Omelia nel Venerdì Santo – Liturgia della Passione del Signore

02-04-2010


Guardando alla croce, impariamo ad amare


Il dono di Gesù ci insegna ad aprirci ai bisogni degli altri


 


‘Questa sera i nostri occhi si levano al Crocifisso, immagine consueta tra i cristiani, con un’attenzione nuova e più profondo desiderio di capire’: a perpetrare il crimine della morte di Gesù sono stati in tanti, osserva il Vescovo nell’omelia del Venerdì Santo, in cui si ricorda la Passione del Signore; ‘amici ed estranei, ebrei e romani, autorità e semplici esecutori. Siamo stati tutti, noi che dobbiamo riconoscerci peccatori e che ‘per le sue piaghe siamo stati guariti’ (Is 53, 12)’.


Ancora, però, neppure tutte le colpe della storia spiegano il gesto di Gesù: ‘E’ stato il suo amore – afferma il Vescovo -. Sulla terra la misura dell’amore è data dalla capacità di soffrire per la persona amata ed è una sofferenza che arriva al suo culmine con la morte. Questa estrema volontà d’amore doveva essere espressa e testimoniata nello strazio inaudito del Calvario’.


Nel Venerdì Santo si è manifestato prima di tutto l’amore verso Dio da parte del suo Figlio Unigenito: ‘davvero Gesù con grande fiducia in noi ci rivelava gli intimi segreti del suo cuore: ‘Tutto è compiuto (Gv 19, 30)’ significa che non c’è più nessuna fibra del suo cuore, non c’è più nessun fremito del suo essere che non sia divenuto uno slancio d’amore verso il Padre. Tutto è compiuto perché la dimensione di un amore come questo non si può oltrepassare’.


L’amore di Gesù crocifisso per il Padre si traduce anche nell’amore per ciascuno, osserva poi monsignor Tinti. ‘Siamo immagini vive del Creatore, quasi icone splendide anche se deteriorate dal nostro egoismo e dalla nostra ingratitudine. Dall’alto della croce siamo ad uno ad uno guardati dal nostro Redentore, il quale salva gli uomini non come una massa anonima, ma come persone, ognuna con un volto e un cuore. Anche noi – esorta il Vescovo -, mirando alla croce e al Signore che vi è sopra, impariamo ad amare. E se finora l’egoismo ha troppe volte oscurato la vita del nostro spirito, la scena dell’Amore crocifisso, contemplata nella fede, ci insegna e ci induce ad aprirci ai nostri fratelli, alle loro pene, alle loro necessità. Questa è la scuola più alta. Chi con umile semplicità la frequenta – conclude monsignor Tinti, diventa a poco a poco degno di partecipare sul serio nella Pasqua al mistero della gioia e della risurrezione’.