Monsignor Cavina ai giornalisti

Meditazione nella Festa di San Francesco di Sales

Sabato 24 gennaio presso il Vescovado di Carpi si è tenuta la Festa del Patrono dei giornalisti San Francesco di Sales. I fatti di Parigi e lo stile comunicativo di oggi, le nuove tecnologie e l’educazione, ma soprattutto i grandi valori di libertà e responsabilità: tanti i temi che si sono intrecciati negli interventi del Vescovo monsignor Francesco Cavina, del presidente della Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici) Francesco Zanotti, e dei parlamentari carpigiani Manuela Ghizzoni e Edoardo Patriarca. Ad aprire la mattinata il momento di preghiera con la meditazione del Vescovo, a seguire il dibattito, moderato da Luigi Lamma, direttore dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali.
Questo il testo dell’intervento di monsignor Francesco Cavina.
 
Nel 1959 Giovanni XXIII parlando ai giornalisti usò queste parole: “vi è una certa stampa che pecca gravemente contro la verità e contro la carità, mentendo per ispirare l’odio; stampa che sembra avere questo unico programma…ogni giorno travisare il vero…”
Il tema della libertà e della verità è un tema che ha sempre appassionato perché le parole di Gesù “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” intercettano uno dei desideri più profondi del cuore dell’uomo. Tuttavia, non possiamo dimenticare che queste parole sono state pronunciate in un contesto altamente drammatico: uno scontro tra Gesù e alcuni ebrei. Questo ci porta a riconoscere che nella storia, il rapporto tra verità e libertà non è sempre tranquillo, ma comporta tensione.
E non può che essere così, dal momento che la Verità si presenta come una realtà totalizzante, assoluta, mentre la libertà non accetta coercizioni.
Gesù non contrappone alla verità e alla libertà l’ignoranza e la coercizione, ma il peccato. Egli afferma, senza giri di parole, che la nostra incapacità di essere liberi nasce dal peccato. Peccare è come chiudersi in una stanza e buttare dalla finestra la chiave. Queste due azioni: chiudersi in una stanza e buttare via la chiave, pur essendo azioni scelte liberamente, di fatto riducono palesemente la libertà.
La verità a cui si riferisce Cristo libera, innanzitutto dal peccato. E dalla schiavitù del peccato solo Dio può liberarci. Questa è la sostanza dell’azione di Dio nella storia dell’umanità.
Rimane una domanda: come fare a conoscere la verità? Naturalmente qui non parliamo di nozioni, di una verità assimilabile solo razionalmente, ma di quella liberazione che porta al compimento di sé, cioè alla felicità, in termini cristiani alla santità. Per conoscere la verità, dice Gesù bisogna “rimanere fedeli alla mia parola”. E’ una verità che si scopre facendola.
Gesù si presenta come la Verità perché Egli sa parlare al “cuore” della persona, e quindi possiede la capacità di interloquire con ogni uomo, in ogni tempo storico. Il versetto biblico: “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” propone un rapporto dinamico con la Persona di Gesù che rende pienamente liberi. Dostoevskij nei “Fratelli Karamazov” mette sulla bocca del grande inquisitore un rimprovero a Cristo: “Invece di impadronirti della libertà degli uomini, Tu l’hai ancora accresciuta!”… con il grave pericolo di cedere alla tentazione di pretendere di comprendere se stessi, gli altri, il mondo, la storia in maniera autonoma rispetto a Dio.
Pretesa che è stata espressa in maniera drammatica da un personaggio di Sartre nell’opera teatrale Le mosche (1943). Questi grida contro il dio Giove: “io sono la mia libertà! Appena mi hai creato, io ho cessato di appartenerti…Ma non tornerò sotto la tua legge: sono condannato a non avere altra legge che la mia”. E le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti!