Indicazioni per la liturgia nel tempo di Avvento

L’Avvento è un tempo delicato: mentre le foglie cadono e il buio si prende i suoi spazi, il cuore dell’uomo è dominato da un sentimento di attesa vigilante. La liturgia si adegua a questo periodo dell’anno e nel Messale si raccomanda di usare «misura e moderazione per i fiori e la musica»: viene infatti omesso il Gloria e il ministro veste di viola, il colore la conversione. L’Ufficio liturgico dell’Arcidiocesi di Modena-Nonantola propone alcune indicazioni per aiutare le parrocchie a far risplendere di «nobile semplicità» le liturgie, con una particolare attenzione al canto, rispetto a cui vengono illustrate cinque proposte.
di Chiara Colm*
Nel calendario liturgico il nuovo anno inizia con la prima domenica d’Avvento, che cadrà il 27 novembre. Può sorprendere che il “capodanno” liturgico non sia celebrato nel giorno di Natale, ma non accade forse la stessa cosa anche quando nasce un bambino? Il giorno della nascita porta con sé una gioia immensa, ma fin dal suo annuncio la dolce attesa è densa di presenza, vede tutti operosi e pieni di domande.
Allo stesso modo, noi ci prepariamo alla venuta di Cristo, nella sua incarnazione e alla fine dei tempi come giudice e Signore. Queste due venute sono intimamente connesse: non vi è l’una senza l’altra! Persino nel colore delle vesti, il viola, che rimanda al tempo di conversione, si uniscono il blu e il rosso, spesso usati nell’iconografia per le vesti come rimando trascendenza, al divino da un lato e dall’altro al sangue, alla vita – cielo e terra, Dio e uomo, uniti nell’evento di Cristo. Come prepararci allora a questo evento? Mentre le vetrine e le strade vengono inondate di luci e di decori, rischiamo di essere presi dal turbine per arrivare pronti all’appuntamento sociale e familiare del Natale.
Ma è un tempo delicato, l’Avvento, e la natura attorno a noi lo dice chiaramente: le foglie cadono, il buio si prende i suoi spazi, i colori dei fiori estivi sono solo un ricordo, il freddo porta a raccogliersi in casa. Dominano l’attesa vigilante, vibrante, piena di speranza, a cui siamo richiamati da ogni gesto e parola della liturgia.
È un tempo delicato, l’Avvento, perché è difficile contenersi nell’esprimere la gioia del “già” per abitare in ascolto pieno il “non ancora”, propri di ogni liturgia ma qui particolarmente in tensione. Non a caso, nel Messale si raccomanda misura e moderazione per i fiori e la musica, per evitare «di anticipare la gioia piena della Natività del Signore» (Ogmr 313).
È un tempo delicato, l’Avvento, perché ci chiede di ritrovare la capacità di stupirci. Ci aiuta a prepararci un’assenza: viene omesso in Avvento il Gloria, proprio come in Quaresima. L’inizio di questo inno di lode riprende le parole «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini, che egli ama» (Lc 2,14), le ultime del Vangelo della Messa della notte di Natale. Quanta bellezza nell’omissione di questo inno, nel silenzio che lascia: ci fa riaprire le orecchie e preparare le voci al Natale, in cui – nell’arco di un solo respiro – saremo colmati dello stupore intonandolo di nuovo: ecco il blu, ecco il rosso, la gloria, la pace, l’amore di Dio per l’uomo, e noi che possiamo cantare insieme agli angeli.
 
Un aiuto per le liturgie della diocesi
Sì, l’Avvento è un tempo delicato, ma ogni liturgia è da trattare con rispetto e amore, coltivando un’ars celebrandi che sia nutriente. Questa arte del celebrare «non può essere ridotta alla sola osservanza di un apparato rubricale e non può nemmeno essere pensata come una fantasiosa […] creatività senza regole. Il rito è per se stesso norma e la norma non è mai fine a se stessa, ma sempre a servizio della realtà più alta che vuole custodire» (Papa Francesco, Desiderio desideravi 48).
Poiché le conoscenze per padroneggiare quest’arte del celebrare sono molte, e richiedono un lungo e paziente tirocinio, l’Ufficio liturgico nazionale propone per ogni tempo forte un sussidio, che vuole essere un punto di partenza e un approfondimento per far risplendere di «nobile semplicità» le liturgie. Esso è integralmente disponibile sul sito liturgico. chiesacattolica.it. Consigliamo la lettura di ogni sua parte: particolarmente belli gli spunti per una maggiore inclusione, «vòlti a favorire la partecipazione all’agire simbolico di quanti vivono la disabilità», e le indicazioni relative alla formulazione dell’atto penitenziale e alla scelta del prefazio. Possono dare validi spunti a quelle comunità in cui è già presente e attivo un gruppo liturgico, ma forse ancora di più a quelle in cui non è ancora una realtà consolidata, perché si acquisisca confidenza con la norma e il senso di singoli segmenti rituali.
Anche per i responsabili dell’animazione liturgico- musicale questo sussidio presenta molte risorse: all’interno del «Cantiere della celebrazione» sono riportate proposte per il salmo responsoriale e alcune rubriche, mentre nella Guida sono presentati diversi canti per il Tempo di Avvento e Natale, con commento, spartito ed esempio audio.
 
Un’attenzione particolare per il canto
Poiché «l’azione liturgica riveste una forma più nobile quando i divini uffici sono celebrati solennemente con il canto, con i sacri ministri e la partecipazione attiva del popolo», già nell’Avvento 2020 l’Ufficio liturgico diocesano ha approfondito l’invito al canto nel Messale, portando anche alcune proposte concrete di canti di ingresso per l’Avvento in collaborazione con la Commissione diocesana per la musica «Tu», «Quando verrai» e «Dall’aurora al tramonto», ascoltabili sul canale YouTube della Diocesi. Oggi continuiamo commentando brevemente altre cinque proposte: non vuole essere un elenco esaustivo né ideale, ma un ulteriore passo verso un repertorio condiviso dalle comunità della Chiesa locale.
 
«Camminiamo incontro al Signore» (Repertorio Nazionale di canti per la liturgia 44
– T: Galliano; M: Semprini) Questo canto, con il suo riferimento a una comunità in cammino (si usa infatti la prima persona plurale) e il chiaro rimando alla parusìa, è un bell’esempio di canto di ingresso. Ha la particolarità di seguire la stessa melodia sia per il ritornello sia per la strofa (fa eccezione solo la sesta battuta). Il linguaggio è estremamente semplice, e la corrispondenza tra l’invito al “camminare con gioia” e l’andamento incalzante della musica crea un forte moto propulsivo. L’articolazione ritmica non è tuttavia immediata, e andrà dedicata particolare attenzione alle numerose terzine, da eseguirsi in modo preciso ma scorrevole. Può essere d’aiuto, in questo senso, pensare il canto in tempo tagliato (2/2 anziché 4/4).
 
«Noi veglieremo» (RN 295 – T e M: Machetta) Questo inno con ritornello ci proietta immediatamente nell’attesa escatologica e può essere efficacemente impiegato come canto di comunione (si richiama in particolare l’antifona alla comunione della prima domenica di Avvento, Vegliate, perche non sapete in quale giorno il Signore verra (Mt 24,42)), ma anche come canto di offertorio. Rimanda in particolare a questo secondo impiego, oltre al riferimento al tempo liturgico con il tema della veglia e della gioia nell’attesa, l’incipit della seconda strofa (Raccogliete per il giorno della vita).
Nell’esecuzione, particolare attenzione andrà dedicata all’agogica, cioè al modo di condurre il tempo musicale. Il compositore specifica per il ritornello l’indicazione “calmo, quasi liberamente”, che diventa “sempre calmo, a tempo bene” per la strofa. Questo contrasto deve essere gestito con cautela: se fosse eccessivo, l’effetto sarebbe quello di evocare una veglia stanca dalle palpebre pesanti e un attacco di tachicardia per l’arrivo improvviso del Signore, e non uno sguardo che vaga attento soffermandosi su alcuni dettagli nel mirare l’orizzonte (nel ritornello) e la granitica certezza che Lui verrà, ancora, per noi (nella strofa).
 
«Gerusalemme» (Celebrare cantando, 17/1999 – T e M: Lombardi) La prospettiva escatologica pervade tutto il testo, che attinge a Ap 21 e Is 60-62 (profeta che ci accompagna per tutto il tempo di Avvento). Per il suo carattere contemplativo, è efficace come canto dopo la comunione, magari preceduto da un brano strumentale che accompagni la processione eucaristica. Non possono esserci dubbi sul tempo da tenere: come si proclamerebbe il testo, così va cantato. L’introduzione strumentale, che fa anche da interludio tra le strofe e che si muove dolcemente per terze parallele, può essere particolarmente valorizzata da due fiati: non inganni la scrittura in chiave di violino e di basso, che è evidentemente adottata solo per ragioni tipografiche! L’ottava di riferimento può essere cambiata, purché si rispetti l’intervallo di terza (senza quindi far diventare la voce grave la voce più acuta).
 
«Maria, tu che hai atteso» (Nella casa del Padre, 920 – T: Semprini; M: Varnavà) Ancora una proposta di canto dopo la comunione, più in particolare per l’Immacolata: la collocazione è motivata dal ritornello (aiutaci ad accogliere il Figlio tuo che ora vive in noi). Particolarmente adatte all’Avvento sono le prime tre strofe, con i riferimenti all’attesa silenziosa, al sì e al “dono d’amore”. Le strofe andranno affidate preferibilmente al solo coro (o a un solista) e l’assemblea sarà invitata a rispondere in corrispondenza del refrain. In questo modo si potrà dare maggiore espressività alle strofe, coinvolgere l’assemblea facilmente e incarnare l’atteggiamento di ascolto responsivo, tanto legato alla figura di Maria.
 
«Maranathà» (T e M: Frisina) Maranathà può essere tradotto come “Il Signore è venuto/viene” o “Signore, vieni”. In un colpo solo, ecco il “già” e il “non ancora” dell’Avvento! La melodia di questo canto è davvero orecchiabile, ma va padroneggiata bene perché non risulti sgraziata, soprattutto nella strofa. Ancora una volta, attenzione al tempo: troppo lento non sarà sostenibile da una compagine ridotta, come è la norma nelle parrocchie; troppo veloce, renderà la strofa la caricatura di una marcia. Suggeriamo poi di valutare seriamente di correggere l’errato allineamento dell’accento sulla penultima battuta di ogni strofa, sulle parole «incontro», «attorno», «accanto», adottando questa articolazione: «cam)mi-no^in-con-tro a», «bu-io^at-tor-no a», «(cam-)mi-ni^ac-can-to a».
 
Infine, una nota “sinodale”
Come per ogni tempo forte anche per l’Avvento, per espresso desiderio dell’arcivescovo Castellucci, l’Ufficio liturgico prepara dei sussidi per la preghiera domestica quotidiana (in forma di breve preghiera per il pasto in famiglia) e domenicale (con una meditazione artistica sui testi di Isaia in collaborazione con l’Ufficio catechistico): è un modo per camminare insieme uniti nella preghiera, che illumina ogni nostro passo. Per info e materiali (su preghiere e canti): ufficioliturgico@ modena.chiesacattolica.it.
* membro dell’Ufficio liturgico dell’Arcidiocesi di Modena-Nonantola