Giornata diocesana del malato

La celebrazione domenica 10 febbraio in San Giuseppe

“Va’ ed anche tu fa lo stesso” è il tema della XXI Giornata mondiale del malato che ricorre lunedì 11 febbraio, festa della Beata Vergine di Lourdes. Nella Diocesi di Carpi la celebrazione si tiene domenica 10 febbraio alle 15 nella chiesa di San Giuseppe Artigiano a Carpi. Concelebrano don Gianni Zini, direttore della Pastorale della salute, e don Jean Marie Vianney Munyaruyenzi, assistente dell’Unitalsi. Alla fine della celebrazione è previsto il saluto del Vescovo. Organizzano l’Ufficio diocesano di pastorale della salute e l’Unitalsi. La liturgia sarà animata dal Coro Arcobaleno dell’Ushac. Sempre domenica 10 febbraio alle 16.30 il cappellano padre Emanuele Mukenge celebrerà la messa nell’atrio dell’ospedale di Mirandola.
“Mi sento particolarmente vicino – scrive Benedetto XVI nel messaggio per la Giornata 2013 – a ciascuno di voi, cari ammalati che, nei luoghi di assistenza e di cura o anche a casa, vivete un difficile momento di prova a causa dell’infermità e della sofferenza. A tutti giungano le parole rassicuranti dei Padri del Concilio Ecumenico Vaticano II: «Non siete né abbandonati, né inutili: voi siete chiamati da Cristo, voi siete la sua trasparente immagine»”. Proponendo come emblematica la figura del buon Samaritano, il Papa sottolinea le parole finali della parabola, “Va’ ed anche tu fa lo stesso”, con cui il Signore indica “qual è l’atteggiamento che deve avere ogni suo discepolo verso gli altri, particolarmente se bisognosi di cura. Si tratta quindi di attingere dall’amore infinito di Dio, attraverso un’intensa relazione con Lui nella preghiera, la forza di vivere quotidianamente un’attenzione concreta, come il buon Samaritano, nei confronti di chi è ferito nel corpo e nello spirito. Ciò vale non solo per gli operatori pastorali e sanitari, ma per tutti, anche per lo stesso malato, che può vivere la propria condizione in una prospettiva di fede: «Non è lo scansare la sofferenza, la fuga davanti al dolore, che guarisce l’uomo, ma la capacità di accettare la tribolazione e in essa di maturare, di trovare senso mediante l’unione con Cristo, che ha sofferto con infinito amore» (Enc. Spe salvi, 37)”. “Vorrei infine rivolgere il mio pensiero di viva riconoscenza e di incoraggiamento – conclude Benedetto XVI – alle istituzioni sanitarie cattoliche e alla stessa società civile, alle diocesi, alle comunità cristiane, alle famiglie religiose impegnate nella pastorale sanitaria, alle associazioni degli operatori sanitari e del volontariato. In tutti possa crescere la consapevolezza che «nell’accoglienza amorosa e generosa di ogni vita umana, soprattutto se debole e malata, la Chiesa vive oggi un momento fondamentale della sua missione» (Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Christifideles laici, 38)”.