Editoriale n. 26 del 7 luglio 2019

Cari amici della Chiesa di Carpi,
ho appreso poco prima di voi la notizia della rinuncia del vescovo Francesco alla guida della diocesi di Carpi e contemporaneamente, con sorpresa, l’incarico di amministratore apostolico conferitomi da papa Francesco. Desidero esprimere vicinanza e gratitudine a Monsignor Cavina per il suo ministero tra di voi e per questa decisione così dolorosa e difficile per lui. Vicinanza e gratitudine che nello stesso tempo esprimo a voi, popolo di Dio in Carpi, chiamati a condividere questo passaggio inatteso e complesso. Le ferite richiedono del tempo per sanarsi; e le ferite ecclesiali richiedono dosi massicce di umiltà, conversione e perdono, opera esclusiva dello Spirito Santo. Come ho già detto nei giorni scorsi, il Nunzio apostolico mi ha riferito il desiderio del Papa di favorire, nel tempo della durata del mio incarico, una collaborazione più stretta fra le due diocesi di Carpi e di Modena, che già lavorano insieme in tanti settori civili ed ecclesiali. Pensiamo solo, per limitarci agli aspetti riguardanti le diocesi, alla formazione comune dei candidati al sacerdozio, alla partecipazione all’unico Studio Teologico, all’unico Istituto di Scienze Religiose e all’unico Tribunale ecclesiastico. Altri settori nei quali sarà possibile avviare la collaborazione potranno riguardare l’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero, alcuni uffici pastorali e la formazione permanente dei presbiteri, dei diaconi e dei ministri istituiti. Sono collaborazioni che non tolgono nulla alle singole diocesi, ma permettono di risparmiare le forze e far circolare energie pastorali e spirituali tra una Chiesa e l’altra. Molti chiedono se si andrà verso l’unificazione delle due diocesi. Me lo sono chiesto anch’io, appena mi è stato prospettato l’incarico, che avrebbe potuto essere affidato anche ad un vescovo emerito, come del resto è avvenuto in altre situazioni di passaggio. E ho posto questa stessa domanda al Nunzio, il quale mi ha risposto così: è noto il desiderio del Santo Padre di ridurre il numero delle diocesi italiane, unificandone alcune in modo da semplificarne la vita pastorale e la gestione amministrativa. Nel caso specifico, non esiste alcun mandato per la fusione delle due diocesi, che eventualmente potrà essere frutto di un percorso sinodale (ha insistito molto su questo termine); per ora l’incarico dell’amministratore apostolico riguarda la conduzione della vita pastorale della diocesi carpigiana e la verifica della possibilità di collaborare più strettamente con la diocesi di Modena. “Percorso sinodale” significa “cammino da compiere assieme”. Cercherò quindi, proseguendo come posso l’opera del vescovo Francesco, di conoscere nei prossimi mesi le ricchezze della diocesi di Carpi, di consultare i pastori, i religiosi e i laici attraverso gli organismi di partecipazione – in primo luogo il collegio dei consultori, il consiglio presbiterale e il consiglio pastorale – e di visitare le comunità cristiane. Ripeto: lo farò per quanto potrò, perché già la diocesi di Modena è molto impegnativa e non riuscirò sempre a “sdoppiarmi” come desidererei. Confido molto nella corresponsabilità del popolo di Dio in Carpi, ben rappresentato da molte figure di Santi antichi e moderni e specialmente da innumerevoli “santi della porta accanto” che vivono nelle case, nei luoghi di lavoro, di incontro, di formazione e di cura. Elaboriamo insieme questo passaggio, affidandoci al Signore e alla sua grazia: e sarà un’esperienza di purificazione dalla quale usciremo arricchiti.

+ Erio Castellucci Amministratore apostolico