Omelia nel 50° di Episcopato di S.Ecc.za Mons. Artemio PRATI

Cattedrale 23 febbraio 2003 – ore 18

1. Abbiamo ascoltato da S. Paolo nella sua seconda lettera ai Corinzi un’affermazione molto significativa nei riguardi di Gesù: “Il Figlio di Dio, Gesù Cristo, non fu “sì” e “no”, ma in lui c’è stato il “sì” (II Cor.1,19). Il principio di vita che ha retto sempre il comportamento di S. Paolo in ogni circostanza e che deve essere norma per ogni cristiano è “bisogna essere “si”, come Cristo è “si”. Come Gesù è il “sì” del Padre, perché è sempre stato obbediente alla volontà del Padre e l’ha sempre attuata, così noi, lealmente, dobbiamo dire sempre Amen, cioè “sì”, perché in noi c’è, per mezzo di Gesù, il sigillo dello Spirito Santo. Afferma infatti S. Paolo: “E’ Dio stesso che ci conferma in Cristo, e ci ha conferito l’unzione, ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito Santo nei nostri cuori (II Cor. 1,20-22).

2. Dalla gioia e dal dono della Spirito Santo ricevuto nella Cresima, noi siamo abilitati e indotti a conformarci a Cristo, a prendere la forma di Cristo, a uniformarci a Lui, diventando anche noi come Lui, un “sì” pieno al Padre. E’ il nostro essere che dobbiamo costantemente ricordare e vivere e che ci rende apostoli e missionari del Signore in mezzo ai nostri fratelli nella Chiesa e nel mondo.

3. Questo essere “sì” con Cristo al Padre, credo che si possa affermare con tutta sincerità, è stato del Vescovo Mons. Artemio Prati, nei suoi cinquant’anni di episcopato, particolarmente nei trent’anni di ministero pastorale nella nostra Chiesa di Carpi. Ha ricevuto l’unzione del crisma, ha avuto impresso il sigillo e la caparra dello Spirito Santo nel suo cuore, non solo in forza del sacramento della Cresima, ma anche particolarmente per il Sacramento dell’Ordine Sacro nell’Ordinazione presbiterale e nell’Ordinazione episcopale.

4. Mons. Prati è stato configurato, come ogni cristiano, a Cristo nel Sacramento della Confermazione, divenendo testimone del Signore, ma è stato in maniera singolare, nel sacramento dell’Ordine Sacro configurato a Cristo Pastore, Capo, Sposo divenendo lui stesso Pastore, Capo e Sposo della Chiesa di Carpi.

5. Cosciente del dono dello Spirito Santo che lo ha totalmente e interamente consacrato al Signore, Mons. Prati ha sempre cercato di essere “sì” al Padre e “sì” per il santo popolo della Chiesa di Carpi. Lui stesso si è sempre sentito chiamato a essere dono di Dio e a farsi dono di tutto se stesso per la Diocesi di Carpi. Affermava con grande disponibilità nel giorno del suo ingresso in diocesi il 29 marzo 1953: “Quando ho scelto il motto dello stemma episcopale IMPENDAM ET SUPERIMPENDAR, ho inteso di rendere pubblico il dono che ho fatto di tutto me stesso a Dio e a Voi. Vi appartengo adunque interamente: quanto so, quanto posso, quanto valgo, quanto sono, tutto è vostro e vostro per sempre”. Il vescovo Mons. Prati si è fatto dono, desiderando e volendo essere segno ed espressione dell’amore di Cristo. Si sentiva, cogliendo la pienezza della felice espressione di S. Ambrogio che definisce il Vescovo: Vicarius Amoris Christi, Vicario della misericordia, della tenerezza, della carità pastorale di Cristo. Lo affermò con particolare consapevolezza nell’omelia per il XXV della sua Ordinazione: “Se è vero che i fedeli incontrano Gesù nella persona del Vescovo, è allora vero anche, e specialmente, che nel Vescovo devono potersi incontrare con l’amore di Cristo… Noi dobbiamo essere a nostra volta così interiormente impermeati di carità, che nella nostra anima sia riconoscibile ai suoi occhi quasi uno specchio, un riflesso del fuoco inestinguibile di cui il suo Sacro Cuore è ardente fornace… Da questo novello successore degli Apostoli il Sacro Cuore chiede umiltà, pazienza, amabilità, volontà di sacrificio senza limitazioni: chiede ancora l’impegno di una assidua ricerca delle anime per illuminarle con la luce dell’Evangelo, per santificarle con la grazia dei sacramenti, per guidarle con la legge dell’amore sui sentieri che conducono al cielo…”.

6. Mons. Prati è stato con il suo servizio episcopale a Carpi un pieno e generoso “sì” al Padre e sempre ha avuto consapevolezza di questo suo essere e di questa chiamata del Signore. Lui stesso ebbe a confidare ancora nell’Omelia tenuta ai fedeli in occasione del suo XXV di episcopato nel 1978: “Credo di poter ripetere ciò che confidai ai Sacerdoti, e cioè: sono convinto di non mentire davanti alla mia coscienza e soprattutto davanti a Dio, se oso affermare che non avrei potuto amarVi di più, con un’offerta di me stesso quale la esige la volontà di Dio e il bene delle Vostre anime. Il vescovo infatti non si appartiene più. E’ quasi in stato di permanente auto-esproprio. Ciò che è, ciò che sa e che può, il suo tempo, la sua salute non sono più beni di sua proprietà. E questa vocazione, di donazione ai suoi figli e fratelli, nasce da una carità pastorale che qualifica e definisce la sua collocazione in seno alla Chiesa… Dio sa che il carico di questo servizio poggia su deboli spalle. Ma il peso formidabile lo porta prima di tutto e soprattutto Lui stesso”.

7. E anche quando, per raggiunti limiti di età, al compimento del 75° anno, lasciò la guida pastorale della Chiesa di Carpi, nel suo messaggio alla diocesi scrisse: “Rinunciare alla diocesi non significa rinunciare ad amarla. Quando venni in Diocesi, mi sono proposto di regolarmi, secondo l’espressione paolina: “impendam et superimpendar”. Credo di poter dire, in sincera umiltà, che mi sono sforzato di fare quanto era in mio potere”.

8. Grazie, carissimo e amatissimo Padre e Venerato Fratello nell’Episcopato, per quanto hai operato e per quanto hai vissuto di amore, di passione, di sacrificio, di zelo per questa nostra amata Chiesa di Carpi. Grazie perché hai sempre detto e sei sempre stato per tutti noi un “sì” al Padre e alla Chiesa. Tutti noi ne godiamo e ne ringraziamo il Signore, volendo imitare il Tuo stesso entusiasmo di fede, di servizio e di amore per Cristo, per la Chiesa di Carpi e per ogni persona che a Carpi attende l’annuncio di Cristo Risorto, Unico Signore, Unico Salvatore e Unica Speranza.

+ Elio Tinti, Vescovo


Mentre esprimiamo volentieri le nostre felicitazioni al Venerabile Fratello Artemio Prati, Vescovo emerito di Carpi, che ricorda il cinquantesimo anniversario di episcopato e il prossimo venerando compleanno, contemporaneamente onoriamo il suo lungo servizio pastorale, implorando dal Signore copiosa ricompensa attraverso la Nostra Benedizione Apostolica, che impartiamo di cuore.
Dal Vaticano, 14 febbraio 2003
Giovanni Paolo II