Si è svolto nei giorni scorsi a Bologna l’incontro per fare il punto della situazione sui beni mobili di interesse storico-artistico appartenenti alle diocesi colpite dal terremoto. All’iniziativa, promossa dalla Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici dell’Emilia Romagna e dalle Soprintendenze territoriali, ha partecipato, fra i rappresentanti diocesani, Alfonso Garuti, direttore dell’Ufficio beni culturali della diocesi di Carpi. Fondamentale la linea di intervento su cui si è stabilito di procedere per i prossimi mesi, ovvero, spiega Garuti, “la prosecuzione della messa in sicurezza delle chiese lesionate per consentire la rimozione delle macerie interne, mentre per quelle esterne è già avviata, e il recupero o la protezione in loco delle opere d’arte rimaste, ad esempio altari, ancone, arredi lignei e devozionali. Come ha sottolineato il direttore regionale per i beni culturali, Carla Di Francesco, finché gli edifici sono pericolanti o comunque non in sicurezza, non è possibile operare al loro interno. Per ulteriori sopralluoghi e interventi di emergenza, in accordo con le Soprintendenze, sarà indispensabile la presenza dei vigili del fuoco”. Nell’attività di ritiro e recupero dei beni artistici mobili – dipinti, sculture e suppellettili – si punta a potenziare il centro di raccolta e cantiere di restauro allestito al piano terra del Palazzo Ducale di Sassuolo per iniziativa della Direzione regionale e della Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici di Modena e Reggio Emilia, sotto la guida del soprintendente Stefano Casciu e dell’ispettore di zona Marco Mozzo. “Fra le opere finora ricoverate a Sassuolo – osserva Garuti – vi sono quelle, per la diocesi di Carpi, provenienti dalle chiese del territorio di Mirandola, Concordia, San Possidonio, Novi, più Cortile e San Martino Secchia. A Carpi, invece, il materiale, compreso quello del Museo diocesano, è rimasto in sede. Tutti i pezzi – sottolinea Garuti, che ha visitato personalmente il centro di raccolta – sono stati collocati in spazi appositamente adibiti e schedati in modo da assicurarne, agli enti proprietari, la corretta conservazione e rintracciabilità”.
Per quanto riguarda il patrimonio archivistico degli enti ecclesiastici presenti in diocesi, “nel giugno scorso – spiega Andrea Beltrami, archivista diocesano – sono stati ritirati, in collaborazione con la Soprintendenza archivistica per l’Emilia Romagna e grazie all’intervento dei vigili del fuoco, gli archivi delle parrocchie di Concordia, Santa Caterina, San Giovanni, Cortile, Tramuschio e Santa Giustina Vigona. In base ai sopralluoghi effettuati e anche a giudizio della Soprintendenza, le altre parrocchie hanno lasciato gli archivi nella loro sede, dichiarata idonea o in sicurezza, oppure hanno trovato un luogo alternativo. In sede a Carpi sono rimasti gli archivi della Curia, di storia locale e del Seminario”. Non si sono registrati danni al patrimonio o perdite di materiale. “Un plauso particolare – afferma Beltrami – merita la Soprintendenza archivistica per la tempestività con cui si è mossa, mettendo a disposizione i mezzi materiali per il ritiro degli archivi. Desidero citare soprattutto il funzionario Barbara Menghi Sartorio e lo stesso soprintendente Stefano Vitali, che è intervenuto di persona a Concordia. Anche l’Ufficio diocesano beni culturali è stato direttamente coinvolto in particolare attraverso Mauro Giubertoni, che collabora con l’Ufficio stesso nella schedatura analitica dei fondi archivistici e che è stato presente al recupero nelle parrocchie”.