Nota Pastorale del Vescovo per la Festa del Patrono San Bernardino da Siena – 20 Maggio 2002

Festa del Patrono San Bernardino da Siena

Nota Pastorale del Vescovo per la Festa del Patrono San Bernardino da Siena – 20 Maggio 2002

Carissimi fratelli e amici carpigiani, fra un mese celebriamo la festa del nostro santo Patrono.

Festa molto sentita e che diventa segno profondo d’appartenenza a radici culturali, religiose, artistiche e civili di una città.

Carpi ha riscoperto da qualche anno la bellezza e l’importanza della festa del S. Patrono, costituendo un Comitato, caratterizzatosi nella sigla “Con il Patrono Carpi in Festa”.

Dall’anno scorso si è avvertita l’esigenza di estendere la composizione del Comitato chiamando a farne parte, oltre all’Associazione “Carpi in festa”, i rappresentanti delle diverse associazioni e aggregazioni cittadine coordinate dal Sindaco e dal Vescovo in rappresentanza del Comune e della Diocesi, per una piena partecipazione di tutta la cittadinanza.

È desiderio e volontà di tutte le componenti cittadine favorire e incrementare le festa del Patrono come momento di aggregazione, di appartenenza, di condivisione della realtà e del patrimonio culturale, civico, artistico e religioso della città di Carpi.

La festa del S. Patrono in questo anno 2002, agli inizi di un nuovo millennio, è particolarmente significativa per la nostra città, per la nostra Chiesa, per ogni istituzione quivi presente e operante, per i carpigiani, cui prema e stia a cuore il bene della convivenza civile e sociale.

 

Chi è San Bernardino da Siena che festeggiamo come Patrono?

 Perché San Bernardino da Siena è un santo importante per Carpi! Perché è, come ogni santo, una pagina vivente del Vangelo!

Nato a Massa Marittima l’8 settembre 1380, ha vissuto 63 anni, è morto a L’Aquila il 20 maggio 1444. È il più illustre predicatore italiano del secolo XV.

Della nobile casata degli Albizzeschi, si distinse, appena diciassettenne, tra i soci della Confraternita dei “Disciplinati di Maria”, nell’assistenza agli infermi dell’ospedale senese detto “della Scala”, soprattutto durante la peste del 1400. Quattro anni dopo, a 24 anni, ha fatto la sua professione solenne come Francescano Minore ed è divenuto sacerdote. L’anno dopo, ottenne il permesso di predicare. Si limitò dapprima alla Toscana, mentre terminava la sua formazione teologica.

Dal 1417, cioè a 37 anni, affrontò i più disparati uditori delle principali città dell’Alta e Media Italia, rivelandosi oratore d’eccezione ed audace 1 innovatore dei criteri tradizionali dell’eloquenza sacra. Le sue prediche -generalmente di buon mattino – attiravano le folle e spesso terminavano in entusiastici bruciamenti delle vanità; esse sono una preziosa testimonianza dell’opera religiosa sociale svolta dal Santo nel suo tempo travagliato da odi politici, da lotte di classe e minato dalla corruzione, dall’usura. Per tutti questi mali Bernardino indicò il rimedio nell’ardente devozione al Nome di Gesù, seguendo l’esempio di San Pietro: “Nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, costui vi sta innanzi sano e salvo… In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati!” (Atti 4,12). Tavolette, stendardi, bandiere diffusero in tutta Italia il celebre monogramma YHS. Gli furono offerti i vescovadi di Siena, Ferrara, Urbino, che egli ricusò; accettò la sola carica di primo Vicario generale dei Minori dell’Osservanza (1438), dei quali era sempre stato sostenitore instancabile e per i quali fondò numerosi conventi. Liberato dall’incarico, riprese la predicazione col proposito di spingersi fino al Regno di Napoli, ma giunto all’Aquila morì (1444); ivi se ne conservano le spoglie in S. Maria di Collemaggio. Nicolò V lo proclamò Santo nella Pentecoste del 1450, sei anni dopo la sua morte.

  

Cosa predicava San Bernardino?

 Prima di tutto, la pace. Per questo Bernardino proponeva di sostituire i diversi stemmi delle fazioni nemiche e le innumerevoli armi ed insegne che dividevano tra di loro i fedeli, con l’unico stemma del Nome di Gesù, nella forma del monogramma, a colori smaglianti, per sgominare ogni fazione, ogni partito. Per l’intenso apostolato del Santo, il culto del nome di Gesù si diffuse rapidamente e il suo simbolo ornò le chiese, le case, i pubblici edifici e servì mirabilmente a rappacificare i cuori dei fratelli.

  • Predicava poi la concordia tra i cittadini, maledicendo le divisioni dei partiti e specialmente quella tra Guelfi e Ghibellini. “Tutte queste cose so’ peccato mortale: e questo tale guelfo e ghibellino è stato trovato del diavolo, del diavolo per la perdizione delle anime vostre”. 
  • Poi predicava la carità e la solidarietà. Dove San Bernardino passava, dove la sua voce alta, chiara, squillante e arguta risuonava, venivano riformati gli ordinamenti sociali e politici in favore dei bisognosi; nascevano nuovi ospedali, il trattamento dei carcerati si faceva più umano, gli egoismi si attenuavano, i costumi s’ingentilivano. 
  • San Bernardino mise in luce i principali fondamenti dell’economia, quelli cioè della strumentalità e della socialità delle ricchezze e quello conseguente della moderazione nell’acquisto dei beni, e tracciò una esauriente valutazione etico-morale del commercio, in perfetta corrispondenza ai principi della giustizia e della carità cristiana. Sotto l’influsso della predicazione di S. Bernardino molte repubbliche italiane introdussero nelle loro riforme politiche e sociali i principi della morale sociale cattolica.

 Cosa c’entra San Bernardino da Siena con Carpi?

 San Bernardino predicò anche a Carpi. Quella predicazione avvenne nel 1427 e lasciò un profondo segno nella diffusissima devozione al Nome di Gesù e restò vivida nella memoria degli uditori, alcuni dei quali non molti anni dopo la canonizzazione di Bernardino (nel 1468) si riunirono in Confraternita.

L’efficacia della sua predicazione continuò fino a fare decidere le autorità cittadine nel 1643, due secoli dopo, a deliberare di sceglierlo come patrono.

Da allora Carpi ha goduto e gode dell’esempio, della intercessione, della grazia di questo grande santo che ha segnato profondamente la fede, la cultura, la spiritualità del suo tempo e dei suoi luoghi di vita. Nel ricordo di S. Bernardino, i Pio vollero i suoi frati, che vennero a S. Nicolò nel 1449-50, anno della sua canonizzazione.

 

Siamo eredi del passato

 Da allora, sulla scia di S. Bernardino da Siena, innumerevoli persone, in massima parte anonime, hanno contribuito giorno dopo giorno a modellare un patrimonio umano, religioso, civile, culturale di considerevole rilievo. Ne danno testimonianza le opere tramandate (ad esempio il Monte di Pietà fondato nel 1494).

Siamo eredi di un passato che perviene a noi con l’impronta di tante generazioni.

Ciascun cittadino e ciascun credente di Carpi senta e viva la bellezza e la gioia di appartenere a questa comunità civica, e a questa comunità ecclesiale riscoprendone tutto il patrimonio culturale, artistico, storico, spirituale che ha sempre formato e caratterizzato la nostra città.

 

Siamo responsabili del futuro

 Spontaneo è riflettere sul tempo che ci sta davanti, affidato a noi, da utilizzare con frutto. Se il passato è motivo di gratitudine, il futuro richiede responsabilità ed impegno. In realtà, soltanto in apparenza c’è una separazione netta tra il tempo già trascorso e quello che ci attende; noi stessi, quello che siamo, lo dobbiamo al passato. Il futuro non potrà prescindere dalla concreta storia di Carpi. La comunità cristiana di oggi si riconosce in continuità di fede e di amore con quelle succedutosi in terra carpense nel corso di questi secoli. È consapevole che, dal tempo di S. Bernardino da Siena, il vangelo vissuto dai cristiani, pur con i limiti della debolezza umana, è stato presente ed attivo nel dare un volto alla città. Intende ora, anche per il futuro, contribuire insieme a tutte le componenti sociali, dare un’anima a Carpi perché possa conservare, pur nella profonda trasformazione, i tratti più positivi del suo carattere.

 

Siamo e vogliamo essere costruttori del presente 

  • Siamo grati al Signore per tanti segni della sua presenza e della ricchezza di fede degli ultimi cinquant’anni: i Sacerdoti molto zelanti e generosi, i servi di Dio Odoardo Focherini e Mamma Nina, le numerose opere di carità ed educative, la vivacità delle parrocchie, delle Associazioni e Movimenti ecclesiali, e tante altre situazioni positive quali una convivenza civile progredita, ricca di iniziative culturali, artistiche, umanitarie e vivace per presenza ed operosità di gruppi e associazioni.
  • Avvertiamo però anche al presente il pericolo e il rischio di una crescente indifferenza e di un accentuato individualismo che tarpa le ali e può portare le singole realtà della Chiesa, le diverse strutture socio civiche amministrative, le diverse associazioni sociali, le parti politiche, le molteplici e laboriosissime aziende a chiudersi in se stesse e a vivere con forte disagio e malessere l’insicurezza per l’aumento della criminalità, il degrado ambientale, il traffico carico di incidenti, le evasioni e le fughe del week – end e dei diversi divertimenti. Una città deve tendere al benessere sia materiale che spirituale; deve tendere a ciò che serve ad una dignitosa sopravvivenza, senza trascurare quanto giova al ben-vivere. Questo significa porre al centro dell’impegno e delle scelte la persona, ogni persona. Ci chiediamo se, con l’attuale frenetico ritmo di vita, in un ambiente sempre più inquinato, le centralità dell’uomo, della famiglia e delle relazioni interpersonali siano davvero i punti di riferimento per le scelte individuali e politiche. Anche Carpi, lodevolmente laboriosa e attiva, intraprendente e ricca di aziende è una società febbrilmente protesa a correre, a fare, a produrre: il rischio può essere che le persone vivano sempre più per lavorare dimenticando che si lavora per vivere.

 

 

 

Prendiamo il largo come ci invita il Papa

 Cosa ci suggerisce san Bernardino perché possiamo superare l’indifferenza e l’individualismo, e perché Carpi possa guardare al futuro e alle sfide del futuro con fiducia?

  • 1) Un forte senso di appartenenza a Cristo, alla Chiesa e alle radici religiose, sociali, culturali, artistiche di Carpi.
  • Un forte senso di appartenenza a Cristo e alla Chiesa! Come per S. Bernardino, che ebbe piena fiducia nel Santissimo Nome di Gesù, così per ogni carpigiano è proposto un pieno e decisivo affidamento a Cristo Signore. San Bernardino da Siena ricorda a tutti, sia credenti che non credenti, sia cattolici che mussulmani, sia indifferenti che agnostici che “in nessun altro c’è salvezza, se non nel nome di Gesù Nazareno!” (Atti 4,10). Il monogramma col nome di Gesù da lui dipinto e diffuso in tutto il mondo è segno della sua fede e del suo annuncio convinto e deciso.
  • Un forte senso di appartenenza alle radici religiose, sociali, culturali, artistiche di Carpi. Le radici religiose, sociali, culturali e artistiche di Carpi, che si rifanno anche a S. Bernardino, ci ricordano che le persone non ricavano la loro identità profonda da quanto producono, da quanto possiedono, o dal guadagno che percepiscono o dall’immagine che danno; la loro dignità viene prima e continua anche oltre il ruolo che ciascuno è chiamato a svolgere. Le relazioni con la famiglia e con gli amici, gli interessi diversi da quelli economici e di carriera, sono parte fondamentale di una vita veramente e pienamente umana.
  • 2) La solidarietà come accoglienza verso i carpigiani in difficoltà di lavoro e verso gli extracomunitari. Diversi carpigiani oggi sono costretti a chiudere i propri negozi per motivi che gli amministratori politici e locali dovrebbero esaminare e superare, mentre altri sono alla ricerca di un lavoro improvvisamente tolto per chiusura di aziende.
  • a) Il lavoro, essendo attività di una persona e non di una macchina, va ripensato eticamente e non può essere concepito come un avvallo alla produzione fine a se stessa. Esso è un elemento di grande importanza per procurare prosperità, ma anche nel determinare lo stile di vita di una comunità. Si richiede da parte di tutti un supplemento di umanità, di quella umanità che Gesù ha redento e rinnovato, di quella umanità che sa andare oltre il proprio interesse e l’orizzonte immediato, di quella umanità che, costantemente riscoperta e promossa, genera la solidarietà e la carità. E’ un bene che va oggi riproposto con convinzione.
  • b) La città è formata oggi da persone e da gruppi dissimili per origine, cultura, età, interessi. Questa composizione multiforme è un dato di fatto, che in alcuni tempi, come il nostro, si accentua, favorendo il crearsi di paure e di sospetti destinati a fomentare tensioni. Nessuno nega le difficoltà che anche Carpi sta vivendo, ma sarebbe pericoloso, oltre che inutile, da un lato voler ignorare o rimandare il problema, dall’altro esasperare le difficoltà o pensare di affrontarle soltanto con mezzi “forti”. La convivenza è inevitabile. E se una cultura, laica o religiosa, ha paura di confrontarsi, vuol dire che questa cultura ha poca fiducia in se stessa e denuncia una carenza di chiara appartenenza a un popolo, ad una propria cultura, ad una propria città. L’invito che il Card. Biffi e anch’io, a suo tempo, abbiamo fatto a considerare l’arrivo e la penetrazione di una cultura islamica nella nostra Italia era rivolto non a rifiutare il lavoro e la casa ai fratelli islamici, quanto a ravvivare, rinvigorire, riprendere coscienza e fiducia di un nostro patrimonio culturale e religioso da far conoscere e proporre agli extracomunitari, superando forme sterili di buonismo o di rassegnazione, con un dialogo impostato con chiarezza nel reciproco rispetto e nella volontà di mutua accoglienza e promozione sociale.

3) La condivisione fra di noi e verso tutti! Solidarietà che vuol dire condivisione di tutto ciò che si è e che si ha all’insegna del comando nuovo del Signore Gesù: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi” (Giov 13, 34 – 35). Amare vuol dire fare dono della vita, cioè fare dono di sé, dono del tempo, dono dell’affetto e dell’attenzione verso ciascuna persona che incontriamo, che è nostro fratello, perché figlio dello stesso Padre comune. Vuol dire fare dono di un proprio appartamento libero a tante famiglie che cercano casa, con un affitto “onesto” e possibile. Amare vuol dire: essere ciascuno di noi dono e accoglienza!

Un’espressione del dono era ed è il volontariato, tuttora operante fra la nostra gente. Un volontariato che impegna giovani, persone mature e anche anziani, che ormai pensionati, esprimono nella gratuità assoluta le loro capacità professionali e gli atteggiamenti di generosità verso chi ha bisogno.

Un più forte convinto e diffuso clima di “volontariato” purificherebbe la convivenza civile da molti attriti, durezze, pretese, alimentando il senso del reciproco aiuto. Tutto questo richiede un nuovo slancio culturale per formare ed educare la coscienza delle persone, specie dei giovani, al senso civico dell’appartenenza sociale, alla corresponsabilità individuale in un contesto di scelte collettive forti. Ciò chiama in causa tutti gli strumenti, le agenzie formative, la scuola per prima, ma anche la famiglia e le altre realtà (Cfr. Nota Pastorale del Vescovo sull’estate 2001 a Carpi del 26/8/2001).

Ma questo “salto culturale” nella linea del dono, della gratuità, del rispetto dei sentimenti molto si gioverebbe della testimonianza di chi ha maggiori responsabilità, sia della comunità ecclesiale che della classe dirigente del pubblico e del privato.

 

Un caloroso invito a tutti

 1) Carissimi fratelli e amici carpigiani, viviamo ciò che siamo, ciò che abbiamo ricevuto, ciò che la festa del S. Patrono il 20 maggio ci richiama come nostro proprio di credenti e di cittadini in questa città di Carpi!

2) Carissimi fratelli e amici carpigiani, corriamo e angustiamoci e affanniamoci meno! Troviamo spazi e tempi di riposo, di calma, di riflessione, specie la domenica, giorno del Signore, festa religiosa e festa civile, giornata nella quale riprendiamo coscienza del senso della vita e recuperiamo i valori del dono, dell’ascolto, del rispetto dei sentimenti, dei rapporti interpersonali che non rendono economicamente, ma danno “ il gusto vero della vita”, in una società, che invece sembra fondarsi soprattutto sull’attività frenetica, sulla produzione, sull’interesse personale, sull’apparenza, sul denaro e sul guadagno, sull’evasione del fine settimana.

3) La festa del Patrono sia e divenga sempre più un’occasione di forte incontro e un momento privilegiato di aggregazione e di piena comunione e collaborazione di tutte le forze imprenditoriali – aziendali – sociali – politiche e di tutte le Associazioni cittadine al di là delle proprie credenze e impostazioni.

4) Partecipiamo ai diversi momenti di:

  1. a) riflessione: giovedì 16 maggio alle ore 21 nella sala del Cinema Corso a una conferenza del Antonino Zichichi sul tema: “Fede e Scienza” alla luce di tante problematiche che scuotono la coscienza del mondo cattolico e del mondo laico.
  2. b) Preghiera:
    sabato 18 maggio alle ore 21 in Cattedrale Veglia di preghiera
    in preparazione alla Pentecoste, e lunedì 20 maggio alle ore 17 in Bernardino da Siena, celebrazione solenne dei Vespri, processione con la Reliquia del Santo e alle ore 18 S. Messa solenne.
  3. c) festa gioiosa e richiami folcloristici in Piazza Martiri e nella zona adiacente, nei vari giorni dal 17 al 20 maggio.

 Ci ottenga e ci doni San Bernardino da Siena forte coscienza di appartenenza civica, generoso impegno di solidarietà e di accoglienza, abbondanza di tolleranza e di reciproco dialogo, vera e piena pace tra le parti sociali – politiche – religiose – culturali della nostra amata città di Carpi.

Carpi, 20 aprile 2002                                                                             + Elio Tinti, Vescovo

 

20-04-2002