Ricorre giovedì 16 gennaio la XVIII Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei. Quest’anno la ricorrenza, in genere fissata al 17 gennaio, sarebbe venuta a cadere di venerdì, cioè nel giorno in cui, nel pomeriggio, gli ebrei avrebbero accolto il Sabato, pregiudicando la loro partecipazione alle eventuali iniziative comuni organizzate per la Giornata. Pertanto – di comune accordo con le autorità religiose ebraiche italiane – la data è stata spostata a giovedì 16 gennaio. Dal 2005 a questa iniziativa, istituita nel 1989 e promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana con l’appoggio dell’Assemblea Rabbinica Italiana, è dedicata ogni anno la riflessione su uno dei Dieci Comandamenti mosaici, le “dieci parole” che riassumono l’Alleanza tra Dio e Israele (Esodo 20, 1-17). Al centro della Giornata 2014 sarà l’Ottava Parola, ovvero “Non ruberai”, di cui “come ebrei e come cristiani – si legge nella presentazione al Sussidio – possiamo insieme cogliere tutta l’importanza teologica e sociale, con le amplissime conseguenze per l’etica personale e pubblica che ne derivano. La Scrittura in effetti dà larghissimo spazio agli insegnamenti che mirano a orientare tutta l’azione umana sulla via della rettitudine e dell’onestà, con un comportamento ispirato in modo armonico alla giustizia e alla carità. Possiamo perciò condividere le conclusioni che nel 2004 a Buenos Aires, con la partecipazione dell’allora Cardinale di Buenos Aires, Jorge Bergoglio, la XVII riunione plenaria del Comitato di collegamento cattolico-ebraico ha pubblicato sul tema Tzedeq e Tzedaqah – Giustizia e carità: «Il nostro comune impegno per la giustizia è profondamente radicato in entrambe le nostre fedi. (…) Ebrei e cristiani hanno eguale obbligo di lavorare per la giustizia con carità, che condurrà infine allo Shalom per tutta l’umanità. Nella fedeltà alle nostre distinte tradizioni religiose, noi vediamo in questo comune impegno per la giustizia e la carità una cooperazione da parte dell’uomo nel piano divino per migliorare il mondo»”.