7 gennaio 2003 – Cattedrale ore 15
(Romani 14,7-12 e Giov. 14,1-6)
1. “Non sia turbato il vostro cuore”. A quanti oggi, per la dipartita da noi di Monsignor Enea Tamassia – i suoi familiari, i suoi amici ed estimatori, le comunità parrocchiali di San Francesco e della Cattedrale – avvertono con me e con il Presbiterio il turbamento del cuore e la sofferenza che sempre suscita la morte di una persona cara, Gesù rivolge una parola rasserenante: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti” (Giov. 14,1-2).
2. Don Enea, che nella sua vita ha sempre abitato con la totalità del suo essere nella casa di Dio che è la Chiesa, adesso si è solo sottratto al nostro sguardo e ha solo cambiato di posto: sempre restando nella stessa “casa” – cioè nella famiglia di Cristo – si è avvicinato di più al suo Signore.
3. Nelle parole di San Paolo che abbiamo ascoltato, non facciamo fatica a leggere le ragioni della nostra speranza e i fondamenti della nostra fiducia: “Nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore; se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore (Rom. 14.7-8).
4. Sono in molti qui a potere dare testimonianza di come questo giovanile e generoso sacerdote non sia vissuto per se stesso, ma per il Signore Gesù ravvisato e amato nei fratelli. C’è solo la difficoltà di potere sintetizzare in pochi istanti un ministero multiforme ed entusiasta che si è protratto per quasi sessant’anni, da quando il Vescovo Mons. Dalla Zuanna ha imposto su di lui le mani nel lontano 3 ottobre 1943.
5. Le parrocchie della Cattedrale, di Concordia, di Mirandola, di S. Francesco hanno potuto, successivamente, godere del suo ardore giovanile come Vicario parrocchiale per quindici anni e della sua saggezza pastorale e del suo intraprendente zelo poi come Economo Spirituale e Parroco a S. Francesco e in Cattedrale per circa ventisette anni. Ma non solo le Comunità parrocchiali, ma diversi altri ambiti pastorali lo hanno visto impegnato per qualche tempo, sia come cappellano dell’Ospedale Ramazzini, sia come Assistente dei giovani e degli Uomini di Azione cattolica, sia particolarmente come insegnante di Religione nelle scuole medie Superiori di Mirandola e di Carpi per trentasette anni formando ed educando diverse generazioni di giovani, sia come Direttore Diocesano dell’Ufficio Scuola, che come Assistente Agesci di zona e membro delle Commissioni Diocesane Catechistica e Liturgica, lasciando dovunque il segno della sua forte personalità.
6. Il gusto della riflessione e dello studio, la passione per la catechesi e per la liturgia e il canto, l’ansia per l’organizzazione di una vita pastorale adeguata alle situazioni e ai tempi, l’entusiasmo prodigato per gli Scout ai quali ha voluto sempre un gran bene, l’attenzione alle singole persone giovani e anziani in ricerca di fede o in bisogno di lavoro o di casa, hanno animato e accompagnato tutti gli anni del suo ministero sacerdotale e gli sono rimasti sempre nel cuore.
7. E sono proprio le comunità parrocchiali di S. Francesco e della Cattedrale, da lui amate ed esemplarmente servite per circa ventisette anni, a poter dare la ancor più persuasiva testimonianza della sua limpida fede, della sua bontà, della sua dedizione.
8. “Nessuno vive per se stesso e nessuno muore per se stesso”: il grande amore per la sua ultima parrocchia della Cattedrale e il desiderio del vero bene dei suoi figli, alla fine persuasero, anche se a malincuore e con sofferenza, Don Enea, settantasettenne, ad accogliere l’invito del Vescovo a rassegnare le dimissioni e a scegliere di concludere l’ultima parte della sua vita terrena senza essere più gravato della prima e diretta responsabilità pastorale.
9. Così, vincendo le ragioni del cuore, accettò di continuare il suo ministero come direttore della Casa Protetta “Tenente Marchi”, dove pose la sua abitazione in mezzo alle persone anziane, e come Rettore della Chiesa del Cimitero Urbano di Carpi, e come officiante alla Chiesa dell’Adorazione svolgendo un attento servizio di catechesi, di confessionale e di direzione spirituale a molti giovani e adulti, sempre rimanendo legato spiritualmente alle sue comunità parrocchiali col suo affetto, con la sua preghiera, con il suo frequente ricordo.
10. Don Enea sapeva che “nessuno muore per se stesso”. Perciò ha voluto che anche il modo di portare a compimento la sua operosa giornata sacerdotale fosse di vantaggio e di prosperità ancora per moltissime persone, lasciando anche scritto nel suo testamento dell’8 febbraio 1990: “Ringrazio il Signore di essere diventato prete e di morire prete. Se dovessi ritornare a nascere farei di nuovo il prete. E’ troppo bello! Ho amato la mia parrocchia, S. Francesco prima e la Cattedrale dopo, più di quanto uno sposo fedele ama la sua sposa. Per grazia di Dio e non per mie qualità sono sempre stato innamorato delle mie parrocchie e del mio lavoro. Domando a tutti una preghiera. E’ inutile dire che muoio fedele al Signore e alla Chiesa”… “Vorrei scrivere i nomi di tutti quelli che in questo momento ricordo. Sarebbe una lista esageratamente lunga. Qualcuno si chiederà: “il mio nome l’avrebbe scritto?.. Rispondo: “L’avrei scritto. Peccato che non possiate leggermi nel cuore. Li trovereste tutti… Ho voluto bene, tanto bene, a tutti. Domando perdono a tutti se ho arrecato, forse senza volerlo, qualche dispiacere. Pregate per me. Per quanto potrò, cercherò di farvi tanto bene da lassù (con i dovuti permessi e le debite autorizzazioni). Spero che il Signore vi doni tutto quello che io chiederò per voi”.
11. Ora don Enea è tornato per l’ultima volta in questa Chiesa Cattedrale, che a buon diritto egli ha sentito particolarmente e spiritualmente sua. A conferma scrive nel testamento: “Funerali, in Duomo”.
12. Davanti alla sua spoglia mortale, celebrando il sacrificio che ci ha redenti, noi preghiamo per lui e per noi: preghiamo per la sua pace eterna e per il nostro conforto! Al tempo stesso ravviviamo la speranza nella futura risurrezione, quando ci sarà dato di ricomporre tutte le lacerazioni e i distacchi inflittici dalla morte.
13. Ma prima ancora noi tutti – e in primo luogo l’intera Chiesa di Carpi – vogliamo ringraziare Dio nostro Padre per questa ammirevole esistenza sacerdotale, di cui siamo stati gratificati. E, adorando la volontà dell’Onnipotente, ci affidiamo alla sua misericordia perché ci continui a donare molti e santi sacerdoti zelanti, e ci continui a soccorrere adesso che, dopo questa perdita, ci sentiamo umanamente un po’ più poveri e più bisognosi dell’aiuto e della consolazione di Dio.
+ Elio Tinti, Vescovo
PROFILO DEL SACERDOTE DON ENEA TAMASSIA
Nato il 13 dicembre 1920 a Concordia, ordinato Sacerdote il 3 ottobre 1943, è stato educatore di generazione di giovani. Dovunque ha svolto il suo ministero ha lasciato il segno della sua forte personalità. Fu Vicario parrocchiale a Concordia e a Mirandola, quindi Prevosto-Parroco a S. Francesco in Carpi città, dove ha formato una comunità fortemente segnata da una curata liturgia, dalla presenza di numerosi giovani nell’Azione Cattolica e nell’AGESCI e da notevole spinta di carità missionaria.
Ha continuato nel 1987 questo lavoro pastorale nella parrocchia della Cattedrale che ha presieduto come Arciprete Parroco. Intensa la sua attività nell’Agesci di cui è stato Assistente zonale.
Nel 1990, il 29 settembre è stato nominato prelato d’Onore di S.S.
Nel 1997, al compimento del settantacinquesimo anno di età, ha lasciato la parrocchia della Cattedrale ed è stato nominato Rettore della Chiesa del Cimitero Urbano di Carpi e Direttore della Casa Protetta “Ten. Marchi”. Nel 2001 è stato riconfermato Canonico della Cattedrale.
Dal suo testamento:
“Ringrazio il Signore di essere diventato prete e di morire prete. Se dovessi ritornare a nascere farei di nuovo il prete. E’ troppo bello!
Ho amato la mia parrocchia, S. Francesco prima e la Cattedrale dopo, più di quanto uno sposo fedele ama la sua sposa.
Per grazia di Dio e non per mie qualità sono sempre stato innamorato delle mie parrocchie e del mio lavoro. Domando a tutti una preghiera.
E’ inutile dire che muoio fedele al Signore e alla Chiesa”…
“Vorrei scrivere i nomi di tutti quelli che in questo momento ricordo. Sarebbe una lista esageratamente lunga.
Qualcuno si chiederà: “il mio nome l’avrebbe scritto?..
Rispondo: “L’avrei scritto. Peccato che non possiate leggermi nel cuore. Li trovereste tutti…
Ho voluto bene, tanto bene, a tutti. Domando perdono a tutti se ho arrecato, forse senza volerlo qualche dispiacere. Pregate per me.
Per quanto potrò, cercherò di farvi tanto bene da lassù (con i dovuti permessi e le debite autorizzazioni). Spero che il Signore vi doni tutto quello che io chiederò per voi.
Carpi, 8 febbraio 1990