I simboli di Lourdes nel servizio agli ammalati, che diventa cammino di reciproco arricchimento
Ha vissuto pienamente l’Unitalsi emilianoromagnola, secondo la propria peculiare missione, la settimana a Lourdes dal 7 al 11 giugno: quasi duecento i pellegrini dalle diocesi della regione, di cui una sessantina per Carpi, tutti ospiti della struttura Salus Infirmorum attigua al Santuario. A guidarli il Vescovo Francesco Cavina. Alla sottosezione carpigiana è stata affidata la direzione del pellegrinaggio, con la possibilità per sorelle, barellieri e “semplici” pellegrini di prestare servizio nel corso delle celebrazioni, come la processione “aux flambleaux” e la Messa internazionale nel la Basilica San Pio X.
Con emozione Giuseppe Lugli, presidente della sottosezione e responsabile dell’animazione liturgica al Santuario nel corso del pellegrinaggio, si sofferma sui tre simboli caratteristici di Lourdes. La luce, quella della candela accesa tenuta in mano da Bernadette durante le apparizioni, immagine della preghiera e del battesimo. “Come si accendono le candele le une dalle altre nella processione ‘aux flambeaux’ – afferma Lugli – siamo chiamati a portare la luce gli uni agli altri, amandoci come Gesù ci ha amato. La preghiera e la carità ravvivano quella fiamma accesa nel nostro battesimo e talvolta affievolita o spenta nel corso della vita”.
Vi è poi l’acqua, che fa riferimento all’acqua viva di cui parla Gesù nel Vangelo e, nello stesso tempo, alle parole della Madonna a Bernadette: “Andate a bere e a lavarvi alla sorgente”. “Questa volta – evidenzia Lugli – tutti abbiamo fatto l’esperienza delle piscine. Considero questo momento importantissimo dal punto di vista spirituale e umano. Mentre facciamo il bagno, ci troviamo nella nostra nudità e piccolezza davanti a Dio, non ci sono più né status né differenze, siamo tutti uguali”. E ancora, l’invito della Signora a Bernadette: “Andate a dire ai preti che si venga qui in processione e che si costruisca una cappella”.
“La processione – commenta Lugli – esprime l’esortazione a testimoniare la nostra fede e a camminare in questa vita sempre vicino ai fratelli. E’ stato toccante ed edificante vedere come i pellegrini, e fra questi in modo particolare i giovani, alcuni alla loro prima esperienza a Lourdes, si siano messi al servizio degli ammalati, aiutando le sorelle e i barellieri”. Ed è proprio questa particolare sottolineatura che, afferma Lugli, monsignor Cavina ha voluto dare, dall’anno scorso, al pellegrinaggio con l’Unitalsi. Una dimensione di “comunità fraterna. Si vanno a prendere gli ammalati non per ‘portarli’ a Lourdes, ma per andare insieme; non più ‘vieni che ti alzo e ti lavo’, ma ‘vieni che ci alziamo e ci laviamo’, senza imporre i nostri tempi, scanditi dal lavoro, ma rispettando quelli dei nostri fratelli”. In questo senso, “il pellegrinaggio affrontato così con gli ammalati è un’esperienza straordinaria, anche per chi va a Lourdes da tanti anni.
Offre, infatti, la possibilità di vivere come, da cristiani, dovremmo vivere ogni giorno fraternamente al servizio di chi soffre, mentre invece spesso siamo presi dalla ‘priorità’ del lavoro e del denaro. Ci sprona inoltre – conclude – ad impegnarci sempre di più a portare questa eccezionale esperienza di carità nell’ordinarietà del quotidiano”.