Campi estivi Azione Cattolica

Bilancio della Festa diocesana di fine anno pastorale

Campo Giovani
1-10 agosto
Casa Alpina, Passo del Tonale
 
Campo Giovani Adulti
3-12 agosto
Bolbeno di Trento
 
Campo Adultissimi
5-12 agosto
Ossana
 
Campo Adulti
17-24 agosto
Gaiato
 
Campo Giovanissimi Triennio
14-22 agosto
Auronzo di Cadore
 
Campo Giovanissimi Biennio
22-30 agosto
Auronzo di Cadore
 
 
Relazioni fraterne, percorsi di pace
 
La festa di fine anno pastorale è un evento diocesano che, da molti anni ormai, vede la significativa partecipazione di tanti associati e simpatizzanti dell’Azione Cattolica. La festa, a tutti gli effetti, è un evento articolato su più livelli. C’è innanzitutto un piano formativo che viene costruito attorno agli interventi di relatori invitati ad aiutarci ad approfondire, all’interno di un percorso, il tema generale della festa. Quest’anno: “Vie di riconciliazione”. Ogni incontro, quello con Agnese Moro, con monsignor Ermenegildo Manicardi o con don Carmelo Torcivia, preso anche singolarmente, ci auguriamo possa essere stato occasione di arricchimento e riflessione. Non nascondiamo, però, che l’ambizione ultima dell’associazione sia quella di fornire alla riflessione dei partecipanti, associati o no, un percorso declinato in più interventi che, complessivamente, possa fornire maggiori occasioni di crescita umana e spirituale. In una cultura, a volte anche ecclesiale, dove la formazione e l’approfondimento di temi sostanziali per il cammino esistenziale, appaiono limitarsi alla partecipazione a singoli eventi “spot”, crediamo piuttosto che siano caratteristiche quali l’organicità, la capacità di cogliere connessioni e apprezzare differenze, a rendere maggiormente fecondo il dialogo tra fede e cultura. Non si tratta di una invenzione dei tempi moderni: è la storia della Chiesa che nei suoi padri e nei suoi santi più illustri off re più di duemila anni di esempi che vanno in questa direzione. Ammettiamo anche, senza imbarazzo alcuno, l’esistenza di un certo grado di fatica nel proporre un pensiero che aspiri ad essere piuttosto articolato e una certa resistenza nel sostenere, anche in prima persona, percorsi che svelino logiche mai banali e che, lontani il più possibile dal nutrirsi di slogan, possano illuminare di luce nuova i nostri sguardi sugli altri, su noi stessi, su Dio. Ringraziamo perciò il Signore, al termine di questa festa, per il dono dell’intelligenza spesa, cioè, della Sua luce, capace di illuminare con la Sua grazia e la Sua parola la nostra misera capacità di discernere segni dei tempi e volontà di perdono e riconciliazione per creare una civiltà che possa essere realmente dell’amore. Si sente soffi are forte da molte parti, infatti, un vento di odio e la nostra quotidianità non è attraversata dalla promessa di un tempo sereno. Durante la festa, abbiamo ascoltato commossi il racconto di Agnese Moro – disponibile presto su www.accarpi.it – e abbiamo pregato anche per noi di saperci disarmare, di non possedere armi di violenza, di non cedere alla follia che sostiene e propaga l’idea che il fine giustifica i mezzi e di non considerare mai un essere umano come mezzo, ma solo come fine. Il Signore che è morto per noi quando tutti eravamo peccatori ci aiuti a disarmarci, di colpo, senza indugi e ci faccia vedere e sentire negli altri uomini non il nostro inferno, né oggetti di consumo o da scartare ma sorelle e fratelli. La buona riuscita di una festa si basa evidentemente sulle relazioni fraterne che in essa si possono creare o rigenerare; è incontrandosi di persona, senza schermi, impegnandosi nel servizio o intrattenendosi reciprocamente con parole che edifi cano che il clima della festa risulta positivo; è pregando insieme, è ridendo e ascoltandosi reciprocamente che si può crescere facendo esperienza di quanto sia bello essere Chiesa. A fi ne anno pastorale, quando la fatica di tanto lavoro speso in parrocchia può segnare il passo, e per qualcuno la scelta di lasciare incarichi di responsabilità e servizio, la festa vuole proprio ricordare a tutti che la gioia della chiamata a servire nella vigna del Signore vale più di ogni meschino calcolo sul salario spettante o sulle diff erenze che intercorrono tra di noi: chi è più bravo, chi merita di più? Perché una festa diocesana? La nostra associazione ha come dimensione strutturale di base la parrocchia e il suo destino è in qualche misura legato alla salute delle parrocchie stesse. Ed è proprio lì che l’Ac rimane, accanto al proprio parroco, condividendo il percorso diocesano e il fi ne apostolico della Chiesa. Papa Francesco ci ricorda che “la parrocchia non è una struttura caduca” (EG 28). Un evento così strutturato e organizzato a livello diocesano è inteso come sostegno e non è da confondere con una fuga dalla parrocchia (potremmo dire che sono ben altre): non si scappa in cerca di chissà che cosa né si ipotizzano strutture e congetture astrali che possano sostituire in toto l’esistente, bensì, si esce per un attimo dal primo cerchio dell’esperienza di fede – quello parrocchiale – per affacciarsi su un altro livello ed entrare gradualmente nella dimensione della Chiesa diocesana che dal Concilio Vaticano II è stata rimessa al centro della rifl essione teologica. Il popolo di Dio radunato nella celebrazione dell’Eucaristia attorno al Vescovo è l’immagine più esplicita di cosa sia la Chiesa locale. Due polmoni quindi: parrocchia e diocesi! La parrocchia, per quanto “nutriente”, non apre da sola a una appartenenza ecclesiale matura, al livello minimo richiesto dal Concilio, mentre il vivere la sola dimensione diocesana rischia di generare un’esperienza di fede che rimane piuttosto astratta senza il radicamento concreto nella parrocchia. La festa diocesana è festa di tanti che provengono da esperienze parrocchiali diff erenti e cercano con passione ciò che li accomuna piuttosto che ciò che li divide: è così che misuriamo l’esito della festa 2018, è così che il bilancio fi nale ci auspichiamo possa essere quello di saper portare frutti veri di riconciliazione e amore.
 
Alessandro Pivetti Presidente Azione Cattolica Diocesana