La scrittrice Costanza Miriano a Carpi

Il ruolo della donna e dell’uomo, come singoli e come coppia di sposi.

Costanza Miriano ha saputo affascinare e rapire con le sue parole le oltre duecento persone, tra cui tanti giovani, presenti in Cattedrale lo scorso 15 settembre. L’incontro con la giornalista e scrittrice rientrava nell’ambito della Peregrinatio Mariae promossa dalla Diocesi di Carpi. “Quadrimamma e bi-lavoratrice”: così la Miriano ama definirsi. Mamma di quattro fi gli, è giornalista “di giorno”, scrittrice e blogger “di notte”. Come giornalista, dopo quindici anni al Tg3, è passata a occuparsi di informazione religiosa a Rai Vaticano e collabora con varie testate. Come scrittrice ha esordito nel 2011 con “Sposati e sii sottomessa”, seguito da “Sposala e muori per lei” e da “Quando eravamo femmine”.
 
La figura della donna
“Essere donna è una meravigliosa, ricchissima avventura”: Costanza Miriano ha introdotto la serata proprio parlando del ruolo della donna. “Il talento femminile è quello della relazione – ha esordito -: la donna mette in relazione situazioni, cose e soprattutto persone. Come ha scritto Giovanni Paolo II nella lettera apostolica Mulieris Dignitatem sul ‘Ruolo e la dignità della donna’, il genio femminile consiste nel sapere custodire i rapporti umani e nel riuscire a mettere in relazione le persone. Questa è la grande capacità femminile: custodire la vita, non solo biologicamente quella che si porta in grembo, ma anche quella di relazione tra gli esseri umani”.
 
L’essere “sottomessa” e il saper amare
Il suo primo “Sposati e sii sottomessa” è una raccolta di lettere alle amiche alle prese con problemi sentimentali e familiari, in cui sostiene la visione cristiana e il significato profondo del matrimonio. Un caso letterario, che ha suscitato anche qualche polemica per l’uso del termine “sottomessa”: “Non volevo essere provocatoria: è necessario intendersi sul significato della parola. Per me la scoperta della ‘sottomissione’ è stata una folgorazione. La tentazione della donna è quella di volere che i propri cari vivano secondo le sue modalità. Se usata male, questa diventa manipolazione, tentativo di soggiogare l’altro. Dobbiamo amare l’altro nella sua libertà, perché l’amore è il contrario del possesso. Amare qualcuno è amare il suo destino ed aiutarlo affinchè questo destino si compia, anche se è diverso da quello che noi avevamo immaginato. ‘Sottomissione’ è ‘stare sotto’, ossia rinunciare alla tentazione di controllo e di volere cambiare le persone”. Il secondo libro “Sposala e muori per lei” è rivolto agli uomini e mette in evidenza la più grossa tentazione maschile: l’egoismo. “L’uomo è più egoista della donna, meno generoso, ‘risparmio’ in termini di affetto e di impegno. In realtà anche questo libro è fondamentalmente rivolto alle donne, quale tentativo di aiutarle a comprendere i diversi linguaggi della donna e dell’uomo. Non colpevolizziamo troppo l’uomo: certo non parla il nostro linguaggio, ma esprime con i ‘gesti di comunicazione di servizio’, che sono comunque una manifestazione di affetto”.
 
La preghiera e il ruolo dei coniugi
“Quando ci siamo sposati, Guido ed io eravamo in due punti differenti del nostro rispettivo cammino di Fede. Insieme abbiamo scoperto, nel tempo, che in una relazione c’è sempre un vuoto, un margine di incompiutezza. Necessariamente ci si delude in una coppia, e questo perché il nostro cuore è fatto per un amore più grande, ossia per Dio. Il marito e la moglie sono compagni di cammino, strumento di conversione; sono la via che ci è data per arrivare a Dio. Attraverso il rapporto di coppia si realizza l’obbedienza al Signore che ci chiede di ‘stare nella relazione’. Questo è richiesto agli sposi cristiani”.
 
Il lavoro e le donne
“Quando sono rimasta incinta ero precaria. Tornare al lavoro, lasciando a casa mio figlio di soli quattro mesi, è stato un trauma per me. Io volevo stare con il mio bambino! Il lavoro, per come è concepito oggi, non aiuta le donne ad essere madri, ma semmai consente alle madri di essere lavoratrici. Le misure proposte (quote rosa, asilo nido nei posti di lavoro) sono volte a proteggere le donne nel posto di lavoro, ma non la loro maternità. La prospettiva andrebbe totalmente capovolta: è necessaria una rivalorizzazione del talento femminile nonché una rimodulazione del tempo delle stagioni della vita. Oggi avrei tanto bisogno di stare a casa: tra dieci anni sarà diverso, i figli non avranno più così bisogno di me. Perché non è possibile prendere e poi restituire il tempo? (ride, ndr)”.
 
 Un giovane futuro sposo…
Che consiglio darebbe ad un giovane futuro sposo? è stato domandato alla scrittrice, vista la numerosa presenza di giovani seduti nei primi banchi ad ascoltarla. “Innanzitutto di essere orgoglioso di essere un maschio, di avere sempre il coraggio di fare l’uomo, sapendo anche mettere dei ‘paletti’ per difendere la propria famiglia. E’ quello che auspico per i miei due fi gli maschi: che siano orgogliosi del loro essere uomini. Oggi è spesso sotto accusa l’essere maschio, la paternità. Dobbiamo imparare a valorizzare le differenze non ad annullarle”.
 
Il ringraziamento del Vescovo Cavina
“Questa serata – ha concluso il Vescovo, monsignor Francesco Cavina – ci ha offerto vari spunti di riflessione da approfondire, singolarmente o in modo collettivo, nell’ambito della famiglia o delle realtà ecclesiali. Non lasciamo cadere queste sollecitazioni che ci sono state date, per vivere una vita degna di essere vissuta. Una vita veramente umana.