Editoriale del n. 3 del 27 gennaio 2013

Monsignor Cavina da un anno tra noi

 

Costruttore di bene comune

 

Per poter descrivere e raccontare il rapporto tra il nostro Vescovo e la città mi piace a ricorrere a degli episodi. La contingenza della presidenza del Lions Club Carpi Host mi ha, infatti, dato la possibilità d’incontrarlo diverse volte.


Il primo momento che mi si è fissato nella mente con maggiore emozione mi riporta alla mattina del 29 maggio 2012: ore 9.15, pochi minuti dopo la prima scossa di una mattina incredibile. Ero corso in piazzale Re Astolfo per vedere come stava mio figlio Simone, appena fatto uscire da scuola. In una piazza piena di gente sconvolta, vedo monsignor Cavina, accompagnato dal sindaco Campedelli e monsignor Bottecchi, compiere un primo giro di perlustrazione a edifici e monumenti. Me lo sono immaginato teso, preoccupato, ma sicuramente lucido. Penso che sia stato sempre così nei giorni dell’emergenza: un’enorme preoccupazione per un disastro umano e materiale ma un grande impegno verso le parrocchie e la comunità dei fedeli, e non solo se si pensa, ad esempio, ai pubblici interventi perché si ripristinasse con celerità l’attività dell’ospedale.
In seguito abbiamo avuto modo di confrontarci sulle tensioni, le preoccupazioni e i progetti che hanno seguito quel difficilissimo periodo: ne ho apprezzato la pragmaticità, la trasparenza, l’autorevolezza ma anche la ricerca continua della collaborazione con le pubbliche autorità, la capacità di stabilire le priorità rischiando di non essere compreso fino in fondo, anche a costo di non poter accontentare in prima battuta chi gli rappresentava istanze particolari. Non deve essere stato facile e questa tenacia mi ha conquistato.
Non sono poi mancate le espressioni da pastore di un gregge che travalica i confini della Chiesa sia nei piccoli gesti (l’abbraccio al posto della stretta di mano, la carezza data al mio collega commosso per aver avuto l’occasione d’incontrarlo, il saluto sempre gioviale quando lo s’incontra sotto i portici della piazza), sia nel premuroso incontro con aziende e attività lavorative nel pieno di una crisi, sia nei momenti di discernimento e di analisi dell’opera dell’uomo o, meglio, come gli piace affermare, ‘della persona umana’  al cospetto di Dio.


In tal senso ho trovato illuminanti, vista la mia professione e il mio impegno in un’associazione di servizio, come sintesi del rapporto che si è creato tra il Vescovo e il territorio, alcune affermazioni di monsignor Cavina sul concetto di Bene Comune pronunciate nel corso di una serata dove era ospite del Lions Club: ‘L’impegno per il bene comune è uno stile di vita, un agire caratterizzato da alcune scelte di fondo, come la sobrietà, la generosità e costanza nell’impegno, la fedeltà effettiva ai valori proclamati… Il bene comune non si addice a contrapposizioni preconcette o a logiche ispirate ad interessi personali o di gruppo. Il bene comune, in altre parole, va sempre preferito al proprio guadagno o a quello della propria parte… Il bene comune richiede la gradualità necessaria al conseguimento delle mete. Occorre puntare al fine con perseveranza e rigore senza cedere a compromessi morali e ritardi ingiustificati e senza mai ricorrere a mezzi iniqui. Il bene comune ha come scopo del suo servizio il bene di tutti, anche degli avversari”.
Anche per questo insegnamento rivolto a rendere la società in cui viviamo più coesa, solidale e radicata su valori comuni sono contento che monsignor Cavina sia il nostro Vescovo.

Luigi Zanti