La scomparsa di Franco Varini

Prigioniero a Fossoli con Odoardo Focherini

Si è spento all’età di 93 anni, Franco Varini, che fu compagno di prigionia a Fossoli di Odoardo Focherini. Partigiano, a 17 anni, venne arrestato internato a Fossoli e poi nei lager di Flossenburg e Dachau da cui riuscì a ritornare dopo la liberazione del campo il 27 aprile 1945. Testimone prezioso, anche in occasione del processo canonico per la beatificazione, è stato particolarmente vicino alla Famiglia Focherini che in suo ricordo ha diffuso la nota che pubblichiamo di seguito.

La notizia della morte di Franco Varini ha destato in tutta la famiglia Focherini dolore e commozione, a motivo del lungo rapporto di amicizia instauratosi fin dagli anni Ottanta. Fu la primogenita di Odoardo, Olga Focherini – venuta a conoscenza del libro “Un numero, un uomo” – a prendere i primi contatti con Varini e a scoprire quale ricchezza l’ex deportato bolognese portasse con sé: non solo per il racconto delle sue sofferenze e la genuina lucidità della sua testimonianza, ma soprattutto perché Franco aveva avuto l’occasione – la fortuna!, pensavano tutti i figli e nipoti – di conoscere Odoardo. Focherini infatti, deportato a Fossoli, Bolzano e Flossenburg, era morto nel 1944 nel lager di Hersbruck a 37 anni, lasciando la moglie Maria e i 7 figli piccoli. In molti ricordano il pranzo nel “condominio Focherini” di Carpi, durante il quale per la prima volta Franco fece la conoscenza dei figli e nipoti di Odoardo e Maria: “Ci guardava e cercava di cogliere nei nostri volti, nelle nostre espressioni, qualcosa che gli ricordasse il nostro papà e nonno. E noi lo ascoltavamo in religioso silenzio, perché ci rendevamo conto che Franco aveva avuto modo di incontrare personalmente il nonno, in circostanze eccezionali. Fino ad allora di Odoardo conoscevamo i ricordi dei figli e le rare citazioni della moglie Maria, oppure ciò che avevano lasciato scritto i suoi amici, al di fuori dei campi di concentramento, ad esempio i giornalisti dell’Avvenire d’Italia Raimondo Manzini o Giacomo Lampronti. E finalmente, prodigiosamente, durante quel pranzo (e tante altre volte in seguito), grazie al cuore di Franco abbiamo potuto vedere il nonno Odoardo “in diretta”: abbiamo sentito raccontare del loro primo incontro a Fossoli, dell’atteggiamento paterno del nonno per quel ragazzo impaurito, degli incoraggiamenti continui e del sorriso costante di Odoardo. Nel suo libro, e a noi a voce, Franco aveva descritto così Odoardo: “Era un personaggio particolare, colpivano la sua umanità, la sua intelligenza e il grande fervore religioso che esprimeva in ogni gesto o parola, senza però imporci la sua fede. Era allegro, gioviale, e con me addirittura tenero. A volte quando mi vedeva troppo serio o mi immaginava tormentato da tristi pensieri, mi rincuorava”. Mentre Franco ricordava, ci sembrava di essere lì a Fossoli con lui, con loro. Abbiamo sorriso e ci siamo commossi sentendo il soprannome “Topolino” che Odoardo aveva dato al diciassettenne Varini: un particolare che spiega meglio di ogni altro l’atteggiamento di cura del nonno nei confronti di tutti, in particolare dei più deboli e piccoli, in quei momenti cruciali. Franco ci diceva di sentirsi anche lui un po’ figlio e un po’ nipote di Odoardo, ed era felice di conoscerci”. Da quell’incontro la famiglia Focherini (6 figli e 15 nipoti) e la famiglia di Franco e Marisa non si sono più lasciate: un rapporto di amicizia intessuto di incontri, telefonate, giornate vissute a casa Varini sulle colline bolognesi, fra ricordi familiari e le famosissime raviole! Franco è stato uno speciale compagno di viaggio nella memoria del passato e del presente, con la sua disponibilità a tanti inviti ad iniziative promosse a Carpi (dove Odoardo visse e operò), alle interviste in programmi RAI sulla memoria, alla Festa di Azione Cattolica di Reggio Emilia, ecc. Particolarmente impresso nella mente dei nipoti di Focherini il ricordo del viaggio in Germania a Flossenburg con l’ANED nel 2000. La presenza di Franco fu memorabile: mai una parola fuori posto, mai un accenno di risentimento, sempre in bocca il nome del suo amico Odoardo. Attraverso la testimonianza di Varini sono emersi episodi sconosciuti e illuminanti sull’amicizia fra Odoardo Focherini e Teresio Olivelli, un altro uomo eccezionale che Franco ha contribuito a far conoscere e valorizzare: Olivelli, ufficiale degli Alpini, fu deportato per la sua attività di cattolico antifascista e morì ad Hersbruck poche settimane dopo Focherini. Anche lui è stato onorato con la Medaglia d’Oro della Repubblica Italiana e il riconoscimento di Beato della Chiesa Cattolica. Centinaia di studenti delle Scuole Medie Focherini di Carpi hanno avuto la fortuna di conoscere Varini nelle Camminate verso l’ex Campo di Concentramento di Fossoli promosse dall’Istituto scolastico: “In quel contesto Franco si è rivelato un testimone prezioso ma anche una sorta di ‘nonno speciale’, che ti sa raccontare con semplicità e schiettezza le cose profonde e importanti della vita. Quanti disegni e testi degli studenti delle scuole portano traccia della vivace testimonianza di Franco “Topolino” Varini!”

Nel 2007, in occasione del Centenario della nascita di Focherini, Franco ha generosamente raccontato la propria esperienza nel documentario “Il Vento bussa alla mia porta”, prodotto dall’Associazione Sequence con la partecipazione di Anita, pronipote di Odoardo e Maria. Attento alle Istituzioni, perché consapevole che attraverso queste strutture il messaggio della libertà e della democrazia arriva in maniera più potente, ha accettato di parlare della propria vita, senza nascondere nulla delle crudezze e avversità patite ma facendo capire, con le sue memorabili espressioni bolognesi, che bisognava sempre andare avanti e non arrendersi mai. Affabile e partecipe anche al telefono, quando non poteva essere presente di persona, ci teneva ad essere informato delle vicende riguardanti il suo caro Focherini: “Ci è sembrato che gli stesse davvero a cuore la valorizzazione di Odoardo e negli ultimi anni ne parlava come del suo “Angelo custode”. Si è rallegrato dei vari riconoscimenti ricevuti da Focherini, della Medaglia d’Oro al merito Civile e di quando è stato proclamato Beato nella Diocesi di Carpi. In quella occasione, nel 2013, in un’intervista rilasciata al quotidiano Avvenire (come sapeva essere efficace Franco con i media!…) dichiarò: “Tutti devono sapere cosa ha fatto Focherini: mi ha insegnato che l’uomo, per quanto umiliato, schiacciato in mille modi e vilipeso, può conservare intatti i suoi valori e sopravvivere alla barbarie”. “Ognuno di noi ha conosciuto Franco ed è stato arricchito dalla sua amicizia generosa e dal suo esempio umano e civile: il modo migliore che abbiamo per rendergli omaggio è continuare a sostenere gli ideali e i valori da lui testimoniati in tutta la sua vita. Se è vero che una parte di Odoardo è vissuta in Franco, certamente una parte di Franco vive in noi”.

 

I figli, i nipoti e i pronipoti

di Maria e Odoardo Focherini