OMELIA NELLA VEGLIA MISSIONARIA DIOCESANA

Cattedrale ' Sabato 18 ottobre 2008 ' ore 21
20-10-2008


1. Siamo qui a vivere una veglia di preghiera chiedendo al Signore la grazia più urgente e indispensabile per ogni uomo: la grazia e il dono di scoprire in Gesù Cristo, figlio di Dio, la luce della speranza che brilla per ciascuno, come abbiamo espresso nella preghiera iniziale.


Il Papa attuale e Papa Giovanni Paolo II ci hanno ripetuto in diverse circostanze che se uno ha incontrato veramente Cristo e quindi è stato illuminato da Lui e in Lui ha riposto il proprio senso di vita e la propria speranza, non può tenerlo per sé, ma sente il bisogno e l’esigenza di comunicarlo e di dirlo agli altri.


E’ quanto abbiamo ascoltato poco fa da S. Paolo nella prima lettera ai Corinzi: “Non è per me un vanto predicare il Vangelo; è un dovere per me: guai a me se non predicassi il Vangelo! (1 Cor. 9,16). E la misura e il modo di questo suo annunciare il Vangelo è molto chiaro: “Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli, mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno. Tutto io faccio per il vangelo, per diventarne partecipe con loro” (Cor. 9, 22-23).


2. E come Paolo ha cercato i fratelli e li ha raggiunti là dove erano, cercando di mostrare a tutti il Volto del Signore e il suo Vangelo, così noi oggi dobbiamo ascoltare il grido di tanti fratelli che, inconsciamente, ci chiedono, come quegli alcuni Greci del Vangelo hanno chiesto all’apostolo Filippo: “Signore, vogliamo vedere Gesù”. Il S. Padre, nel suo messaggio per questa giornata mondiale, si è fatto interprete di questo grido del mondo, scrivendo che l’umanità ha bisogno di liberazione: “L’umanità ha bisogno di essere liberata e redenta. La creazione stessa ‘ dice san Paolo ‘ soffre e nutre la speranza di entrare nella libertà dei figli di Dio (cfr Rom 8,19-22). Queste parole sono vere anche nel mondo di oggi. La creazione soffre. L’umanità soffre ed attende la vera libertà, attende un mondo diverso, migliore; attende la “redenzione”. E in fondo sa che questo mondo nuovo aspettato suppone un uomo nuovo, suppone dei “figli di Dio”. E il Papa individua l’esigenza di un mondo migliore, considerando alcune situazioni del mondo di oggi: la violenza, la povertà, le discriminazioni e talora persino le persecuzioni per motivi razziali, culturali e religiosi, il progresso tecnologico non sempre finalizzato alla dignità e al bene dell’uomo né ordinato ad uno sviluppo solidale, il rapporto uomo-ambiente minacciato da un uso indiscriminato delle risorse. Dinanzi a questo scenario il S.Padre si domanda preoccupato: “Che ne sarà dell’umanità e del creato? C’è speranza per il futuro, o meglio, c’è un futuro per l’umanità? E come sarà questo futuro?”. La risposta a questi interrogativi viene a noi credenti dal Vangelo. E’ Cristo il nostro futuro e come ho scritto nella Lettera enciclica Spe salvi, il suo Vangelo è comunicazione che “cambia la vita”, dona la speranza, spalanca la porta oscura del tempo e illumina il futuro dell’umanità e dell’universo (cfr n. 2).


3. Da questa consapevolezza, l’esigenza di annunciarlo: “Guai a me ‘ affermava san Paolo ‘ se non predicassi il Vangelo! (1 Cor 9,16). Sulla via di Damasco egli aveva sperimentato e compreso che la redenzione e la missione sono opera di Dio e del suo amore” e guardando all’apostolo “comprendiamo che l’attività missionaria è risposta all’amore con cui Dio ci ama”. Il suo amore, prosegue ancora il Pontefice, è “l’energia spirituale capace di far crescere nella famiglia umana l’armonia, la giustizia, la comunione tra le persone, le razze e i popoli, a cui tutti aspiriamo. Dio stesso conduce la Chiesa incontro all’umanità e chiama gli evangelizzatori ad abbeverarsi “a quella prima originaria sorgente” del suo amore che è Gesù Cristo: “solo da questa fonte ‘ spiega il Papa ‘ si possono attingere l’attenzione, la tenerezza, la compassione, l’accoglienza, la disponibilità, l’interessamento ai problemi della gente, e quelle altre virtù necessarie ai messaggeri del Vangelo”.


4. Se, osserva il Santo Padre, “resta necessaria e urgente la prima evangelizzazione in non poche regioni del mondo, scarsità di clero e mancanza di vocazioni affliggono oggi varie Diocesi ed istituti di vita consacrata”. Ma “Nessuna ragione può giustificarne un rallentamento” e pur in presenza di crescenti difficoltà, il mandato di Cristo di evangelizzare tutte le genti “resta una priorità”.


“Prendiamo il largo nel vasto mare nel mondo ‘ esorta allora Benedetto XVI ‘ e, seguendo l’invito di Gesù, gettiamo senza paura le reti, fiduciosi nel suo costante aiuto”, così che l’annuncio divenga “un compito e una gioia”.


Sottolineando l’impegno di Paolo a “rendere missionaria tutta la comunità diocesana”, il Papa si rivolge a tutti i Vescovi e ai sacerdoti collaboratori dei Vescovi, ai religiosi e religiose e ai fedeli laici, questi ultimi “chiamati a prendere parte, in maniera sempre più rilevante” alla diffusione del Vangelo. “Si apre così davanti a voi un areopago complesso e multiforme da evangelizzare il mondo. Testimoniate con la vostra vita ‘ conclude il Papa ‘ che i cristiani “appartengono ad una società nuova, verso la quale si trovano in cammino e che, nel loro pellegrinaggio, viene anticipata” (Spe salvi, 4).


5. Concludendo il suo messaggio, il S.Padre, ci raccomanda tre impegni: “1) “Una rinnovata consapevolezza dell’urgente necessità di annunciare il Vangelo“; 2) La colletta, che nella giornata Missionaria Mondiale viene fatta in tutte le parrocchie, sia segno di comunione e di sollecitudine vicendevole tra le Chiese; 3) si intensifichi sempre più nel popolo cristiano la preghiera indispensabile mezzo spirituale per diffondere fra tutti i popoli la luce di Cristo, “luce per antonomasia” che illumina “le tenebre della storia” (Spe salvi, 49).


Assieme al S.Padre affidiamo al Signore il lavoro apostolico dei missionari, delle Chiese sparse nel mondo e dei fedeli impegnati in varie attività missionarie e invochiamo l’intercessione dell’apostolo Paolo e di Maria Santissima “la vivente Arca dell’Alleanza” e “Stella dell’evangelizzazione e della speranza” per essere pure noi dovunque e sempre missionari convinti, gioiosi ed efficaci.



+ Elio Tinti, Vescovo


 


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