“Sapientia cordis. «Io ero gli occhi per il cieco, ero i piedi per lo zoppo» (Gb 29,15)” è il tema della XXIII Giornata mondiale del malato che ricorre mercoledì 11 febbraio, festa della Beata Vergine Maria di Lourdes. Nella Diocesi di Carpi la celebrazione si tiene sabato 14 febbraio alle 17 nella chiesa di San Giuseppe Artigiano a Carpi. Presiede il Vescovo monsignor Francesco Cavina, animano la liturgia l’Ufficio diocesano di pastorale della salute, l’Unitalsi e le associazioni socio-sanitarie. Con un versetto del libro di Giobbe, “io ero gli occhi per il cieco, ero i piedi per lo zoppo” (Gb 29,15), Papa Francesco ha voluto dedicare il messaggio per la Giornata mondiale del malato 2015 in particolare a quanti assistono i malati. Al centro della riflessione la sapientia cordis, che “non è una conoscenza teorica, astratta, frutto di ragionamenti”, ma l’atteggiamento “infuso dallo Spirito Santo nella mente e nel cuore di chi sa aprirsi alla sofferenza dei fratelli e riconosce in essi l’immagine di Dio”. Soffermandosi sui quattro “frutti” di questa sapienza – servire il fratello, stare con il fratello, uscire da sé verso il fratello ed essere solidali con lui senza giudicarlo – il Santo Padre ricorda come anche oggi siano tanti i cristiani che “testimoniano, non con le parole, ma con la loro vita radicata in una fede genuina, di essere ‘occhi per il cieco’ e ‘piedi per lo zoppo’!”, anche e soprattutto quando il servizio, prolungato nel tempo, “può diventare faticoso e pesante”. Tuttavia, afferma il Papa, “che grande cammino di santificazione è questo! In quei momenti si può contare in modo particolare sulla vicinanza del Signore, e si è anche di speciale sostegno alla missione della Chiesa”. Dunque, in un’epoca dominata dalla “grande menzogna” secondo cui “le vite gravemente affette da malattia non sarebbero degne di essere vissute”, Papa Francesco ribadisce come sia un “tempo santo” quello trascorso accanto alle persone malate. Da qui l’invito a pregare per comprendere sempre più “il valore dell’accompagnamento, tante volte silenzioso, che ci porta a dedicare tempo a queste sorelle e a questi fratelli, i quali, grazie alla nostra vicinanza e al nostro affetto, si sentono più amati e confortati”.