Omelia di Mons. Erio Castellucci nella Solennità di Maria Santissima Madre di Dio

Memoria del 75° anniversario del martirio del Beato Odoardo Focherini

1° gennaio 2020 – Cattedrale di Carpi

(Num 6,22-27; Sal 66; Gal 4,4-7; Lc 2,16-21)

“Talvolta ho l’impressione (…) di sentire l’accorato interrogativo tuo e dei piccoli che pesano come tremendo rimprovero”. Così scriveva Odoardo Focherini il 26 luglio 1944 a sua moglie Maria Marchesi, dal campo di Fossoli. Sapeva di essere stato arrestato e internato per il suo impegno a favore dei ricercati, specialmente dei fratelli ebrei che aveva aiutato a fuggire dall’Italia. E forse fu assalito dal dubbio: con una famiglia così numerosa, con sette figli a carico, avrò fatto bene? I bambini capiranno questa scelta rischiosa? Risponde la figlia maggiore, Olga, nel libro dedicato al padre: “Io credo che alla fine tutti abbiamo capito, grazie anche a mia madre, una donna fuori del comune”. I bambini, in effetti, capiscono: di solito capiscono prima degli adulti.

I bambini capiscono anche oggi. Uno di loro, un dodicenne di Mirandola, ha scritto un anno fa in una lettera ideale al Beato Odoardo: “Probabilmente non sarei in grado di fare quello che hai fatto tu, ma sono certo che la serenità che oggi vivo è anche grazie alle persone come te”. Mi ha colpito, fra le letture delle ultime settimane, questa semplice espressione di riconoscenza. Quel ragazzino dice: se io oggi sono sereno, posso andare a scuola, posso muovermi senza paura di essere arrestato, è anche grazie a te. Tradotto in un linguaggio adulto: se noi oggi siamo liberi, viviamo in una società democratica, possiamo esprimere il nostro pensiero e professare pubblicamente la nostra fede, è anche grazie a persone che, come Odoardo, hanno decentrato la loro esistenza sul prossimo. I bambini portano come dote naturale una vera e propria interpretazione della storia: il nostro presente è il frutto dell’impegno di uomini e donne delle generazioni precedenti, che noi forse non sapremmo imitare, ma che dobbiamo almeno saper ringraziare.

Oggi, Giornata Mondiale della Pace, da Papa Francesco quest’anno dedicata alla fraternità e alla speranza, qui a Carpi facciamo memoria di un martire della fraternità e della speranza, a 75 anni dalla sua morte nel sottocampo di Hersbruck. E i piccoli capiscono che è una memoria non vendicativa, pur nel ricordo di una sofferenza: una immensa sofferenza, se pensiamo agli 11 milioni di persone sterminate nei campi nazisti e agli altri 40 milioni di morti nella seconda guerra mondiale; una memoria che per noi si veste di riconoscenza. Del resto la Chiesa, per parlare della pace, ci mette davanti agli occhi una scena modesta: una donna con un bimbo appena nato. Maria Madre di Dio: così si chiama la Solennità del primo gennaio. La pace respira il mistero, la grandezza e la fragilità di una madre che porta un neonato sulle ginocchia. Ancora un bambino, per giunta incapace di parlare, al centro della scena.

Odoardo aveva dei tratti da fanciullo. I figli ricordano come, pur immerso in una vita movimentata e frenetica, trovasse il tempo di giocare con loro, di lasciarsi mettere dei nastri in testa, di farli ridere con dei travestimenti, di insegnare canti e filastrocche. “Lasciate che i bambini vengano a me; a chi è come loro appartiene il regno di Dio”, aveva detto Gesù. E Odoardo, che amava più i fatti delle prediche, praticava la fanciullezza nel quotidiano. Era prima di tutto un uomo, “un uomo normale”, insiste la sua figlia maggiore. Uno sposo che ogni tanto discuteva con la moglie, l’adorata Maria, che davvero ha meritato metà della medaglia d’oro al merito civile assegnata al marito nel 2007: ne ha condiviso le scelte, ne ha portato le conseguenze, si è dedicata con uguale fede e concretezza alla crescita dei figli, rimasti completamente a suo carico una volta scomparso Odoardo.

Un uomo, dunque, che sapeva arrabbiarsi e piangere, attraversare il terreno del dubbio e consegnarsi alla Provvidenza. Pienamente laico, amico dei sacerdoti e stimato dai vescovi, immerso nella vita della Chiesa come scout e membro dell’Azione Cattolica, giornalista appassionato della comunicazione, giusto tra le nazioni. Cristiano normale, cioè santo; imbevuto di una fede diventata semplicemente carità. Martire, per avere creduto fino alla fine in quel Gesù che aveva abbattuto gli steccati tra galilei, giudei e samaritani, tra noi e gli altri, quel Gesù che aveva dichiarato “prossimo” chi fino ad allora era detto nemico.

La storia ufficiale, scritta nei manuali scolastici e universitari, è spesso scandita dalle dinastie dei potenti, dalle guerre tra i popoli e dalle conquiste armate. La storia reale, scritta nel cuore di Dio, è invece scandita dall’impegno dei semplici, dall’offerta quotidiana del proprio lavoro e dagli affetti domestici. Ringraziamo il Signore perché ci dona continuamente dei “santi della porta accanto”, che con la loro normalità rendono abitabile il mondo. I bambini capiscono come funziona la storia; e lo capiscono tutti quelli che, come Odoardo, conservano per tutta la vita un cuore da bambino. A chi è come loro appartiene il regno dei cieli.

+ Erio Castellucci