Santa Messa per i 130 anni della scuola Sacro Cuore

Quinta tappa nella ricostruzione dei 130 anni dell’Istituto Sacro Cuore di Carpi: Palazzo Gandolfi 

L’istituto Sacro Cuore di Carpi festeggia i 130 anni di attività. Una lunga e feconda storia da ripercorrere insieme con gioia e gratitudine nella Santa Messa che si terrà il 7 maggio, alle 10.30, in Cattedrale. La celebrazione sarà trasmessa in streaming sul canale youtube NotizieCarpi.

Ulteriori tappe nella ricostruzione dei 130 anni dell’Istituto Sacro Cuore di Carpi: si formalizza il nome

Prosegue il viaggio di ricostruzione della storia dell’Istituto Sacro Cuore di Carpi che festeggia quest’anno i 130 anni dalla sua fondazione. Una riscoperta “a tappe”, su iniziativa del preside Claudio Cavazzuti, e che si avvale della preziosa opera storica di Mauro Giubertoni, vice archivista della diocesi di Carpi, che in un apposito volume, pubblicato in occasione del 120° anniversario della scuola, ha tracciato la storia del Sacro Cuore dalla sua nascita fi no al 2012.

Con riferimento alla Scuola ed alla sua attività, proprio in quegli anni la comunità carpigiana chiede che l’azione educativa non si fermi con il completamento del primo ciclo scolastico e che possa continuare la meritoria cura delle fanciulle anche negli anni successivi. Si avvia di conseguenza la pratica per ottenere l’autorizzazione a gestire anche il secondo ciclo scolastico. Il 12 dicembre 1928 l’autorizzazione arriva da Bologna e si può procedere alla formazione della prima classe dell’Istituto Magistrale Inferiore (che corrispondeva in sostanza odierne scuole medie). Una curiosa e piacevolissima scoperta è stata il ritrovare, sempre a Ferrara, tra i documenti della scuola carpigiana, un quaderno a righe con la copertina a fi anco riportata. Una ricca raccolta di testi di carattere religioso, principalmente, ma non mancano composizioni a scopo educativo e ricreativo da ritenersi per la maggior parte, se non tutti, di mano della stessa suor Lorentina, insegnante di musica presso la scuola carpigiana. Sono scritti con grafi a delicata ed elegante e rivelano il passare del tempo per l’uso d’inchiostro azzurro già notevolmente sbiadito. Manca qualsiasi riferimento alla probabile parte musicale, non sappiamo se originale o rielaborazioni di motivi altrui. Proponiamo la prima pagina di una Lode al Sacro Cuore di Gesù, anche se nel 1939 non è ancora questo il nome della Scuola. Terminata la guerra e ridisegnato il percorso scolastico nazionale, la Scuola San Vincenzo de’ Paoli di Carpi può continuare ad offrire i corsi della scuola elementare e della scuola media. Vi sono presenti le classi maschili elementari inferiori, ma solo fi no alla terza, come ricordano i “maschietti” di allora.

Istituto Sacro Cuore
“Nell’estate 1956 furono avviati lavori di ricostruzione del vecchio fabbricato e, nel giro di due anni, nella stessa area sorse una nuova costruzione più ampia e funzionale”: così riferisce la succinta cronotassi che apre la documentazione conservata in Ferrara. Alla conclusione dei lavori una solenne cerimonia inaugura la sede rinnovata: è il 16 novembre 1958. Del discorso letto in quell’occasione desidero soffermarmi sul penultimo paragrafo di questa pagina dove la Superiora ricorda il suo ingresso nella sede di via Menotti: “Nel lontano 1926, una Venerata Superiora… partendo da questa Casa… benedicendomi disse, con convinzione e preveggenza ‘Qui sorgerà un grande edificio scolastico con tutti i conforti e con tanta, tanta acqua’. La venerata superiora era suor Ernesta Testerini che l’aveva retta fi n dal 1892 e guidata a divenire realtà efficace nella città di Carpi; la suora che riceve la profezia e la responsabilità era suor Maria Assunta Genocchi. Dell’evento viene inviata relazione al quotidiano cattolico L’Avvenire D’Italia nel numero del 18 novembre. Mentre si concludevano i lavori di ampliamento della storica sede della Scuola, si decise di dare una forma diversa alla scuola e un nuovo Titolare. Poiché si stava celebrando l’affido dell’intera regione Emilia-Romagna al Sacro Cuore di Gesù, si decise che il nome della Scuola cattolica carpigiana sarebbe stato “Istituto Sacro Cuore”, quale realizzazione della rinnovata Opera scolastica a Lui consacrata solennemente.

Il passato recente
Per alcuni anni dell’ultimo quarto del secolo XX l’Istituto ha trasferito nei locali dell’ex Seminario la scuola media, grazie ad una convenzione con il Vescovo di Carpi. Negli stessi anni un paio di suore vennero distaccate per un servizio al Seminario stesso. Nel 1978 il vescovo di Carpi, Artemio Prati, ha chiesto alla Madre Provinciale delle Suore della Carità di “aprire” una sezione maschile della media inferiore, ma riceve un rifiuto (24 aprile 1978); il Vescovo ne ha accettato la decisione con amarezza, chiedendosi perché a Reggio Emilia fosse stata concessa e a Carpi no (lettera 15 settembre 1978). La vicinanza temporale degli eventi successivi suggerisce di fornire soltanto alcuni accenni della vita e dell’attività dell’Istituto, poiché stiamo entrando nella cronaca e forse è opportuno attendere che si trasformi in storia. Nel corso dell’ultima parte del secolo XX anche l’Istituto Sacro Cuore viene coinvolto nella temperie culturale e sociale che investe l’intera società italiana in tutte le sue espressioni, prima fra tutte proprio la scuola e l’educazione dei fanciulli. Per affrontare al meglio la sua gestione, l’Istituto si trasforma in Società Cooperativa a responsabilità limitata.

 


Prosegue il viaggio di ricostruzione della storia dell’Istituto Sacro Cuore di Carpi che festeggia quest’anno i 130 anni dalla sua fondazione. Una riscoperta “a tappe”, su iniziativa del preside Claudio Cavazzuti, e che si avvale della preziosa opera storica di Mauro Giubertoni, vice archivista della diocesi di Carpi, che in un apposito volume, pubblicato in occasione del 120° anniversario della scuola, ha tracciato la storia del Sacro Cuore dalla sua nascita fi no al 2012.

Come era successo per l’ingresso nella casa di Borgofortino, anche in via Menotti le Suore sentono il bisogno di pregare in una cappella interna e, pure, di coltivare la vita religiosa delle fanciulle loro affidate. Si adoperano fin da quel 1902 per i permessi prima e per realizzarla poco dopo. Chiedono e ottengono che sia benedetta dal Vescovo e questo avviene nel primo pomeriggio del 1° gennaio 1905. Il giorno dopo il cerimoniere vescovile, don Silvio Sabbadini, invia alle Suore il biglietto riprodotto nella pagina precedente.

La Cappella è dedicata a Maria Vergine Immacolata e dovrà servire per le pratiche religiose delle medesime Suore della Carità, e per le fanciulle di questa Città di cui dette Suore, curano l’istruzione ed educazione religiosa. Vi aggiunge un postscriptum: oggi il sottoscritto à incominciato a celebrare nella nuova Cappella la Messa in qualità di Cappellano delle Sorelle della carità – Sac. Sabbadini Inoltre, come in Borgofortino, le Suore desiderano praticare la pia devozione della Via Crucis. Questa viene eretta il 30 marzo 1905 su concessione dei Frati Minori di San Nicolò, documento firmato dal padre guardiano Antonio Faggioli. Già nel 1903 erano iniziati lavori, che saranno frequenti e spesso impegnativi, per l’adeguamento dello stabile alle crescenti necessità della scuola. Nel 1903 si procede con l’innalzamento della facciata: è conservato il bozzetto con le autorizzazioni comunali. Negli anni 1926 e 1928 si interviene ancora per ampliare e rendere più fruibili gli spazi, appoggiandosi ai muri di confine: si conservano gli atti relativi agli acquisti delle proprietà. Seguono importanti lavori anche nel 1933, accompagnati da una relazione dell’allora Superiora, suor Maria Assunta Genocchi all’Autorità civile. Il documento porta la data del 25 agosto 1933 ed il titolo “Restauro della scuola … fatto all’unico scopo di poter continuare l’opera nostra a beneficio di tanta gioventù”. Il preventivo spesa è di lire 50.000 necessarie per ampliamento e risanamento delle due aule a pianterreno in conseguenza il rinnovamento dei pavimenti delle aule sovrastanti; ricostruzione delle latrine con impianto idraulico ”…

Attività educativa Tornando all’attività educativa e didattica, tra il 1905 e il 1907 viene aperto l’Oratorio festivo femminile per il quale si provvede a stilare un Regolamento e riprodurlo a stampa. Nella copia conservata a Ferrara è stata apposta, una postilla, verticale e parallela al testo, che recita “Nel nuovo Oratorio fi no dalla sua apertura funge da Direttore il Sac. Silvio Sabbadini che nelle Domeniche spiega l’Evangelo e il Catechismo e in tutti i giorni festivi vi celebra la S. Messa e vi dà la benedizione col SS.mo”. Il regolamento si compone di 8 punti che riguardano il nome dato all’oratorio, l’orario di apertura, le condizioni per accedervi, gli scopi (educazione cristiana e piacevoli ed onesti divertimenti) e gli impegni richiesti alle partecipanti (riconoscenza verso i benefattori, preghiere e presenza in caso di malattia e di morte di una fanciulla). Un motivo di meraviglia è stato il ritrovare scarsissima documentazione dell’intera attività scolastica. Presso la Sede odierna si conservano atti e materiale didattico e gestionale solo a partire dalla seconda metà del Novecento. A Ferrara sembrerebbe non sia pervenuto nulla dei primi sessant’anni. Se questa osservazione può bastare per il nostro profilo, una “storia” seria ed approfondita non potrà esimersi dalla ricerca accurata in altri possibili archivi, per esempio, verificare la presenza di documenti nella Casa di Bologna, sollecitare la memoria di anziane educatrici e di ex alunni/e. Il primo documento rintracciato appartiene al 1926: un “numero unico” stampato a Carpi nel novembre. Porta il titolo Ricordo e venne realizzato in occasione della beatificazione della fondatrice delle Suore della Carità, suor Giovanna Antida Thouret. Nata presso Besançon, in Francia, il 27 novembre 1765, a 22 anni è entrata nel convento delle Figlie della Carità (Figlie di San Vincenzo) in Parigi. Il 24 agosto 1826 spirava col sorriso sulle labbra, benedicendo le fi glie che la circondavano. Beatificata nel 1926, fu canonizzata da Pio XI nel 1934. Non abbiamo bisogno di immaginare i sentimenti della piccola comunità carpigiana alla beatificazione della loro Fondatrice perché è molto efficace la lettura del numero unico da esse preparato. Un grande rilievo vien dato al discorso pronunciato dall’allora vescovo di Carpi Giovanni Pranzini. Particolarmente curata e solenne la parte essenzialmente religiosa incentrata su una grandiosa celebrazione eucaristica in cattedrale.


Quarta tappa nella ricostruzione dei 130 anni dell’Istituto Sacro Cuore di Carpi: sede transitoria prima di Palazzo Gandolfi

Anno 1963-64 – III Media

Quarto capitolo nel viaggio di ricostruzione della storia dell’Istituto Sacro Cuore di Carpi che festeggia quest’anno i 130 anni dalla sua fondazione. Una riscoperta “a tappe”, su iniziativa del preside Claudio Cavazzuti, e che si avvale della preziosa opera storica di Mauro Giubertoni, vice archivista della diocesi di Carpi, che in un apposito volume, pubblicato in occasione del 120° anniversario della scuola, ha tracciato la storia del Sacro Cuore dalla sua nascita fino al 2012.

Da una lettera del 1897 si viene a sapere che la Scuola si sposta, proprio in questo anno, in altra sede. Quale non è specificato. Qualcosa si muove agli inizi del 1897, verso la metà di febbraio: la superiora carpigiana, suor Ernesta Testerini, contatta la Madre Provinciale e l’argomento principale è la contessa Lucia Tarabini. Scrive infatti: “La contessa Lucia dice trovarsi già in imbarazzo per la spesa sostenuta a vantaggio del nostro Istituto pel quale si protesta nutrire la più sincera stima…ma che non può per ora fare altro”… Suor Ernesta continua assicurando che si rivolgerà ad altri benefattori, quali il marchese Coccapani, così come suggeritole dal Vescovo. Poi accenna ad un debito di lire 1237,00, reclamato dal modenese Vittorio Benassi (per interventi nei locali della nuova sede?). Poiché lei in Carpi non può che disporre di 500 lire massimo, chiede alla Madre Provinciale di anticipare la somma. Pur non conoscendo gli sviluppi di questa situazione, risulta che il Benassi venga soddisfatto il 25 aprile del 1897, come da ricevuta da lui rilasciata, nella quale specifica trattarsi del saldo di lavori fatti “per la casa abitata da queste R.e Suore in Carpi”.

Tornando alla risposta del 5 marzo 1897 della Madre Provinciale vi troviamo toni e concetti alquanto differenti da quelli scambiati con il Vescovo. Dopo aver espresso sorpresa delle notizie circa le spese della nuova Casa, si chiede perché le Suore “altrove, oltre un onorario certo, si ha l’alloggio, biancheria, combustibile, lume, bucato, medico, medicine, ed, in tanti luoghi, anche i funerali nel caso di morte. Questo non dico perché venga meno al desiderio di continuare costì l’opera nostra, ma per farle comprendere quanto l’Istituto di già rimette, al solo intento di giovare alla cara gioventù di Carpi”. Conclude augurandosi che il Benassi venga soddisfatto interamente dalla beneficenza cittadina”.

Ed il Vescovo riproverà a bussare alla porta della contessa Tarabini, che è lontana da Carpi (si trova al momento nella natia isola di Malta); risponde il marito, conte Gaetano, confermando le difficoltà del momento, impegnandosi, comunque, migliorate le condizioni, a riallargare i cordoni della borsa.

1896-1902: una sede intermedia?

Insomma, una nuova sede c’è, lo specifica la Madre Provinciale, e la sua acquisizione ha creato e crea problemi finanziari di non poco conto. Per l’acquisto di questa sede, leggiamo nei documenti, a fronte di un costo complessivo pari a 50.000 lire, la Congregazione non può che raggranellare 15.000 lire. Il resto dovrà essere recuperato da Carpi. Ciononostante, la Madre Provinciale pretende che l’atto di proprietà dell’immobile indichi la sola Congregazione delle Suore della Carità. Dove e quale sia questa sede del 1896 non si conosce esattamente, la sola cosa che pare chiara è che non si tratti dello stesso immobile che diventerà la sede definitiva della Scuola. A favore della ipotesi di una sistemazione intermedia (ma allora nessuno poteva saperlo) c’è un particolare che lascia perplessi. Quando le Suore entrano in Borgoforte nel 1891 la prima richiesta è una cappella privata; quando entreranno nel già palazzo Gandolfi faranno altrettanto… ma non c’è traccia di una simile necessità per questa sede intermedia. Pur ammettendo che la documentazione sia andata persa… se fosse stato il palazzo Gandolfi (e fosse stata presente una cappella od adattata una sala), perché richiederne l’erezione una volta presone possesso nel 1902? Questo nel caso che nel corso del 1896 l’edifi cio fosse stato acquisito, a titolo personale, dalla contessa Lucia Tarabini e da lei messo a disposizione della Scuola. Avrebbe, allora, una spiegazione la frase, alquanto sibillina, del conte Gaetano: versata la somma necessaria per acquisire l’immobile, non risultava troppo chiedere di saldare anche il conto del muratore modenese Benassi?

Testo della targa apposta nella sede di via Menotti

Convezione del 1901

Un ulteriore elemento di confusione (e al contempo a sostegno dell’acquisto da parte della contessa Lucia) risulta dal rinvenimento nell’archivio ferrarese della minuta di una Convenzione del 1901 (e non si comprenderebbe altrimenti perché sia conservato proprio in tale archivio) riguardante lo stabile di via Menotti 9. Oggetto della Convenzione è la volontà della proprietaria dell’edificio adiacente di ampliare il proprio stabile appoggiandosi ad un muro in comunione. In questo atto non appaiono né le Suore né la Scuola, ma si viene a conoscenza dell’effettivo cambio di proprietà del già palazzo Gandolfi: infatti, le due dirette interessate sono la contessa Lucia Messina, vedova Tarabini, da una parte, e la maestra Vittoria Ascari (di certo non suora, perché si presenta con l’assistenza di un marito) proprietaria dell’adiacente stabile confinante sul lato sud. La contessa vende “la metà dell’attuale muro divisorio della sua casa che dal lato di mezzodì confina colla proprietà Ascari… alla stessa Sig.a Vittoria Ascari”…

Palazzo Gandolfi

Per concludere e riconoscere la difficoltà di chiarire gli eventi di questi ultimi anni del XIX secolo ci proiettiamo nel 1911: la Scuola è da tempo nel palazzo Gandolfi e le Suore in quell’anno affittano piani interi – ingresso, scala; primo piano con cinque camere e pianerottolo; secondo piano con quattro camere, cucina, latrina, pianerottolo; granaio – di un loro stabile in via Ciro Menotti numero civico 9 all’Associazione Agraria Intercomunale di Carpi, per anni nove rinnovabili. Non potrebbe trattarsi dell’edifi cio “di passaggio”, occupato solo nel periodo dal 1896 al 1902? Il 19 marzo 1902, nei pressi di Albinea nel reggiano, manca ai vivi la contessa Lucia Tarabini, nata Messina, venuta alla luce nell’isola di Malta il 28 dicembre 1845, vedova del conte Gaetano Tarabini. Nel suo testamento lascia una casa con orto e giardino “a scopo di beneficenza per la educazione religiosa e civile di giovanette povere e derelitte.. e questa casa è proprio il palazzo Gandolfi (già Romoli).

Non v’è dubbio: è soltanto da quella primavera dell’anno 1902 che l’edificio entra a pieno titolo nella storia della nostra Scuola, la quale ne prende possesso nel primo autunno. Vengono così superati gli ostacoli e svaniscono le più pressanti preoccupazioni finanziarie: le Suore della Carità possono dedicarsi completamente al loro impegno formativo ed educativo, con il rinnovato auspicio e l’espressa volontà della contessa benefattrice.

Le Suore, appena preso possesso del palazzo Gandolfi , si impegnano per ricordare e lasciare memoria dell’ultimo atto di grandissima generosità della contessa Lucia Tarabini, e fanno incidere sul marmo la loro perenne gratitudine e riconoscenza. Di questa targa, purtroppo, si sono perse le tracce, forse nel corso dei lavori per l’attuale destinazione dello storico edificio.


Via Ciro Menotti al civico 13

Terza tappa nella ricostruzione dei 130 anni dell’Istituto Sacro Cuore di Carpi: l’individuazione della nuova sede

Segreteria Vescovile, 19-07-1895

Terzo capitolo nel viaggio di ricostruzione della storia dell’Istituto Sacro Cuore di Carpi che festeggia quest’anno i 130 anni dalla sua fondazione. Una riscoperta “a tappe”, su iniziativa del preside Claudio Cavazzuti, e che si avvale della preziosa opera storica di Mauro Giubertoni, vice archivista della diocesi di Carpi, che in un apposito volume, pubblicato in occasione del 120° anniversario della scuola, ha tracciato la storia del Sacro Cuore dalla sua nascita fin al 2012.

La Provvidenza, che conosce e pratica strade e percorsi spesso imprevedibili, si rende presente con una “confidenza” giunta alle orecchie del Vescovo e da lui girata alle Suore. Il 19 luglio 1895 Monsignor Righetti invia alla Madre Provinciale delle Suore della Carità un biglietto: “Le scrivo sopra un affare che deve interessare non poco… Ebbene adesso si presenta una casa che farebbe proprio al proposito: capace, solida, in buono stato, con largo cortile e giardino…quella stessa della quale fu parlato a Lei altre volte. Il prezzo sarebbe di 15 mila lire circa…Bisognerebbe inoltre far presto e fare in silenzio, perché non mancano gli amatori… Che dice Ella?…Mettiamo la cosa sull’altare di S. Vincenzo e raccomandiamolo a Lui”… Si tratta forse del palazzo (già Gandolfi) di via Ciro Menotti, allora al numero civico 9, oggi 13?

Che da Borgofortino la Scuola si sia trasferita direttamente in questo edificio è una convinzione fatta propria anche da Dante Colli nella Guida di Carpi: “Al n. 13 l’Istituto S. Cuore delle Suore di Carità. Le religiose erano presenti a Carpi fin dal 1881 in servizio al Civico Ospedale da cui furono allontanate nel 1891. Si trasferirono in Borgoforte, nella casa ora Pacchioni, già Saetti, dove aprirono, dal 1892 al 1896, un Educandato femminile, per trasferirsi nell’attuale sede di via Ciro Menotti…” A mio parere risultano alcuni dubbi, tanto che quasi tutti i documenti rintracciati sembrano escluderlo, eccetto forse una sola ragionevole possibilità. Nel corso degli anni 1888-1889 la Commissione Censuaria del Comune di Carpi aggiorna la mappa cittadina, specificando, strada per strada, la particella catastale, la proprietà e i residenti, elencati in un fascicolo allegato. L’edificio, posto all’altezza dell’allora numero civico 9, corrisponde alla descrizione fatta dal Vescovo: infatti presenta un ampio fronte sulla strada, un cortile ed un orto. La proprietà risulta essere di tale Romoli e vi risiede la signora Gasparini Casari Maria, sua vedova. Possiamo facilmente ritenere che la situazione, nella quale sia venuta a trovarsi la Gasparini Casari, possa aver portato alla decisione di vendere l’immobile proprio nel corso dell’anno 1895. E danno un senso alle parole di monsignor Andrea Righetti che invita a “far presto e fare in silenzio”. Procediamo all’esame dei pochi documenti citando la pronta risposta della Madre Provinciale, il 24 luglio 1895. Dopo aver espresso gratitudine per l’impegno del

24-7-1895, risposta della Madre Provinciale

Vescovo, entra nel merito della proposta ricevuta e scrive: “Dio sa quanto io desideri di porre le medesime [Suore] in un’abitazione più conveniente sia per le suore, che per le fanciulle stesse e quanto mi sono già provata per riescirvi, ma mi fu chiusa finora ogni via. V. E. mi propone ora di comperare io una casa che sarebbe dottissima, ma son costretta significarle che la nostra Comunità non è in grado di sostenere una tale spesa, anzi le dirò che al momento si trova alquanto dissestata”. Prosegue auspicando la possibilità di rinvenire a Carpi i benefattori necessari al buon fine dell’operazione. Si azzarda a citare la contessa Lucia (Tarabini) che già si è accollata il costo dell’affitto della casa di Borgofortino per 400 lire annue. Scrive che, tempo addietro, aveva proposto alla contessa di versare l’intero importo del contratto d’affitto (cioè fino alla scadenza) per un totale di ottomila lire. La contessa aveva risposto rammaricandosi di non essere in grado, al momento, di esaudire la richiesta per motivi economici contingenti. La Madre Provinciale conclude la lettera: “Intanto noi preghiamo il Buon Dio che degnise avvalorare le parole dell’E. V. che ottengano il bramato effetto. Benvenute benedizioni si attirerebbero sul loro capo quelle benevole persone che volessero largheggiare per un’opera così santa.” In parole più semplici, la soluzione del problema restava alla fonte, cioè nelle mani del vescovo Andrea Righetti, con l’invito a trovare benefattori locali.

Maria Silvia Cabri


Si parte da Casa Pacchioni in via Borgoforte 16

Seconda tappa nella ricostruzione dei 130 anni dell’Istituto Sacro Cuore di Carpi: nasce la “Scuola San Vincenzo de’ Paoli”

Anno 1953, III elementare

Prosegue il viaggio di ricostruzione della storia dell’Istituto SacroCuore di Carpi che festeggia quest’anno i 130 anni dalla sua fondazione. Una riscoperta “a tappe”, su iniziativa del preside Claudio Cavazzuti, e che si avvale della preziosa opera storica di Mauro Giubertoni, vice archivista della diocesi di Carpi, che in un apposito volume, pubblicato in occasione del 120° anniversario della scuola, ha tracciato la storia del SacroCuore dalla sua nascita fin al 2012. In questo secondo “capitolo” di storia, emerge l’affiancamento alla scuola materna ed elementare, della scuola media denominata “Scuola San Vincenzo de’ Paoli”.

“Scuola San Vincenzo de’ Paoli”

La casa, individuata quale adatta per la nuova esperienza, si trova in Borgofortino, lungo quella strada che oggi è intitolata a Giacomo Matteotti e porta il numero civico 42 (allora Via Borgoforte, 16). Si tratta della Casa Pacchioni, già Saetti. Così la descrive Alfonso Garuti nella Guida di Carpi: “Presenta una semplice e regolare facciata su quattro archi di portico e, all’interno, un bellissimo cortile settecentesco, di sobria con porticato su pilastri dorici disposti a serliana, sovrastante loggiato, decorazioni in stucco nello scalone e nel ballatoio superiore. I portoni sono impreziositi da ricchissime roste semicircolari in ferro battuto del XVIII secolo con elegante disegno a volute arricciate e concentriche”.

Le ultime settimane di quel 1891 sono fitte di impegni e di scadenze per il traguardo dell’inizio attività con il nuovo anno. Si scopre che le Suore della Carità, giunte a Carpi senza nulla, dopo nove anni di servizio in Ospedale sono tuttora a mani vuote. Malgrado le odiose insinuazioni della stampa laica e socialista, le Suore non hanno accumulato beni né li hanno sottratti all’Ospedale. Si dimostrano vere, e suonano come una condanna contro la propaganda politica messa in atto a partire dalla primavera del 1890, le parole di un consigliere della Con- gregazione di Carità, che gestisce l’ospedale. Il signor Gaetano Gilioli, nella relazione sull’inventario effettuato nel 1892 scrive: “L’Ospedale Infermi basta a se stesso: ed anzi presenta da parecchi anni un sensibile risparmio, sebbene si siano cresciuti i letti e migliorato il trattamento agli infermi”. Crescita e sana gestione, chiosiamo noi, dalla quale non possono essere escluse le Suore. Le quali sono così a mani vuote che si muoessenzialità, vono alcuni notabili carpigiani per dotarle di quel minimo indispensabile per la loro vita e la loro salute. Il 1° dicembre 1891, il conte Gaetano Tarabini presta alle Suore, fra l’altro, una lettiera di noce, a due piazze, con cassettone elastico… 2 materassi: uno di lana, l’altro di crine vegetale… due comodini… una tavola, un sofà, otto seggiole imbottite, 13 sedie con piano di paglia… una specchiera antica… due candelieri d’ottone… un porta bacile con brocca e bacile di sotto… una bagnarola da semicupio… Gli fa eco il signor Lorenzo Rossi che integra con altri mobili ed arredi l’elenco del conte Tarabini, fino ad aggiungervi oggetti alquanto “terreni”: due vasi da notte. Altri seguono l’esempio.

Mentre i benefattori laici si impegnano ad armonizzare la loro vita quotidiana, le Suore si preoccupano della loro vita religiosa. Sollecitano l’adeguamento di un locale a cappella interna e chiedono l’autorizzazione per conservarvi l’Eucarestia.

L’anno di prova

Il 3 gennaio 1892 inizia l’anno di prova della nuova realtà scolastica, che porta il nome di “Scuola San Vincenzo de’ Paoli” ed il 7 dello stesso mese si stendono il regolamento (Promemorie) e le norme per la gestione della scuola. Il documento porta

la firma della Madre Provinciale, suor Bonaventura, del conte Ponziano Tarabini e di sua moglie Elisa, un paio di canonici e quella di don Eugenio Loschi, arciprete della cattedrale. Don Eugenio Loschi deve aver rappresentato una figura di riferimento e di sicuro appoggio sia per la scuola che per le Suore. Ci pare lo suggerisca l’aver rinvenuto a Ferrara copia del “Numero Unico” stampato in occasione del suo giubileo sacerdotale.

Esaminando brevemente il regolamento citato, riscontriamo che la direzione interna della scuola (sia per la sezione delle fanciulle indigenti che di quelle benestanti) è esclusivamente sulle spalle delle Suore. Per la direzione esterna il referente è il conte Ponziano Tarabini. Nove sono le regole della nuova scuola e sei le norme che riguardano il criterio di accettazione delle fanciulle nella sezione gratuita. Di questi primi passi abbiamo una simpatica testimonianza in un biglietto del 20 febbraio 1892 inviato al vescovo Gherardo Araldi. Le fanciulle intendono ringraziarlo per l’omaggio di immaginette sacre, scapolari, medagliette e si firmano D.me ed Umm.e figlie in G.C. – Le alunne della scuola San Vincenzo de’ Paoli diretta dalle Suore della Carità.

Trascorso l’anno di prova, la Scuola prende decisamente il cammino che durerà, ininterrotto, fino a oggi. Intendiamo seguire le orme, soffermandoci su alcuni tra i momenti più significativi, così come appaiono dai documenti rinvenuti a Ferrara e a Carpi.

Promemorie, 7-01-1892 – inizio

Il successo di questa iniziativa deve essere stato immediato: non passano che pochi anni e si presenta il problema di una crescente inadeguatezza dei locali nel fabbricato di via Borgoforte; limiti e difficoltà nella gestione della scuola, che escono dalle sue mura per arrivare al Vescovado ed alla comunità carpigiana. Non abbiamo prove scritte, ma il succedersi degli eventi induce a credere che la voce delle Suore si facesse sempre più forte, chiedendo nuovi spazi, appellandosi ai benefattori ed al nuovo vescovo Andrea Righetti, per un aiuto concreto nel trovare una soluzione.

Con l’anno 1895 ha inizio un breve periodo che sfugge alla certezza degli atti e che possiamo soltanto intravedere, lasciandoci nel dubbio su come siano realmente andate le cose. Possiamo solo anticipare che il primo dato sicuro lo ritroveremo nell’autunno del 1902 (o meglio, si materializza nel marzo dello stesso anno). Cercheremo di seguire le poche tracce: la fonte principale è l’archivio ferrarese della Congregazione, dove non si sono rinvenuti quegli atti notarili o quelle scritture private che sono necessarie nelle transazioni immobiliari. Concludiamo con una precisazione che potrà in parte illuminare le nostre ipotesi: provvedeva al pagamento dell’affitto dell’immobile di via Borgoforte – per lire 400 annue – la contessa Lucia Tarabini (nata Messina, moglie del conte Gaetano), come risulta da una lettera dell’estate 1895, lettera – come vedremo – fonte dei nostri problemi.

(2 – continua)

Maria Silvia Cabri


La storia inizia con un documento del 1891

L’Istituto Sacro Cuore ripercorre “a tappe” i suoi 130 anni, grazie alla preziosa opera di Mauro Giubertoni

Anno scolastico 1946-1947 – Prima Elementare

Per festeggiare l’importate traguardo, 130 anni dalla sua fondazione (18922022) il preside dell’Istituto SacroCuore di Carpi, Claudio Cavazzuti, ha deciso di ripercorrere la storia di questo ampio secolo di vita della scuola. Una ricostruzione “a tappe” che prende il via da questo numero di Notizie e che si avvale della preziosa opera storica di Mauro Giubertoni, vice archivista della diocesi di Carpi, che in un apposito volume, pubblicato in occasione del 120° anniversario della scuola, ha tracciato la storia del SacroCuore dalla sua nascita fin al 2012. In questo primo “capitolo” di storia, emergono due figure molto importanti per la nascita della scuola: il vescovo monsignor Gheraldo Araldi che nel 1891 ha affidato alle Suore della Carità, presenti a Carpi nel settore ospedaliero, il compito di aprire una scuola di lavoro per fanciulle. Alla scuola di lavoro fu presto aggiunta una scuola materna, in seguito una elementare ed infine la scuola media denominata “Scuola Media San Vincenzo de Paoli”. E il conte Ponziano Tarabini, la cui famiglia ha avuto un ruolo importante e decisivo nelle vicende del primo periodo della scuola.

Dal volume di Mauro Giubertoni: “Scuola, preparazione”

Nel loro breve profilo del 1933, le Suore della Carità affermano che fu proprio il vescovo Gherardo Araldi a volere che rimanessero in città (dopo che erano state allontanate dal loro precedente servizio presso l’Ospedale di Carpi) suggerendo loro di dedicarsi alla cura delle fanciulle povere. Vengono ospitate in una casa messa a disposizione dallo stesso Vescovo. Nella riproduzione di una foto coeva, rintracciata a Ferrara, è raffigurata la parte di Borgofortino, oggi via Matteotti, all’altezza del rinascimentale palazzo Caleffi, con il suo slargo e la tipica facciata con il basamento a scarpa. Un appunto a penna, alquanto sbiadito, posto sopra la casa ad angolo con il palazzo suddetto, porta la data del 3 settembre 1897, indica l’antico nome dell’isolato (Borgofortino) e specifica che lungo questa contrada si trovava la prima casa-scuola (1891-1896). La sede si trovava in realtà in un fabbricato posto a metà del lungo porticato che parte dall’angolo di via Mazzini. Intanto, nel piccolo gruppo delle Suore si realizza un avvicendamento: il 29 settembre 1892(?), suor Liduina Bonezzi lascia l’incarico e viene sostituita da suor Ernesta Testerini, definita nel profilo steso nel 1933 “saggia, prudente ed esperta educatrice”. Reggerà il gruppo carpigiano per 35 anni portando la nascente scuola ad “un incremento meraviglioso”.

1891, Disposizioni riguardo l’apertura

Pur non avendo informazioni al riguardo, a grandi linee possiamo immaginare il succedersi degli eventi. Mentre la stampa continua nelle polemiche ormai inutili e pericolose per la contrapposizione tra le due anime cittadine (cattolica e laica), compreso il fatto che l’Ospedale non sarebbe mai più ritornato sulla decisione presa, si disegna la presenza delle Suore in Carpi con altri impegni. Non sappiamo chi ebbe per primo l’idea azzardata e nemmeno conosciamo le reazioni nelle persone influenti ed ascoltate nel panorama dei fedeli carpigiani. Se ci furono remore o preoccupazioni, queste durarono lo spazio di un temporale estivo, perché poco più di tre mesi da quel 5 agosto 1891, già si poté stilare il documento del nuovo servizio richiesto alle Suore della Carità: una scuola cattolica.

Il lavoro di studio e di preparazione del progetto per darle vita trova conferma e compimento il 10 novembre 1891 a Santa Croce. Qui vengono scritte le Disposizioni riguardo l’istituzione della Scuola di Carpi. E’ questo il verbale delle decisioni convenute in precedenti incontri (almeno 3 ufficiali) nel corso dei quali si era esaminato a fondo il progetto e studiato come realizzarlo. Si ritiene necessario trascriverlo per intero.

Nella prima seduta si propose e stabilì di fondare una Scuola per le povere sotto la Direzione delle Sorelle della Carità che venivano licenziate per termine di contratto dal Civico Ospedale di Carpi . Si decise inoltre di accettare in seguito le persone agiate, qualora le richieste fossero in numero sufficiente ed a tal uopo si stabilì di chiedere una Maestra patentata.

Si stabilì la quota per 3 Sorelle in L. 1500 per

un anno. Intanto di prendere locale adatto in affitto e di chiedere a Roma il permesso per una Cappella, con tutte le concessioni addatte (sic) all’Istituto – di avvertire di tutto la M[adr]e Generale di Roma e di attenderne il consenso.

Nella seconda seduta presente Suor Bonaventura e Suor M. Vincenza, verifi cata la casa, approvarono quanto si era stabilito nella prima seduta.

Nella terza seduta si comunicò l’autorizzazione di Roma – Il contratto della Casa – Il permesso ottenuto per la Cappella – Poi si decise – Riguardo alle ragazze che si sarebbero accettate dietro domanda con certifi cato di miserabilità dal Parroco da verificarsi, e si delazionava 8 giorni all’accettazione. – Si sarebbe data una minestra quotidiana, ed il lavoro diviso parte in Treccia, e parte in Iscuola ed altri lavori femminili. Sui lavori di lucro, l’Istituto avrebbe fatto una ritenuta da stabilirsi. Sarebbero alle condizioni di informazioni accettate anche le benestanti alla Scuola, ma avrebbero dovuto passare una tassa a proporzione della Classe e questo ricavato andrebbe a diminuzione delle Spese dell’Istituto. – Si stabilì poi di studiare un lavoro che potesse esser di utile alle allieve povere dell’Istituto in fuori della Treccia.

Si rinunciava alla Regola delle Sorelle della Carità l’Istituto e la piena Direzione. Si fondò l’Istituzione sotto gli auspici ed il titolo della S. Famiglia.

Il testo propone i vari problemi discussi ed attesta di aver trovato nel frattempo la loro soluzione. Nella scarsa documentazione giunta fino a noi non si conservano gli atti di questi passaggi, che sarebbero stati illuminanti sul percorso seguito e sulla vivacità delle proposte ed il lavorio per giungere alla sintesi conclusiva. Oltre il nome di due Suore pre- senti dalla seconda seduta, non sappiamo nemmeno quanti vi partecipassero e chi, fatta eccezione per un paio di benefattori dei quali noteremo l’impegno costante ricavando le informazioni da alcune carte particolarmente interessanti.

E’ certamente presente il conte Ponziano Tarabini (e vedremo quanto sia stata partecipe e decisiva questa famiglia nelle vicende del primo periodo della scuola): è lui, infatti, che il 18 novembre 1891 invia alla Madre Provinciale in Bologna un breve scritto nel quale chiarisce alcuni aspetti del progetto ormai avviato alla esecuzione. La sua stringatezza non può che testimoniare un passato ricco di scambi di corrispondenza (e di colloqui?), di consigli, suggerimenti e proposte, che non ci sono pervenuti. Sono sottintesi, ma trasparenti più che a sufficienza.

Quanto riassume il Tarabini è questo: a Carpi resteranno tre suore che si accolleranno direzione e gestione dell’Istituto appena sorto. Trattandosi di una scuola “regolare” chiede la presenza di una Maestra patentata. E’ interessante l’inizio della seconda paginetta, perché conforta la nostra ipotesi di un lavorio preparatorio probabilmente intenso e determinato, pur se circoscritto nel tempo: “Riguardo all’opificio di cui le parlò mia moglie, per ora non si può far nulla perché la cessionaria non vuol decidersi prima della fine del mese. In ogni modo, noi le stiamo alla pelle senza farci vedere”. Alla fine della lettera il Tarabini dedica un pensiero alla recente scomparsa della precedente Madre Provinciale, con la quale ovviamente ci furono contatti ed incoraggiamenti e conclude: “Forse è Lei che dal Cielo ci ha ottenuto di poter impiantare la nuova Casa, e Lei la proteggerà. Ecco le mie condoglianze”.

1- continua

Maria Silvia Cabri


Buon 130° compleanno Sacro Cuore!

Il Sacro Cuore di Carpi festeggia il 130° compleanno. Il preside Cavazzuti: “Valorizzare questo importante anniversario significa fare memoria”

1892- 2022. Il 3 gennaio scorso, nonostante il clima vacanziero e la bufera del Covid, per la scuola SacroCuore è stato un giorno da non dimenticare e che non deve passare del tutto in sordina. Era in fatti il giorno del suo compleanno: più precisamente la scuola SacroCuore di Carpi ha compiuto 130 anni! E siccome a una certa età i compleanni si contano ogni dieci, quest’anno ricordiamo un anniversario importante che, come scuola, vorremmo festeggiare e valorizzare con il massimo coinvolgimento possibile. Del resto, non capita spesso di compiere 130 anni e, nel territorio di Carpi, il SacroCuore è senza ombra di dubbio tra le istituzioni scolastiche più longeve. Valorizzare questo importante anniversario significa anzitutto fare memoria, e fare memoria implica la consapevolezza che qualcosa di ciò che è stato è trasmesso nella concretezza del presente, continua a pulsare anche oggi, pur tra mille cambiamenti e trasformazioni.

Una storia che ha radici nella generosità

Mi piace riflettere allora sul fatto che la nostra scuola nasce da un atto di generosità, sbocciato quando invece tutto sembrava stesse per finire. L’origine del nostro istituto è infatti nel “sì” che le Suore della Carità dissero alla proposta dell’allora vescovo Gherardo Araldi di aprire una scuola per bambine povere, dopo che erano state allontanate dal loro precedente servizio presso l’Ospedale di Carpi. E ciò non sarebbe stato possibile senza la generosità di donatori, che permisero dapprima l’affitto di una casa in Borgofortino e quindi l’acquisto di quella che sarebbe stata per tanti anni la sede della scuola in via Ciro Menotti. Quando tutto con l’allontanamento delle Suore della Carità sembrava indicare una fine, ecco un nuovo inizio, per una nuova finalità: un investimento della chiesa di Carpi nell’educazione delle giovani generazioni, soprattutto di quelle più povere.

Chi conosce la storia della scuola SacroCuore di Carpi, che inizialmente era dedicata a San Vincenzo de’ Paoli, sa che essa è stata spesso caratterizzata da questo dinamismo, costituito da situazioni di grandi difficoltà a cui si è risposto con aperture di speranza e atti di lungimirante generosità, da parte di tutta una comunità ecclesiale. E forse è stato questo che ha permesso alla scuola di superare due guerre mondiali, situazioni di difficoltà economiche, il terremoto del 2012. Certamente è con questo spirito che affrontiamo anche la situazione attuale determinata dalla pandemia.

Fare memoria è anche un impegno per il presente. Papa Francesco cita spesso una frase assai evocativa del compositore Gustav

Malher, secondo il quale “la tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri”. Ecco allora che fare memoria implica anche la necessità di non cessare di interrogarsi su cosa signifi chi essere scuola cattolica nel terzo decennio del terzo millennio e continuare a investire in formazione e innovazione della didattica.

L’importanza del ringraziamento

Valorizzare questo importante anniversario, ancora, significa anche saper ringraziare per una storia lunga e affascinante. In primis, il buon Dio, a cui chiediamo, se lo vorrà, una vita ancora più lunga per la scuola e di essere una scuola sempre più Sua. Poi per tutti quanti alla scuola hanno donato tanto, dalle suore della Carità che si sono succedute per quasi 100 anni, alle suore Oblate, che hanno accompagnato l’istituto negli ultimi decenni, a chi ha lavorato con abnegazione in situazioni non sempre ottimali, come docente o per i servizi più vari che una scuola comporta, alle famiglie, che hanno creduto nel valore di un’educazione improntata ai valori evangelici affidando all’istituto i loro figli. Tutti hanno lasciato segni che sarebbe bello portare alla luce.

Una comunità unita

Valorizzare questo importante anniversario, allora, può significare anche festeggiare, fare esplodere la gioia di esserci, estendendola a chiunque voglia conoscere la scuola, la sua storia, la sua realtà attuale. Fare memoria, ringraziare e festeggiare ed essere comunità. Sono queste le azioni, che vorremmo mettere in campo in quest’anno così speciale, per rendere onore a una storia che merita di essere conosciuta e per continuare in modo creativo ma coerente la missione educativa delle origini verso le nuove generazioni, che hanno bisogno di messaggi di speranza e testimoni credibili. Per realizzare questi obiettivi, una commissione di insegnanti, ex docenti e ex genitori della scuola sta lavorando ad alcune iniziative importanti (vedi box).

Buon 130° compleanno,SacroCuore!

Claudio Cavazzuti
preside dell’Istituto Sacro Cuore