Sono ben visibili i segni lasciati dal terremoto sull’immagine della Madonna del Carmelo, tanto venerata a San Giacomo Roncole. Così come sono ancora aperte le ferite inferte alla parrocchia, ai suoi spazi e alle persone che li animano. Tuttavia, proprio nel nome della Vergine del Carmelo, la comunità ha voluto ripristinare nel 2013 una delle sue tradizioni più sentite, la sagra parrocchiale, sospesa l’anno scorso a causa degli eventi sismici. Momento culminante di questa festa la celebrazione di domenica 14 luglio, presieduta dal Vescovo monsignor Francesco Cavina, sotto il grande tendone allestito dietro la canonica. Una liturgia semplice, animata dal coro parrocchiale, in cui si è respirato un profondo clima di accoglienza e fraternità, anche grazie alla presenza di una delegazione di amici della parrocchia di San Marco di Creazzo (Vicenza). “Con grande gioia – ha affermato il parroco don Gino Barbieri – accogliamo oggi il nostro Vescovo. Vogliamo guardare con coraggio al futuro, nonostante le difficoltà. Spesso noi ci aspettiamo molto, o forse troppo, dalle istituzioni, e ci dimentichiamo della Provvidenza. Recuperiamo allora – ha esortato il parroco – il grande valore della preghiera, del rivolgerci con fiducia a Dio”. E quando la preghiera si fa più difficile e la fiducia rischia di venire meno, ecco l’affidamento filiale a Maria, che, come ha spiegato nell’omelia monsignor Cavina, trova una manifestazione visibile nello scapolare della Madonna del Carmine. “Lo scapolare – ha affermato il Vescovo – è il segno speciale del nostro impegno a vivere nella grazia di Dio e della nostra consacrazione alla Madonna. Quando siamo in difficoltà, chi può aiutarci meglio di una mamma? Maria Santissima, quale nostra vera madre, è l’ultima risorsa a cui elevare il nostro grido, è colei che, rivolgendosi al Figlio suo, è in grado di aiutarci in modo reale, concreto e sincero”. Parole dunque di speranza per la comunità di San Giacomo Roncole, provata ma non piegata, di cui il Vescovo ha lodato l’impegno per il ritorno alla normalità e la testimonianza di comunione.