bella che riunisce, tra gli altri, un gruppo di colleghi e, per quanto mi riguarda, è un’occasione per stare insieme al di là dell’ambito lavorativo e per vivere il confronto, anche tra credenti e non credenti”.
Tra le suggestioni lasciate dal viaggio, ha colpito molto l’idea di semplicità incarnata da San Francesco, la sua vita come metro di confronto rispetto alle proprie scelte quotidiane: “credo sia un punto degno di attenzione, che andrebbe portato alla riflessione di tutti – commenta Claudio Vagnini –. La semplicità può divenire un percorso per il nostro tempo in cui viviamo le complicazioni e le sovrabbondanze che sono un po’ la cifra della nostra epoca”. Le bellezze artistiche hanno fatto da cornice ai momenti di preghiera e raccoglimento e, osserva Orlando, “grazie alla guida, ci hanno permesso di cogliere i diversi aspetti della vita di San Francesco: corriamo tutti come matti e avere degli spunti di riflessione, il tempo di poter pensare alle ricadute sulla propria vita, è molto importante. Il confronto all’interno di un gruppo così eterogeneo, poi, è davvero arricchente”. Anche la testimonianza della vita claustrale portata da una monaca di Santa Chiara è stata occasione preziosa per una verifica su di sé: “scelte che sembrano pazzesche, ancor di più al giorno d’oggi in cui rinunciare a qualcosa può apparire doloroso. Non mi era mai capitato – conclude Vagnini – di parlare con una clarissa e la luce che questa donna emanava era qualcosa di incredibile. Si fa fatica a comprendere questi percorsi eppure parlando con loro è possibile scoprire che questa è una scelta di gioia”.
B. B.