Mercoledì 6 agosto 2003 – S. Nicolò ore 10,30
1. Quando ci imbattiamo nella morte, soprattutto se è la morte di una persona amica e cara al nostro cuore, e siamo costretti a guardare in faccia al suo mistero, le cose e gli accadimenti ci appaiono in una prospettiva nuova e più vera. E ci è più facile capire quali siano i valori autentici della vita, se poi la persona amica e cara è un sacerdote religioso, che ha fatto del carisma di S.Francesco, la strada della propria formazione e della propria realizzazione.
2. In questa luce comprendiamo che gli uomini fortunati, gli uomini “beati”, come li chiama il Signore, non sono quelli che possiedono molto (e perciò devono lasciare molto), ma quelli che hanno l’animo più distaccato dai beni della terra e dunque più libero; non sono quelli che inseguono freneticamente tutti i possibili godimenti, ma quelli che le pene fisiche o spirituali, ben sopportate, preparano meglio alle consolazioni del cielo; non sono quelli che sanno infliggere agli altri la loro prepotenza, ma quelli che affascinano il cuore di Dio e degli uomini con la loro coerenza, il loro zelo, la loro disponibilità, il loro fervore.
3. In una parola, alla luce della morte, luce che sembra impietosa ed è soltanto rivelatrice, noi arriviamo a cogliere in profondità la verità “della trasfigurazione”, che il Signore ha manifestato agli apostoli sul monte Tabor, e che in questa celebrazione ci è stata riproposta ancora una volta. Il che diventa singolarmente chiaro per noi in questa ora di mestizia, che ci invita a ripensare nella fede e nella commozione alla personalità, al lavoro apostolico, alla recente prova della malattia, al passaggio da questo mondo alla casa del Padre, di un sacerdote francescano che è vissuto fra noi facendo a tutti del bene e adesso è andato a ricevere, fidando nell’infallibile assicurazione del Signore, l’eredità del Regno dei cieli, del luogo di ogni consolazione, della terra promessa ricca di tutti i beni.
4. Da quando Padre Piergrisologo è venuto a Carpi, ventidue anni orsono, la nostra città e la nostra Chiesa hanno goduto di un ministero sacerdotale caratterizzato dall’impronta propria della minorità e fraternità francescana, ricco di zelo e di fervore, prontamente disponibile al confessionale per tante persone, laici, religiosi, monache di clausura, sacerdoti, giovani e adulti, animatore e assistente puntuale dei gruppi di preghiera di P. Pio e del Terz’Ordine Francescano, attento ai Santi e particolarmente al riconoscimento ufficiale della Chiesa per la santità della Beata Camilla, capace di accompagnare il suo parlare e le sue omelie con toni accesi e convincenti, pronto a pregare e a fare chiedere al Signore il dono di molte vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata.
5. Ora Padre Piergrisologo vive quella pienezza di trasfigurazione che abbiamo contemplata in Cristo e che da lui viene comunicata nel Battesimo, alimentata nella Eucaristia, confermata nella Cresima, trasfigurazione continuamente preparata e accresciuta nella confessione, in un processo di lenta e graduale trasformazione in Cristo, fino alla trasfigurazione piena nell’immagine di Cristo glorioso.
6. E’ il destino luminoso e affascinante di ciascuno di noi, di ciascun credente e praticante, di chiunque ha l’umiltà di aprire il cuore al Signore e alla sua parola e di abbandonarsi pienamente in lui.
7. La trasfigurazione del Signore ha dato senso pieno di vita a Padre Piergrisologo, gli ha offerto l’occasione di ascoltare il Figlio prediletto del Padre, gli ha infuso speranza e certezza, lo ha spinto a impegnare e a trafficare convenientemente tutto il suo tempo, le sue energie, la sua esistenza, gli ha fatto balenare la luce di Dio e ora gli fa gustare la gioia di godere la sua presenza nella tenda definitiva del Paradiso.
8. Gesù stesso ha voluto e vuole la trasfigurazione di Padre Piergrisologo e di ciascuno di noi con le parole dette al Padre nell’ultima cena: “E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola” (Giov. 17,22) e aggiunge: “Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato” (Giov. 17,24).
9. Parole dense di impegno, di amore, di certezza che il Signore trasfigurato e risorto non abbandona i suoi, anzi vuole dal Padre che i suoi, noi tutti, siamo partecipi della sua gloria e siamo con Cristo Gesù dove è Lui, per contemplare la sua gloria.
10. Padre Piergrisologo ci ha solo preceduti a quell’appuntamento di gioia e di gloria. E in questa liturgia, Padre Gogo stesso, ci ricorda, con la fede che ha illuminato tutta la sua vita, che “quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra, riceveremo un’abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli” (2 Cor.5,1).
11. Allora noi, che oggi siamo nella pena e nel rimpianto, saremo consolati, perché ritroveremo questo nostro amico carissimo, e ritroveremo quanti abbiamo amato e ci hanno amati: quanti i nostri occhi adesso non vedono più e sembrano persi per noi, e invece sono guadagnati per il destino comune di pace, di trasfigurazione e di felicità che ci attende nei cieli.
+ Elio Tinti, vescovo