“E’ stata un’esperienza molto arricchente, che mi ha profondamente toccato”. Queste le prime parole del Vescovo, monsignor Francesco Cavina, al ritorno dal viaggio ad Erbil, nel Kurdistan iracheno dove si è recato dal 1 al 4 aprile insieme ad una delegazione di Aiuto alla Chiesa che Soffre Italia. Erbil è il luogo in cui ha trovato alloggio una parte consistente dei 120mila cristiani fuggiti da Mosul e dai villaggi della Piana di Ninive nel 2014 a causa dello Stato islamico. “Sono tornato da questo viaggio profondamente arricchito – spiega monsignor Cavina -, sotto molteplici aspetti. Ho conosciuto questi nostri fratelli, che hanno dovuto abbandonare tutto per fuggire; appartenevano alla parte più ricca economicamente e più produttiva della società. Sono stati disposti a perdere tutto per tutelare il loro amore per il Signore”. Un’esperienza forte ma anche “sconvolgente”, come la definisce monsignor Cavina: “Ho visto le condizioni in cui queste persone vivono, disumane, fatiscenti, realtà a volte al limite della sopravvivenza. E poi i bambini… Il velo di tristezza nei loro occhi quando li guardi. Immagini che sono come ferite al cuore. Piccoli che sono stati privati di ogni possibilità di una vita serena e dignitosa”.