Cattedrale di Carpi

Omelia di mons. Regattieri all’inaugurazione Casa di accoglienza Mamma Nina

Domenica 30 novembre 2025

  1. Sta sveglio!

Sta sveglio: sto per venire. Devi essere trovato pronto. Alla fine dei giorni il Signore verrà sul monte dove sono convocati tutti i popoli, non solo Israele (Cfr Is 2, 1-5). Attesa della venuta del Signore, immaginata come una grande convocazione sul monte, il monte Sion, verso cui tutti i popoli si incamminano. Camminando porteranno con sé non spade e lance. Saranno in pace; piuttosto si armeranno di aratri e di falci (v. 4). Sarà un popolo in pace!  Mettiti in cammino… dunque verso quel traguardo: “Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore” (Is 2, 5). “Andiamo con gioia incontro al Signore” (Sal 121): è stato pure l’invito del salmo responsoriale che abbiamo recitato come risposta alla prima lettura.

  1. Indossa le armi della luce

Svegliatevi dal sonno, ci ha detto l’apostolo. La notte è avanzata, il giorno si avvicina (Cfr  Rm 13, 11-14a). Anche l’apostolo chiede di muoversi, di mettersi in cammino: la notte è ormai agli sgoccioli; arriva il giorno. Anche qui vengono indicate le armi di cui dobbiamo dotarci; non spade e lance, ma le armi della luce. Quali siano le armi della luce ce lo dice sempre l’apostolo in un altro testo. Scrivendo ai Tessalonicesi dichiara: “Noi che apparteniamo al giorno, siamo sobri, vestiti con la corazza della fede e della carità, e avendo come elmo la speranza della salvezza” (1Ts 5, 1-8); e agli Efesini, è ancora più preciso: State saldi: attorno ai fianchi, la verità; indosso, la corazza della giustizia; i piedi, calzati e pronti a propagare il vangelo della pace. Afferrate sempre lo scudo della fede, prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio” (Ef 6, 14-17).

  1. Compi le opere dell’amore

Pure dal Vangelo ascoltato ci viene la lezione e l’invito a stare svegli (Cfr  Mt 24, 37-44): “Tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo” (v. 44). Come essere trovati pronti? Verrebbe da rispondere: con la lampada accesa, come le cinque vergini sagge e prudenti della parabola (Cfr Mt 25, 1-13) che presero olio sufficiente per poter entrare con la luce nella stanza nuziale. È evidente che quell’olio rappresenta la carità e l’amore. Ce lo conferma anche il famoso e conosciutissimo testo evangelico del giudizio finale (Cfr Mt 25, 31-46). Al tramonto della vita – come commentò un grande mistico del ‘500, san Giovanni della Croce – saremo giudicati sull’amore.

È questa la disposizione vera in cui dobbiamo essere trovati pronti, quando il Signore verrà. Con orgoglio, ma senza scadere nella presunzione, possiamo dire che oggi è stato aggiunto un tassello nuovo a questo impegno della nostra Chiesa di Carpi nel prepararsi all’incontro con Cristo. Abbiamo aperto una nuova di casa ospitalità, dove desideriamo che in essa regni l’amore, trionfi l’accoglienza e domini sovrano lo spirito della carità e sia privilegiato l’amore per i più poveri. Perché siamo consapevoli che “la Chiesa quando si china a prendersi cura dei poveri, assume la sua postura più elevata” (Dilexi te, n.79) e che “l’amore per i poveri è un elemento essenziale della storia di Dio con noi e, dal cuore stesso della Chiesa, prorompe come un continuo appello ai cuori dei credenti, sia delle comunità che dei singoli fedeli. In quanto è Corpo di Cristo, la Chiesa sente come propria “carne” la vita dei poveri, i quali sono parte privilegiata del popolo in cammino” (Dilexi te, n. 103). Sia quest’apertura di una nuova Agape un’occasione provvidenziale per tutti perché l’amore cristiano superi ogni barriera, avvicini i lontani, accomuni gli estranei, renda familiari i nemici, valichi abissi umanamente insuperabili, entri nelle pieghe più nascoste della società (Cfr Dilexi te, n. 120).

Lo facciamo oggi con tanta gioia, ricordando la Venerabile Mamma Nina, nel giorno anniversario della sua salita al Cielo, facendo memoria di tutte le persone, le sorelle – figlie di san Francesco, soprattutto – che insieme ai volontari si sono prese cura – e continuano a farlo – dei piccoli, delle piccole bambine. L’amore e solo l’amore per il Signore si riversa e si concretizza nell’attenzione amorosa e materna verso i piccoli. Mamma Nina in una lettera al figlio, Padre Samuele, scrisse: “Se tu vedessi questa casa non la riconosceresti più; la chiesa nuova, la cucina tutta cambiata. Solo qui a Carpi siamo in centoquattro, tre sartorie dove le bambine imparano un mestiere. Capirai che spese, noi non possiamo avere nessun contributo. Dio pensa a tutto e per tutti, non manca mai il necessario. Nessuno si sente più di consigliarmi, tanto il miracolo di quest’opera è grande; tu sai quanto io sia ignorante sotto tutti i rapporti, confido e non faccio un passo senza prima chiederlo al Signore. Giacché non ho nessuna capacità, Lui mi guida in tutte le cose piccole e grandi, perché io da sola non so fare neppure le piccole cose; dico sempre che questo è il miracolo più grande di questa casa, sapere così poco… Dio mi deve assistere sempre e anche accompagnare; se mi lasciasse un solo istante andrebbero le cose tutte al rovescio. Alla sera meditando sono tanto contenta dicendogli: ‘Anche oggi nulla vi ho rubato, tutto a gloria Vostra’. Se vedessi, è sempre un continuo venire a visitare la Casa, restano confusi per la grande Opera, tutta particolare del Signore” (G. Saltini, Mamma Nina, Ed. Paoline, 1959, p. 124). Mamma Nina aveva capito e attuato – senza saperlo – quanto il vescovo e dottore san Francesco di Sales diceva: “È l’amore che dà perfezione alle nostre opere. Vi dico ben di più. Ecco una persona che soffre il martirio per Dio con un’oncia di amore, merita molto; ma un’altra persona che non soffrirà che una graffiatura con due once d’amore avrà un merito molto maggiore, perché sono la carità e l’amore che danno valore alle nostre opere” (S. Francesco di Sales, Entretiens spirituels, Dernier entretien: ed. Ravier – Devos, Paris 1969, 1308).

Auguro a questa nostra santa Chiesa di Carpi che sull’esempio di Mamma Nina non metta limiti all’amore, non conosca nemici da combattere, ma solo uomini e donne, soprattutto i più piccoli e i più poveri, da amare.

 

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Mamma Nina aveva un sogno: potere aiutare non solo le bambine ma anche le loro mamme. Ora il suo desiderio si avvera, e con questa nuova Casa diventerà sempre più concreto”. Un emozionato don Massimo Dotti, presidente della Pia Fondazione Casa della Divina Provvidenza, ha accolto con queste parole le tante persone presenti domenica 30 novembre all’evento di inaugurazione della nuova Casa di accoglienza per le mamme e i loro figli, che si trova al civico 103 di viale Carducci a Carpi. Casa che è stata intitolata a Mamma Teresa, venuta a mancare nell’agosto 2019, dopo che per 62 anni è stata direttrice dalla Casa della Divina Provvidenza fondata da Mamma Nina. All’inaugurazione erano presenti monsignor Douglas Regattieri, vescovo emerito di Cesena-Sarsina; monsignor Ermenegildo Manicardi, vicario generale della diocesi; don Massimo Dotti, presidente della Pia Fondazione Casa della Divina Provvidenza; Riccardo Righi, sindaco di Carpi; Mario Arturo Ascari, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi (che ha contribuito con 150mila euro) e tanti volontari e sostenitori del progetto.

Il sorriso di Mamma Teresa
“E’ davvero molto bello vedere come realtà preziose, quale è stata appunto l’opera di Mamma Nina, si tramandano nel tempo, magari trasformandosi un po’, cercando di adeguarsi, assumendo forme diverse, ma restando intatte nel loro spirito – ha affermato don Massimo Dotti – . E, rimanendo fedeli a quel suo carisma d’accoglienza, è anche molto significativo per noi che proprio a 100 anni dalla nascita di mamma Teresa ci sia stata la possibilità di dedicare a lei questa Casa. Non si tratta di una dedica soltanto formale, perché siamo sicuri di potere intravedere in questa opera proprio lo stile tipico di Mamma Teresa, il suo sorriso, la sua capacità di far sentire tutti a proprio agio, il dono di sapere accogliere, la risolutezza nelle scelte. Tante virtù che hanno animato la Casa della Divina Provvidenza per molti decenni e che in un certo senso pensiamo di potere vedere anche qui, nella Casa nuova, grazie alle educatrici e alle volontarie”.

Progetto “ad alta autonomia”
L’immobile potrà accogliere sei nuclei familiari e già dai prossimi giorni entreranno le prime mamme. Come ha spiegato Rossella Piana, coordinatrice dell’Agape di Mamma Nina, “la nuova Casa è ‘ad alta autonomia’ (come quelle di via Puccini e via De Sanctis), ossia ospiterà le mamme con i loro figli o le donne sole che hanno già fatto il passaggio all’Agape quale esperienza di prima accoglienza e di comunità, e ora sono pronte a intraprendere un percorso di autonomia dal punto di vista gestionale, organizzativo, lavorativo, dalla cura dei figli al fare la spesa e cucinare”.

Il “frutto buono” dell’albero
“Ho accolto molto volentieri l’invito di don Massimo di venire qui oggi, in questo luogo molto caro alla comunità cristiana – ha proseguito monsignor Douglas Regattieri – . La casa è intitolata a Mamma Teresa e quindi, di riflesso, alla venerabile Mamma Nina, una presenza della Chiesa oltre che della società civile. È molto bello condividere con voi questo momento di fraternità, in cui si raccoglie un frutto da un albero che è buono. Gesù nel Vangelo dice che l’albero buono si riconosce dai frutti buoni, e questo progetto è sicuramente ‘un frutto buono’ perché espressione di carità. Essere qui vuole dire ringraziare il Signore di questo bell’esempio, di questo frutto che la comunità cristiana e civile ha prodotto e che continuerà ad essere un segno vivo, efficace dell’amore del Signore per tutte le persone che sono in difficoltà e che in questa Casa troveranno accoglienza”.

Espressione di comunità
“Attorno a questo luogo c’è veramente tutta la comunità, dalle istituzioni alle associazioni, alle persone, ai volontari – ha proseguito il sindaco – . Penso che questo sia uno dei tratti più belli della storia che racconta Mamma Nina, che parla anche di punti di incontro che avvicinano tutti, nella volontà di essere una collettività vicina a chi ha bisogno di aiuto, non soltanto economico, ma anche per far sentire il calore di una famiglia”. Il presidente della Fondazione Cr Carpi ha aggiunto che “è per noi un piacere sostenere questi progetti perché sono estremamente concreti, hanno una immediata ricaduta sul territorio e, in un qualche modo, consentono di esprimere anche quella che è la vocazione della Fondazione, ossia promuovere e sostenere dei progetti che col tempo possano poi reggersi sulle proprie gambe”. Sono stati ringraziati tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione della nuova Casa, a partire dai volontari e volontarie di Agape e la coordinatrice di Agape Rossella Piana, insieme all’equipe di educatrici, e poi Bper Banca, Studio Bucca & Partners, Studio Abaco di Modena, Roberto Papotti con Butchers for Children, Lions Club Carpi Host, Lions Club Carpi Alberto Pio, Rotary Club Carpi, Csi Carpi, Corrado Faglioni di Enerplan, l’architetto Irene Torreggiani, l’Impresa Boccaletti Costruzioni.