La dichiarazione del presidente della Cei cardinale Bassetti

Intervista al segretario della CEI monsignor Stefano Russo

“Esprimo la soddisfazione mia, dei vescovi e, più in generale, della comunità ecclesiale per essere arrivati a condividere le linee di un accordo, che consentirà – nelle prossime settimane, sulla base dell’evoluzione della curva epidemiologica – di riprendere la celebrazione delle Messe con il popolo”. Così il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Cardinale Gualtiero Bassetti, ha commentato, lo scorso 2 maggio, la definizione di un Protocollo di massima, relativo alla graduale ripresa delle celebrazioni liturgiche. “Il mio ringraziamento va al Presidente del Consiglio dei Ministri – aggiunge – con cui in queste settimane c’è stata un’interlocuzione continua e proficua. Questo clima ha portato un paio di giorni fa a definire le modalità delle celebrazioni delle Esequie, grazie soprattutto alla disponibilità e alla collaborazione del Ministro dell’Interno e del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione”. Nel contempo, “un pensiero di sincera gratitudine mi sento in dovere di esprimerlo al Ministro della Salute e all’intero Comitato tecnico-scientifico – prosegue il Cardinale Bassetti -: questa tempesta, inedita e drammatica, ha posto sulle loro spalle un carico enorme in termini di responsabilità”. “Come Chiesa – riconosce – abbiamo condiviso, certo con sofferenza, le limitazioni imposte a tutela della salute di tutti, senza alcuna volontà di cercare strappi o scorciatoie, né di appoggiare la fuga in avanti di alcuno; ci siamo mossi in un’ottica di responsabilità a tutela soprattutto dei più esposti. Alla vigilia di quella che ci auguriamo possa essere una rinascita per l’intero Paese, ribadisco l’importanza che non si abbassi la guardia ma, come abbiamo ripetuto in questi mesi, si accolgano le misure sanitarie nell’orizzonte del rispetto della salute di tutti, come pure le indicazioni dei tempi necessari per tutelarla al meglio”. “Al Paese – conclude il Cardinale Bassetti – voglio assicurare la vicinanza della Chiesa: ne sono segno e testimonianza le innumerevoli opere di carità a cui le nostre Diocesi e Parrocchie hanno saputo dar vita anche in questo difficile periodo; ne è segno pure la preghiera che, anche in forme nuove, si è intensificata a intercessione per tutti: le famiglie, quanti sono preoccupati per il lavoro, gli ammalati e quanti li assistono, i defunti”. Le prime indiscrezioni parlano di una possibile ripresa delle celebrazioni delle messe il 24 o il 31 maggio.

 

Intervista al segretario della CEI monsignor Stefano Russo sulla collaborazione tra Chiesa e Governo

Il mio ringraziamento va al Presidente del Consiglio dei Ministri con cui in queste settimane c’è stata un’interlocuzione continua e proficua”

Nel giorno dell’Atto di affidamento dell’Italia a Maria, venerdì 1 maggio, mons. Stefano Russo, segretario generale della Cei, ha rilasciato un’intervista per i media della Cei dove si fa il punto sulla posizione dei Vescovi italiani riguardo alle disposizioni contenute nell’ultimo Dpcm, alla luce dell’invito del Papa alla prudenza e all’obbedienza, e illustra a che punto è l’interlocuzione con il governo per l’elaborazione del Protocollo per le celebrazioni eucaristiche.

Eccellenza, la Chiesa italiana affida il Paese a Maria. Qual è il significato di questo gesto?
È un affido che giunge dopo un periodo doloroso, in cui tante persone hanno vissuto nella preghiera questa fase così complicata e difficile. Maria è colei che si fida e si affida al Signore, crede nonostante tutto all’amore di Dio: vogliamo presentarci a Maria e affidare a lei questo tempo, le nostre passioni, la volontà di camminare con lei e come lei verso il Signore. È l’affido di tutte quelle persone che si sono spese per gli altri – pensiamo agli operatori della sanità -, di tante famiglie che vivono situazioni di sofferenza o hanno visto lutti. È l’affido anche del mondo del lavoro, tra i più colpiti: il 1° maggio è la memoria di San Giuseppe lavoratore, sposo di Maria. È un affido dell’intero nostro Paese.

Nei giorni scorsi, papa Francesco ha invitato “alla prudenza e all’obbedienza alle disposizioni, perché la pandemia non torni”. Le sue parole sono state interpretate da alcuni quasi come una presa di distanza rispetto alla posizione espressa dalla Cei nella nota in cui esprimeva il disappunto dei vescovi per il Dpcm.
Le parole del Santo Padre sono la cifra essenziale per il cammino da compiere da qui alle prossime settimane. In quelle parole non c’è contrapposizione con la Chiesa italiana: il Papa sostiene da sempre e con paternità il nostro agire. La Chiesa ha un’armonia polifonica, non contrapposta nelle sue voci, ma unita dalla comunione e dall’umanità. Non tenere conto della prudenza e dell’obbedienza alle disposizioni significherebbe essere ciechi e decontestualizzati rispetto al vissuto di tristezza e dolore con cui stiamo ancora facendo i conti. Nascono da questa passione per l’umanità anche le parole dei vescovi italiani. Nessuna fuga in avanti, dunque; né tanto meno irresponsabilità verso le regole o strappo istituzionale. Il confronto e il dialogo con le Istituzioni governative – anche in qualche passaggio dai toni forti – non è mai venuto meno, all’insegna di una reciproca stima.

A che punto è l’elaborazione del Protocollo per le celebrazioni eucaristiche?
Il dialogo con le Istituzioni governative è quotidiano e all’insegna di una collaborazione leale. Da lunedì avremo la possibilità di celebrare le esequie; stiamo lavorando da un paio di settimane su un Protocollo per le celebrazioni eucaristiche, che minimizzi al massimo il rischio del contagio: preservare la salute di tutti deve essere un interesse primario

Molti fedeli hanno sofferto per la mancanza di accesso ai sacramenti, invocando la ripresa delle celebrazioni con il popolo. Che cosa dice loro?
Come Chiesa stiamo condividendo le limitazioni imposte a tutti dall’emergenza sanitaria. Abbiamo cercato di reagire moltiplicando proposte che hanno potuto contare sul supporto decisivo dei media e della rete. Mi auguro che questa sofferta privazione, come ogni digiuno ben motivato, alimenti il desiderio e sostenga anche l’attesa della celebrazione, di quel culto – che per chi crede – è sostegno a ogni forma di libertà. Allo stesso tempo, la Chiesa è presenza viva del Signore, che si incarna in coloro che accogliendo la sua Parola se ne fanno testimoni: le opere di carità e di prossimità in questo tempo si sono moltiplicate in modo straordinario. Il sito https://chiciseparera. chiesacattolica.it dà visibilità a molte di queste, espressione della vivacità delle comunità locali.

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Distanze, sanificazioni e dove possibile all’aperto

Norme per la celebrazione

“Nel confronto con le istituzioni governative e il Comitato tecnico-scientifico, la Segreteria generale sta affrontando le condizioni con le quali, gradualmente, riprendere le celebrazioni con il popolo e le attività pastorali”. Lo si legge nella nota complementare della Cei, a firma del segretario generale, mons. Stefano Russo, al testo del ministero dell’Interno sulla celebrazione delle esequie, dal 4 maggio, in cui vengono indicate alcune misure, “già condivise”, cui “ottemperare con cura, nel rispetto della normativa sanitaria e delle misure di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Sars-Cov-2”. Non è più obbligatoria la misurazione della temperatura corporea però il Comitato tecnico-scientifico “si è raccomandato di sollecitare i parroci, affinché contribuiscano a sensibilizzare i fedeli a porre la massima responsabilità per non esporre se stessi e altri a eventuali contagi. Di qui, l’esplicita richiesta di rimanere a casa a quanti presentano una temperatura corporea oltre i 37,5°C, di non accedere alla chiesa e di non partecipare alle celebrazioni esequiali in presenza di sintomi di influenza o quando vi sia stato contatto con persone positive a SARS-COV-2 nei giorni precedenti”. Vista la possibilità di celebrare le esequie anche con la messa, la Cei indica che “nel momento della distribuzione della Comunione eucaristica si evitino spostamenti”. “Sia il celebrante a recarsi ai posti, dove i fedeli – al massimo quindici – sono disposti nel rispetto della distanza sanitaria”. Il sacerdote dovrà indossare la mascherina, “avendo cura di coprirsi adeguatamente naso e bocca”, e “mantenga a sua volta un’adeguata distanza di sicurezza”. “La distribuzione dell’Eucarestia avvenga dopo che il celebrante abbia curato l’igiene delle proprie mani – altra indicazione –; lo stesso abbia cura di offrire l’ostia porgendola sulle mani dei fedeli, senza venire a contatto fisico con esse”. Per quanto concerne la sanificazione, “la chiesa sia igienizzata regolarmente, mediante pulizia delle superfici e degli arredi con idonei detergenti ad azione antisettica”. Al termine di ogni celebrazione si dovrà favorire il ricambio dell’aria. Suggerita la celebrazione delle esequie all’aperto, con il rispetto delle distanze di sicurezza e delle altre indicazioni, nei casi in cui “siano presenti spazi idonei, contigui alla chiesa”. “Si consideri anche l’ipotesi di celebrare le esequie funebri all’aperto nelle aree cimiteriali dove vi sia la possibilità di mantenere un adeguato distanziamento fisico”. Richiesto all’autorità ecclesiastica competente che tutti i fedeli siano informati sulle disposizioni di sicurezza indicate, “sia attraverso i suoi canali di comunicazione, sia affiggendo all’ingresso della chiesa stessa appositi cartelli informativi”.