La Diocesi sugli attentati di Parigi

Combattere il terrorismo con la mitezza

 Al momento di riflessione proposto dall’Amministrazione Comunale di Carpi, domenica 15 novembre alle 19, il diacono Stefano Croci, legge il messaggio della Diocesi sugli attentati di Parigi.
«Un atto di una gravità spaventosa venerdì sera è stato compiuto a Parigi.
Nel Vangelo è scritto che Dio dona la pace agli uomini e alle donne “di buona volontà”.
A questa parola di speranza noi intendiamo restare fedeli anche di fronte alla tragica sequenza di spietate stragi di civili indifesi che ha funestato la capitale francese, suscitando rabbia, dolore, tristezza, angoscia. Questi atti vili e codardi esigono il totale, espresso e fattivo disprezzo da parte di ogni uomo e donna “di buona volontà” perché chi li ha compiuti è al difuori della storia civile e si relega da sé nella barbarie.
I terroristi non sono un’entità metafisica e quindi sfuggente all’azione umana o un frutto ineluttabile del destino. Sono uomini e donne che appartengono a organizzazioni che hanno scelto la strada della morte. E in quanto realtà storica determinata, possono essere sconfitte attraverso azioni a ciò determinate.
Gesù proclama la beatitudine per i miti perché essi, e non altri, “erediteranno la terra”. La strada della “mitezza” è quella che continueremo a percorrere perché rappresenta il desiderio di ogni uomo e ogni donna “di buona volontà”. Proprio per questo, di fronte alla violenza insensata non ci può essere nessuna scusa sostenibile, nessun distinguo possibile. Non può essere accettata nessuna ambiguità nel condannare questi atti. E non sarà sufficiente la condanna a parole. E’ giunto il tempo di isolare chiunque abbia una posizione ambigua rispetto a coloro che seminano il terrore.
I “miti” sono coloro che hanno scelto la strada della democrazia e non quella del terrorismo, la strada del dialogo costruttivo e non quella della violenza distruttiva, la strada del confronto pacifico e aperto e non quella dello scontro brutale e selvaggio, incapace di esprimere alcunché se non il proprio devastante nulla.
Auspichiamo che siano valutate le soluzioni più opportune affinché le questioni più scottanti della difficile situazione internazionale trovino le più adeguate soluzioni, non solo in termini di risoluzione dei conflitti, ma anche di rimozione o almeno di attenuazione delle cause dei principali squilibri, alcuni dei quali evidenziati di recente da Papa Francesco nell’enciclica “Laudato si’”.
Siamo certi che gli uomini e le donne “di buona volontà”, ovunque presenti, anche nel nostro territorio, di qualunque cultura, orientamento politico, credo religioso sapranno raccogliere questo appello alla fedeltà alla “mitezza” nel metodo democratico, da una parte, e all’impegno alla fermezza nel contrasto al terrorismo, dall’altra.
Con loro, desideriamo unirci in preghiera per accogliere da Dio il dono della pace nei nostri cuori, essere vicini alle vittime e ai loro familiari e proseguire il nostro percorso personale e sociale nella costruzione del bene comune.
Tuttavia, l’Europa potrà fronteggiare questa delicata fase storica solo se saprà riconoscere le proprie radici cristiane ed il proprio patrimonio storico perché come scriveva Marc Bloch “l’incomprensione del presente nasce inevitabilmente dall’ignoranza del passato”. E una storia bimillenaria lega l’Europa ed il cristianesimo.
Nella nostra società occidentale si registra un vuoto ideale che non è più in grado, tra l’altro, di coniugare il concetto di diritto con quello altrettanto essenziale e complementare di dovere. In questo modo si separa impropriamente la dimensione individuale dei diritti dal bene comune. Ha detto Papa Francesco al Parlamento Europeo: “Se il diritto di ciascuno non è armonicamente ordinato al bene più grande, finisce per concepirsi senza limitazioni e dunque diventare sorgente di conflitti e di violenze”.
Senza il cristianesimo noi perdiamo le qualità, le virtù, gli stessi fondamenti di quelle libertà e di quei diritti su cui si fondano i nostri stati liberali».