Vescovo, intervista all’inizio della Quaresima

Esiste una “emergenza adolescenti”, spesso sottovalutata; gli adolescenti sono tra le fasce che stanno soffrendo di più

E’ iniziata la Quaresima 2021, oggi come un anno fa stiamo vivendo un tempo di incertezze e di paura a causa della pandemia, il vescovo Erio ha affrontato più volte questa situazione sia in chiave pastorale che nella prospettiva del bene comune che riguarda l’intera società. All’inizio di questo tempo forte per i credenti abbiamo rivolto alcune domande al Vescovo.

Vescovo Erio, ultimamente ha parlato della necessità di una rigenerazione attingendo al vocabolario della speranza… 
Nel Messaggio per questa Quaresima, papa Francesco scrive che “il tempo di Quaresima è fatto per sperare”; forse mai come oggi abbiamo avvertito la necessità di annunciare una speranza più forte della morte; quella speranza che ci hanno testimoniato con la loro vita anche i presbiteri morti recentemente con il covid-19 e tutti coloro che sono stati contagiati o hanno vissuto momenti difficili e dolorosi in famiglia. Ora abbiamo ancora più bisogno di quella speranza “che non delude”, perché viene dall’amore di Dio riversato su di noi dallo Spirito (cf. Rom 5,5); e l’amore di Dio è più forte della
 morte.

Subito dopo la sua nomina a Vescovo di Carpi ha dato il via ad un percorso per favorire la conoscenza reciproca fra le due diocesi, una serie di incontri tra uffici pastorali e servizi per verificare possibili collaborazioni, con l’obiettivo di favorire le sinergie ed evitare inutili duplicazioni o dispersioni. A che punto siamo del cammino e come valuta questi primi passi?
Si è conclusa da pochi giorni la serie di incontri – 25 in tutto – che hanno coinvolto i corrispondenti uffici amministrativi e pastorali delle due diocesi. Lo scopo è quello di informarsi a vicenda sull’impostazione e sulle attività e di individuare i “ponti” possibili tra le due diocesi. Insieme a qualche problema, è emersa una grande vivacità; sono state avanzate anche parecchie proposte, in alcuni casi dirette all’unificazione. Vi sarà una seconda serie di incontri, sempre di carattere interdiocesano, tra metà aprile e fine maggio, per riprendere gli orientamenti che i consigli presbiterali e pastorali e i collegi dei consultori avranno maturato, per arrivare poi a settembre con alcune proposte condivise dalle due diocesi.

Un percorso molto articolato non c’è il rischio di ridurre la pastorale a sole questioni organizzative e amministrative?
Questa serie di incontri può apparire una complicazione, ma in realtà intende semplificare l’organizzazione diocesana e rispondere meglio alle esigenze dell’evangelizzazione sul territorio, a sostegno delle comunità parrocchiali, dei gruppi e delle aggregazioni. A livello diocesano cercheremo di “snellirci”, dando vita a reti di collaborazione più precise, che facciano leva meno sui singoli uffici e più su singoli progetti da condividere tra diversi uffici. Qualche volta infatti disperdiamo inutilmente le forze, portando avanti parallelamente iniziative simili, anche all’interno di una stessa diocesi, e dando così un’immagine “frazionata” delle nostre comunità. Non mancano le proposte: sono invece carenti il coordinamento, la visione globale e la disponibilità a collaborare