Intervento all’incontro di Scienza e Vita

22 settembre 2012 - Carpi
22-09-2012

Nel 1998 Giovanni Paolo II ha pubblicato la Lettera enciclica Fides et Ratio che ha riacceso il dibattito della relazione tra fede e ragione. Si tratta di una questione importante perché la separazione tra fede e ragione è stata abituale per circa tre secoli.

Dal canto suo, Benedetto XVI ritiene che il rapporto fede-ragione costituisca una delle sfide culturali più importanti della nostra epoca. Nella preghiera dell Angelus della domenica 28 gennaio 2008, il Pontefice parlando di San Tommaso d Aquino ha affermato che questo grande dottore della Chiesa, cito, con il suo carisma di filosofo e di teologo, offre un valido modello di armonia tra ragione e fede, dimensioni dello spirito umano, che si realizzano pienamente nell incontro e nel dialogo tra loro.

S. Tommaso viene presentato dal Magistero della Chiesa come il pensatore capace di affermare insieme il valore della ragione ed il primato della fede. Tuttavia, prima di presentare la sua riflessione in merito, mi sembra opportuno presentare le diverse posizioni che si danno sul rapporto ragione-fede.

1.      La posizione dell esclusione. Questa posizione si presenta secondo un duplice indirizzo: il razionalismo ed il fideismo.

          Il razionalismo è quella corrente di pensiero che esclude la fede e  pretende di ricondurre tutta la realtà alla ragione, piuttosto che la ragione alla realtà. Il razionalista, in altre parole, pretende di interpretare il mondo a tavolino; sostituisce ciò che è frutto della ragione a ciò che l esperienza detta nella sua concretezza e nella sua forza oggettiva (Cartesio, Spinoza, Kant, Hegel). La fede per i razionalisti non ha senso, non ha alcun valore conoscitivo. Certi atei e scienziati accusano i cattolici di dogmatismo, e non si rendono conto che hanno fatto della scienza un dogma, una verità di fede.

Il Beato Cardinale John Henry Newmann l 11 dicembre del 1831, tenne un discorso all Università di Oxford, intitolato L Usurpazione (o la prevaricazione) della ragione. In esso il Cardinale sosteneva che la ragione tende ad assumere un atteggiamento di isolazionismo, di chiusura in se stessa che la porta a rifiutare che possa esistere qualche verità al di fuori di quella che passa attraverso la ragione umana.

Molti uomini di fede, ma anche molti filosofi e scienziati, in ogni epoca, hanno alzato la voce contro questa pretesa di assolutismo della ragione. Uno di questi è Blaise Pascal il quale ha scritto: L atto supremo della ragione sta nel riconoscere che c è un infinità di cose che la sorpassano (Pensieri N. 267). Nel momento stesso in cui la ragione riconosce il proprio limite, lo infrange e lo supera.

          Il fideismo. In questa corrente è la fede che esclude la ragione. Il maggiore esponente di questa corrente è Lutero, per il quale la ragione è prostituta del Demonio. Secondo Lutero la ragione è radicalmente inferma ed incapace di attingere le verità essenziali che riguardano Dio, l uomo, l agire umano. Il Concilio Vaticano I, celebrato nel 1869-70, ha condannato questa posizione e dichiarato come verità di fede che la ragione umana è capace di giungere alla conoscenza dell esistenza di Dio e di alcuni suoi attributi razionalmente dimostrabili. Certo il Dio che la ragione può conoscere non è quello personale della Rivelazione, ma come Causa prima , Essere supremo , Idea assoluta , Legge eterna , Valore assoluto , come insegna la filosofia.

L enciclica Fides et Ratio rifiuta, considerandoli errori, sia il fideismo che il razionalismo perchè tagliano le due ali che permettono alla mente di elevarsi a Dio: le ali della fede e della ragione.

In fondo una ragione che pretende di essere assoluta si afferma come una fede. Sant Alfonso Maria de Liguori parlando degli illuministi diceva che hanno la fede di quelli che hanno perso la fede

Ma anche una fede che escluda la ragione, che non divenga cultura, è una fede non consapevolmente accolta, non integralmente vissuta, che si riduce ad una semplice esperienza soggettiva, a sentimentalismo, ad emozione. Certo la fede è un dono, ma un dono offerto all intelligenza. Giovanni Paolo II affermava che prima di un io credo , c è un io so . Infatti, Dio non potrebbe parlare all uomo se l uomo con la sua intelligenza non fosse in grado di comprendere che è proprio Dio a parlare e che quella parola che ascolta non è una semplice parola umana, ma rivelata.

2.      La posizione della disgiunzione totale. Il filosofo ed il credente sono tra loro inconciliabili, appartengono a due mondi separati. In questa visione l unità della persona verrebbe spezzata; ci troveremmo davanti ad una forma di schizofrenia. Sembra una via piuttosto presente ai nostri giorni: la fede si occupa del mondo di Dio, la ragione si occupa del mondo materiale. Tuttavia, questa posizione di scontro e di guerra non è del tutto sterile, controproducente, sbagliata. Infatti, guardando più da vicino c è qualcosa in questa posizione che vale la pena salvare, recuperare e valorizzare. Coloro che attaccano un avversario (sia esso scienziato o teologo), se sono onesti e non lo fanno per partito preso, mostrano di credere fermamente in qualcosa, di ritenere che proprio quel qualcosa sia fondamentale per la propria vita, in quanto a loro modo di vedere, contribuisce a chiarirne e/o arricchirne il senso.

 

In effetti, queste posizioni, se non sono solo ideologiche, sono ragionevoli, e dunque umane. In altre parole è umano che uno scienziato evoluzionista che sente un prete avventato attaccare beceramente il darwinismo che per lo scienziato stesso rappresenta ciò che lo sprona e dà significato alla sua vita professionale si ribelli e dissenta apertamente. Parimenti, è giusto che un credente impegnato in una vita di riflessione seria nella e sulla sua fede, che sente lo scientista di turno ridicolizzare la sua fede ( e quindi la sua vita), si incavoli (cfr. Odifreddi, Perché non possiamo dirci cattolici).

 

3.      La posizione dell assorbimento reciproco. Ma una filosofia che diventa una fede, rinuncia ad essere una filosofia, cioè un sapere umano fondato e argomentato; e una fede che diventa filosofia, rinuncia ad essere l adesione alla verità rivelata per l autorità di Dio che la rivela.

 

4.      La posizione di S. Tommaso. Egli pensa il rapporto fede-ragione come un rapporto di distinzione, ma anche di continuità perché entrambe sono vie di conoscenza per giungere alla verità. Infatti, la fede suppone la ragione e la perfeziona, e la ragione, illuminata dalla fede trova la forza per elevarsi alla conoscenza di Dio e delle realtà spirituali. Ci sono verità che la ragione può conoscere anche con le sue sole forze e ci sono verità che noi non potremmo mai conoscere se non ci fosse Dio a rivelarcele, perché vanno oltre la nostra capacità. Noi possiamo giungere, con la sola ragione, ad affermare che Dio esiste, che è uno, ma per affermare che Dio è Trinità è necessaria la Rivelazione.

La ragione e la fede costituiscono come due ali, dice la Fides et Ratio: la ragione rischiara la via della fede; la grazia rischiara l intelligenza, rende più idonea l intelligenza a spiccare il volo, a conoscere le verità supreme. La fede viene incontro alla ragione.

Ma come la ragione può venire incontro alla fede? Attraverso la filosofia. Storicamente in filosofia si trova di tutto. Sembra essere una gabbia di matti : ognuno di sveglia al mattino e dice quello che gli passa per la mente. Nasce spontanea la domanda: Ma chi ha ragione? Dove sta la verità? . Tutto questo per introdurre un obiezione che spesso si sente: la filosofia ha smesso di parlare di Dio, perché dopo Hume, Kant, dopo Hegel, dopo Nietzsche dopo Auschwitz non si può più costruire un discorso filosoficamente saldo su Dio.

E così da una parte sono nate le diverse correnti filosofiche: ermeneutica, l esistenzialismo, lo strutturalismo, il prassismo, il personalismo la fenomenologia, la filosofia della scienza e dall altra si delega alla teologia, o ancora peggio ad un certo tipo di spiritualismo cristiano, sentimentalista, epidermico, emozionale ogni discorso su dio.

E la filosofia, nella sua specie più alta, nobile, classica, cioè la metafisica, che è chiamata ad esprimersi su dio in termini rigorosi. La via del filosofo è quella che procede dagli effetti alle cause, fino a trovare la causa prima di tutte le creature: Dio.

A questo riguardo a chi afferma che la scienza è l unica fonte autentica e certa di sapere si può facilmente ribattere che questa affermazione nega se stessa. Non esiste esperimento o equazione in grado di mostrarne la veridicità. In altri termine, ogni critica all affermazione positiva sull esistenza di Dio è da articolarsi in termini filosofici, non scientifici.

Il binomio fede-ragione è approfondito costantemente nel pensiero di un grande scrittore cattolico, Gilbert Keith Kesterton ed in particolare nei racconti del divertente ed intelligente Padre Brown. Nel racconto L oracolo del cane il sacerdote investigatore afferma: Il primo effetto di non credere in Dio è il perdere il senso comune e non poter vedere le cose come sono e tutto questo perché si ha paura di poche parole: Egli si è fatto uomo .  Si tratta di un affermazione di una freschezza ed attualità sorprendente. La fede quando è autentica non mortifica la libertà e la ragione 

Tuttavia bisogna essere onesti: né i razionalisti convertiranno con i loro argomenti i credenti né i credenti i razionalisti. Bisogna trovare un altra strada.

Pascal propone la strada del cuore: Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce (Pensieri 277).

I romantici proponevano quella del sentimento.

Il Padre Cantalamessa, in una predica alla Curia Romana nel 2010, proponeva di percorrere la via dell esperienza e della testimonianza che desume da un grande studioso tedesco , Rudolph Otto (Il Sacro, Feltrinelli 1966). Questi sostiene che l affermazione tradizionale che c è qualcosa che non si spiega  con la ragione, non è un postulato teorico o di fede, ma un dato primordiale di esperienza .

In altre parole esiste un sentimento che accompagna l umanità fin dai suoi inizi e che è presente in tutte le religioni e culture ed è l esperienza del tremendo ed affascinante del soprannaturale, che non è contrario alla ragione, ma che va fuori dalla ragione , che non è traducibile in termini razionali.

Il razionalismo ha perso il senso del sacro. Non a caso ha detto Charles Peguy che la spaventosa penuria del sacro è il marchio profondo del mondo moderno. Lo si nota in ogni aspetto della vita, ma in particolare nell arte, nella letteratura, nel linguaggio di tutti i giorni. Per molti autori, essere definiti dissacranti non è un offesa, ma un complimento.

Ciò che permette di superare da un punto di vista esistenziale il razionalismo è l ammirazione e lo stupore. Innanzitutto davanti alla natura. Lo scienziato Francis Collins, nel suo libro Il linguaggio di Dio (2006) descrive con queste parole il suo ritorno alla fede: In un bel mattino di autunno, mentre per la prima volta, passeggiando sulle montagne, mi spingevo nell ovest del Mississippi, la maestà e la bellezza della creazione vinsero la mia resistenza. Capii che la ricerca era arrivata al termine. Il mattino seguente, al sorgere del sole, mi inginocchia sull erba bagnata e mi arresi a Gesù Cristo. La scoperta stessa del genoma viene descritta dallo stesso Collins una esperienza di esaltazione scientifica e al tempo stesso di adorazione religiosa. Tra le meraviglie del creato, nulla è più meraviglioso dell uomo e, nell uomo, della sua intelligenza creata da Dio.

Anche nella quotidianità non mancano occasioni in cui è possibile fare l esperienza di un altra dimensione frutto della capacità di stupirsi: l innamoramento, la nascita di un figlio, una grande gioia. Chi si stupisce regnerà dice un detto attribuito a Gesù.

Quando l esperienza del sacro e del divino che ci giunge improvvisa e inattesa da fuori di noi quando è accolta e coltivata, diventa esperienza soggettiva vissuta. Si hanno così i testimoni di Dio che sono i santi e, in modo tutto particolare, una categoria di essi, i mistici.

I mistici sono coloro che hanno patito Dio , cioè coloro che hanno sperimentato e vissuto il divino. Sono, per il resto dell umanità, come gli esploratori che entrati per primi nella terra promessa, sono poi tornati indietro per riferire ciò che hanno veduto. I mistici sono coloro che hanno scoperto che Dio esiste, anzi che Egli solo esiste  davvero e che è infinitamente più reale di ciò di solito chiamiamo realtà.

In conclusione. La prova più convincente, contro ogni negazione, che fede e ragione possono e debbono camminare insieme, sono da un lato i santi, dall altro la bellezza che la fede ha generato.  Infatti, l incontro con la bellezza provoca una scossa emotiva salutare che fa uscire l uomo da stesso, che lo entusiasma attirandolo verso altro da sé e lo strappa dall accomodamento del quotidiano.

Noi dobbiamo ritrovare questa forma di conoscenza, è un esigenza pressante del nostro tempo.  

 

Francesco Cavina, Vescovo