Sussidio per la preghiera in famiglia – 4ª domenica di Quaresima 2020 – Anno A

22 marzo 2020

Quando tutti si sono riuniti in un luogo idoneo della casa chi guida il momento di preghiera dice:

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo

Amen

Chi guida, invitando tutti quanti al gesto simbolico di chiudere gli occhi, dice:

Teniamo chiusi i nostri occhi qualche istante. Tante volte l’oscurità ci confonde e ci spaventa, così come la malattia e la fragilità, oggi, impediscono a tanti di vedere le cose nella luce della speranza. Affidiamoci insieme al Signore che ci vuole bene e guida, affinché contempliamo la realtà con occhi rinnovati:

Tutti dicono:

Conducimi tu, luce gentile, conducimi nel buio che mi stringe, la notte è scura la casa è lontana, conducimi tu, luce gentile.

Tu guida i miei passi, luce gentile, non chiedo di vedere assai lontano mi basta un passo, solo il primo passo, conducimi avanti, luce gentile.

Non sempre fu così, te non pregai perché tu mi guidassi e conducessi, da me la mia strada io volli vedere, adesso tu mi guidi, luce gentile.

Io volli certezze: dimentica quei giorni, purché l’amore tuo non mi abbandoni, finché la notte passi tu mi guiderai sicuramente a te, luce gentile.

Amen

(J.H. Newman)

Terminata la preghiera iniziale un membro della famiglia dice:

Ascoltiamo insieme la parola del Signore al Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».   Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io ». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati ”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».

Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta ». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui ».

Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio  Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu

Noi siamo discepoli di Mosè  Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore ». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

Parola del Signore.

Dopo una breve pausa di silenzio un membro della famiglia legge:

Ascoltiamo insieme la testimonianza di fratel Carlo Carretto

Non temere, fratello. Lo so che è difficile credere ma ti assicuro che è più difficile non credere. Sforzati di avere un cuore di bimbo, occhi di bimbo e tutto ti sarà più facile. Fissa le cose, leggi nelle cose: non temere di perdere tempo a passeggiare lungo il mare o a guardare in un microscopio la struttura armoniosa dell’infinitamente piccolo. L’intuizione di Dio, la fede in Dio nasce proprio là in quel segno che ti è davanti e non per nulla, non per caso ti sta guardando. Non pensare solo che stai vedendo le cose, sforzati di credere che le cose guardano te: Dio ti guarda attraverso tutte le luci della città in cui cammini la sera e da tutte le nubi che come gregge in marcia transitano sulla tua testa.

Dio ti abbraccia servendosi del vento che ti scompiglia i capelli e ti bacia col primo sole nel mattino. Le mani di Dio che ti toccano possono essere gli strumenti del tuo lavoro quotidiano e il suo saluto il fischio del treno. che passa nel viadotto vicino a casa tua. Se vuoi che i segni della creazione che ti circondano non ti distraggano, riempili della presenza di Dio.

Essi ti parleranno di Lui.

Se vuoi che le strade che percorri diventino i corridoi del tuo ideale convento pensali nella luce della sua presenza. La presenza di Dio nelle cose, nella storia, in me è una presenza vitale. Dio amandomi mi genera e mi fa suo figlio. La sua presenza in me è una presenza generatrice. Ci sono però due tempi in questa generazione a figlio. Il tempo inconscio e iniziale del Genesi in cui lo Spirito si “posa sulle acque e crea” senza chiedermi il permesso e mi fa terra impastata, pezzo di stella, fiore di campo, animale armonioso e il tempo che è “la maturità dei tempi” in cui, come per Maria, lo Spirito mi “copre con la sua ombra” e chiede il mio ” sì”.

Dovendo farmi figlio a sua immagine mi fa libero, volendo farmi entrare nella sua intimità familiare mi dà la possibilità di fuggire di casa. Il mistero della nostra libertà nasce dalla grandezza del suo amore perché non c’è vero e grande amore senza libertà.

Dio vuole da noi un amore libero perché l’amore è un assoluto.

E gli assoluti non si impongono. Dio stesso non può impormi di amarlo. È per questo che la sua è sempre una proposta che chiama alleanza e che nella sua pienezza il Vangelo ama dargli il nome di Regno.
(C. Carretto, Il deserto nella città)

Dopo la lettura del testimone si sosta qualche istante in silenzio, poi chi guida la preghiera dice:

Non è sempre facile credere, ma la Chiesa, come madre, ci aiuta e ci offre parole che ci spingono ad affidarci sempre più al Signore, anche in questo tempo di pandemia, solitudini e paure.

Rinnoviamo, pertanto, la nostra fiducia in Dio e diciamo insieme:

E tutti recitano il simbolo apostolico

Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra;

e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte;salì al cielo,siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna.

Amen.

Poi chi guida dice:

Il Signore Gesù ci ha rivelato il Padre come amore senza misura. Per questo eleviamo a lui le

nostre preghiere, che egli ascolterà con benevolenza. Preghiamo dicendo: Ascoltaci Signore.

Ed alcuni dei presenti leggono le invocazioni

  • Perché la Chiesa sappia essere “luce del mondo”, dando sempre testimonianza di fiducia in Dio e affidamento al suo amore, preghiamo.
  • Perché coloro che governano le nazioni sappiano discernere le vie migliori per promuovere la dignità di ogni uomo, specialmente dei più poveri e bisognosi, in questo tempo di crisi nel quale la tentazione dello scarto si fa sentire, preghiamo.
  • Per tutti coloro che sono colpiti da malattia e dal virus , perché trovino consolazione nella Parola del Vangelo e, nella vicinanza cordiale del personale medico, un segno dell’amore di Dio, preghiamo.
  • Per coloro che sono smarriti o stanchi di cercare la verità nella loro vita, perché il Signore Gesù irrompa nel loro cuore e illumini la loro mente, affinchè possano fare esperienza della bellezza dell’essere cristiani, preghiamo.
  • Per noi, perché pur non partecipando per ora all’Eucaristia, possiamo camminare sulle strade della vita disseminando sul nostro cammino opere di giustizia, di pace, di carità fraterna, preghiamo.

Poi si conclude insieme:

PADRE NOSTRO…

E tutti concludono:

Signore Gesù riconduci a Te i nostri occhi,

occhi tante volte vagabondanti,

incapaci di guardare nel profondo.

Manda su di noi il Tuo Spirito

perché illuminati dalla luce del Tuo Amore

e consolati dal saperci fissati nella tua memoria eterna,

guardiamo il mondo, guardiamo i poveri, guardiamo noi stessi

nello splendore della Tua gloria. Amen

Benediciamo il Signore

Rendiamo grazie a Dio