Quando c’imbattiamo nella morte
, soprattutto se è la morte di una persona amica e cara al nostro cuore e siamo quasi costretti a guardare in faccia al suo mistero, le cose e gli avvenimenti ci appaiono in una prospettiva nuova e più vera. E ci è più facile capire quali sono i valori autentici della vita. In questa luce comprendiamo che gli uomini fortunati, gli uomini “beati”, come li chiama il Signore, non sono quelli che possiedono molto (e perciò devono lasciare molto), ma quelli che hanno l’animo più distaccato dai beni della terra e dunque più libero; non sono quelli che inseguono freneticamente tutti i possibili godimenti, ma quelli che le pene fisiche o spirituali, ben sopportate, preparano meglio alle consolazioni del cielo; non sono quelli che sanno infliggere agli altri la loro prepotenza, ma quelli che affascinano il cuore di Dio e degli uomini con la loro mansuetudine, la loro disponibilità, la loro dolcezza.In una parola, alla luce della morte, luce che sembra impietosa mentre è soltanto rivelatrice, noi arriviamo a cogliere in profondità la verità delle “beatitudini”, che il Signore ha proclamato dal monte, come premessa ed ispirazione di tutta la legge evangelica, e che in questa celebrazione ci è stata riproposta ancora una volta. Il che diventa singolarmente chiaro per noi in quest’ora di mestizia, che ci invita a ripensare alla fede e nella commozione alla personalità, al lavoro apostolico, alla dura prova della malattia, al passaggio da questo mondo alla casa del Padre, di un sacerdote che ha vissuto un’esistenza, impre-ziosita dalla laboriosità, dalla serenità, dalla fede, e adesso è andato a ricevere, fidando nell’infallibile assicurazione del Signore, l’eredità del Regno dei cieli, del luogo di ogni consolazione, della terra promessa ricca di tutti i beni.
La Chiesa di Carpi oggi esprime lode e gratitudine al Padre di ogni dono, per il limpido e operoso servizio sacerdotale di monsignor Luigi Casarotti, un servizio cominciato nel 1952 e poi proseguito, sempre certo e fecondo, attraverso i molti rivolgimenti culturali, le crisi sociali e politiche, le trasformazioni ecclesiali e liturgiche, che hanno caratterizzato la seconda metà del secolo scorso e gli inizi di questo nuovo secolo. Fra i diversi ministeri vissuti da don Luigi, oltre che Parroco in questa Parrocchia di Panzano dal 1964 al 1980, ricordiamo particolarmente quello di Giudice del Tribunale Ecclesiastico Regionale di Modena dal 1980 fino al presente per circa trenta anni, svolto con passione, slancio, competenza ed esemplare fedeltà. Appena operato all’Ospedale Rizzoli non molto tempo fa, due giorni dopo si è messo a sedere sul letto, battendo al computer con la mano destra una sentenza per un matrimonio, spiegando che così non badava al dolore.
Mons. Casarotti è sempre stato un buon testimone di Gesù, della sua croce salvifica e della sua vitale risurrezione. Ed è stato un buon testimone di Gesù perché lo ha ben conosciuto, crescendo ogni giorno nella comunione con lui, così come quotidianamente il Signore gli si offriva nella gioia dell’incontro eucaristico. Mi diceva al telefono sua sorella, comunicandomi la sua morte, che, negli ultimi mesi di sofferenza, continuamente pregava il Signore e si abbandonava a lui. Perciò egli è stato pronto e preparato ad avviarsi verso il suo Maestro e Giudice, fiducioso di trovarlo con un cuore misericordioso e con volto amico. Il suo impegno sacerdotale nella nostra Chiesa diocesana è stato largamente preso anche dalla dedizione alla cura spirituale dei fratelli, specie nel confessionale a Rolo e a Novi.
La nostra Chiesa ‘ e anzi la Chiesa emiliana – ha un grande debito di riconoscenza verso Monsignor Casarotti, che nei suoi molti anni ci ha insegnato l’arte difficile di essere uomini veri, nel senso più compiuto del termine; ci ha mostrato come si vive con fermezza e semplicità la nostra adesione a Cristo, unico salvatore di tutti; ci ha dato l’esempio di come si ami, senza eclissi e senza distrazioni, il gregge che ci è stato affidato.
Oggi noi compiamo questo rito di suffragio con cuore dolente ma sorretti dalla speranza cristiana, convinti come siamo che “Colui che ha risuscitato il Signore Gesù risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui” (2 Cor 4,14). Don Luigi ci ha preceduti a quell’appuntamento di gioia e di gloria. E in questa liturgia lui stesso ci ricorda, con la fede che ha illuminato tutta la sua vita, che, come abbiamo ascoltato da san Paolo, “quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra, riceveremo un’abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli” (2 Cor 5,1).
Allora noi, che oggi siamo nella pena e nel rimpianto, saremo consolati perché ritroveremo questo nostro fratello carissimo, e ritroveremo quanti abbiamo amato e ci hanno amati: quanti i nostri occhi adesso non vedono più e sembrano persi per noi, ma invece sono guadagnati per il destino comune di pace e di felicità che ci attende nella gioia e nella pace del Paradiso.
+ Elio Tinti, Vescovo