Veglia Missionaria in Cattedrale

Prima celebrazione presieduta da don Gildo Manicardi come vicario generale

Con la Veglia Missionaria nella serata di sabato 19 ottobre, in Cattedrale, monsignor Ermenegildo Manicardi ha presieduto la sua prima celebrazione come vicario generale della Diocesi di Carpi. Rivolgendo il suo saluto ai presenti, “don Gildo” ha ricordato quando a dieci anni iniziò a fare il chierichetto in Cattedrale, chiesa dove fu in seguito ordinato presbitero la Pentecoste del 1975. “In questi giorni, lasciare il Capranica non è facile per me – ha affermato con emozione -, è faticoso lasciare ragazzi ai quali si vuole molto bene. All’annuncio che io venivo qui, è stato incaricato un successore bravissimo, ma nonostante questo c’era qualche ragazzo con gli occhi umidi. Ciò che mi ha impressionato – ha aggiunto – è che la sera stessa mi hanno fatto presiedere la Veglia Missionaria. Mi hanno detto: ‘dopo lei andrà via, quindi deve presiedere lei’. Quando don Fabio Barbieri mi ha chiesto di venire a presiedere qui la Veglia missionaria stasera, perché don Erio non poteva, ho capito che il Signore mi diceva: ‘vai a Carpi, guarda che c’è la missione!’”. Passando dalle emozioni personali alla celebrazione, don Manicardi ha ringraziato, anche a nome dell’arcivescovo Erio, don Karam, il sacerdote iracheno giunto per portare la sua testimonianza dalla terra di cui era originario Abramo, prima di ricevere la vocazione dal Signore: “va’ verso il paese che io ti indicherò”. In uno scenario nero, quello in cui vivono i cristiani iracheni, “caro don Karam – ha osservato il vicario – tu ci hai parlato delle perle che ci sono lì, della fede che resiste come un diamante nonostante le brutture, della coscienza, del senso della Chiesa. Che la storia sia brutta e che i telegiornali siano neri, lo sappiamo da soli. Ma tu sei venuto qui, stasera, dalla terra di Abramo, ed, essendo passato attraverso tutte queste vicende, ci hai portato la luce. L’ho detto perché dobbiamo andare via da qui con gioia. I martiri non sono mai stati sentiti dai cristiani veri come una disgrazia. Sono stati vissuti con gioia. La loro morte veniva chiamata il ‘dies natalis’, il giorno della nascita – ha sottolineato ricordando il Beato Odoardo Focherini -. Quindi, caro don Karam, ci hai detto che vale la pena essere cristiani, che la missione funziona”. E proprio sulla missione monsignor Manicardi ha proposto una riflessione. “C’è qualcosa che la Chiesa può dare a Dio? Sembra una domanda strana… la risposta sarebbe ‘niente, tutto è di Dio, tutto viene dalla grazia’, ma c’è una variabile, che è appunto la missione. Ci sono chiese missionarie e chiese non missionarie, secoli in cui la missione trionfa e secoli in cui c’è un assoluto disinteresse per la missione. Vuol forse dire che anche Dio è meteoropatico? Che in certi tempi pensa alla missione e in altri un po’ meno? Certamente, non è così, poiché la variabile è nella testa dei credenti. Ci sono Chiese e credenti che danno molto alla missione perché la loro testa è fatta in un certo modo, vale a dire che, se sono innamorati del Vangelo, non possono accettare che non ci sia missione”. Ecco allora, secondo il vicario generale, la grande domanda, e dunque la sfida, per la nostra comunità cristiana: “la Chiesa di Carpi, oggi, che consapevolezza missionaria ha?”. Come tutte le realtà vive, ha affermato, “anche la nostra Chiesa ha dei problemi, ma non ha solo questi. Ha delle grandissime forze. Pensiamo, ad esempio, al fatto che questa sera il Vangelo sia stato portato da cinque seminaristi: è un numero grande, molto più grande del solito! Allora si tratta di portare le vene di sangue buono che abbiamo nella direzione giusta”. “Chiediamo con intensità al Signore di saper capire lo splendore che ci mostrano le Chiese, come quella di don Karam, che sembrano povere e calpestate – ha concluso monsignor Manicardi -, di mettere al centro del nostro pensiero il Vangelo e di non essere una Chiesa fi acca e disfattista, quella dove non c’è missione, quella che non dà proprio niente al Signore”.