Tanti i temi in discussione e anche le elezioni del nuovo Responsabile della Zona di Carpi
La chiamata questa volta è per i Capi Agesci convocati in assemblea sabato 2 aprile al cinema Eden a Carpi attesi da un pomeriggio tanto ricco di interventi quanto impegnativo visto che si procederà anche all’elezione del nuovo responsabile di Zona in sostituzione di Samuele Di Iorio, giunto a scadenza di mandato.
Samuele negli ultimi anni ha guidato la Zona insieme a Maria Grazia Rizzatti e all’assistente don Antonio Dotti, e quello di responsabile di Zona non sarà il solo ruolo da ricoprire infatti l’assemblea è chiamata a scegliere anche la delegata per il consiglio generale e la responsabile della Formazione Capi in sostituzione rispettivamente di Simona Melli e Federica Borelli.
L’Agesci nella Zona di Carpi è fortemente radicata nelle parrocchie della diocesi con gruppi molto numerosi specie nelle realtà periferiche e più popolate. Per questo motivo la chiesa carpigiana guarda con particolare attenzione a questo patrimonio educativo frutto dell’impegno di tanti laici ma anche di quei sacerdoti che dagli anni ’50 in poi hanno creato solide basi alla diffusione dello scautismo. In questa intervista di fine mandato abbiamo chiesto a Samuele Di Iorio di raccontarci l’esperienza di servizio specialmente in questi ulti mi due anni particolarmente complessi.
Il tuo mandato come responsabile di Zona negli ultimi due anni si è misurato con le problematiche che l’associazione ha dovuto affrontare a causa della pandemia: quali insegna menti hai tratto per te e per la vita associativa?
Non vorrei ridurre la mia esperienza quadriennale agli ultimi due anni, ma è evidente questi l’abbiano fortemente caratterizzata e condizionata. Più ci rifletto, più il primo pensiero va al punto della legge che dice: “lo scout e la guida cantano e sorridono anche nelle difficoltà”. Aver visto capi e ragazzi uniti, affrontare ogni situazione senza abbandonarsi allo sconforto, ma provando a supera re ogni ostacolo, è stato un gran insegnamento. Poi, il secondo va all’associazione e a quanto sia essenziale nonostante le sue dimensioni ed articolazioni. Proprio attraverso i suoi molteplici li velli, è sempre stata presente e di notevole supporto, ha fornito un servizio prezioso, fondamentale per la comprensione e corretta applicazione delle norme, che si susseguivano molto velocemente. Infine, per ultimo ma non meno importante: il “metodo scout”, anche in un contesto così difficile, ha mostrato tutta la sua potenza ed efficacia. Ogni capo ha quindi la responsabilità di custodirlo ed applicarlo fedelmente.
Nel post-pandemia c’è un’attenzione speciale alla fascia degli adolescenti e alla loro cura, il vescovo Erio ha dedicato una lettera e diversi interventi al problema, la proposta scout ha tenuto per questa fascia di età?
Nonostante le difficoltà, la risposta è più che positiva, sia dal punto di vista dei numeri, non solo abbiamo tenuto ma siamo cresciuti, che dal punto di vista della proposta educativa, enormemente favoriti dalla nostra “familiarità” con la vita all’aperto. Tutto ciò è stato possibile grazie al servizio straordinario dei capi ed alla fiducia che i genitori continuano a riporre in noi.
Puoi elencare criticità e punti forti della realtà della Zona che lasci in eredità al tuo successore?
Ricorrendo al linguaggio medico, senza dubbio lascio una Zona in salute ed al giorno d’oggi non è così scontato. I gruppi hanno saputo reagire bene ai due anni di pandemia, c’è sempre stata massima collaborazione e sostegno reciproco. Purtroppo, l’impossibilità ad incontrarsi se non a sprazzi, ha portato ogni gruppo a vivere quasi esclusivamente la dimensione della parrocchia. Occorrerà ridare spazio sia alla dimensione della Zona che a quella della Diocesi