Rientrare in se stessi per aprirsi agli altri
La Quaresima vive di due grandi immagini topografiche, cioè il deserto e il monte. Sono i due poli su cui si gioca il cammino quaresimale. Come punto di partenza c’è il deserto, luogo delle tentazioni di Gesù e anche luogo delle nostre tentazioni, della nostra aridità, del pericolo: uno spazio che rappresenta certamente una dimensione della vita umana. Siamo infatti sempre tentati di concentrarci su noi stessi, di disinteressarci, siamo tentati da questo grande virus che è l’indifferenza, così come da tante passioni sbagliate. Ma il deserto è anche il luogo del rientro in se stessi, della preghiera, dell’interiorità. La Quaresima è dunque, prima di tutto, un combattimento interiore tra la tentazione dell’egoismo e la profondità della nostra vocazione, che consiste nel fare di noi stessi un dono.
Una lotta che avviene però in cammino verso il monte. Per questo Papa Francesco, nel suo messaggio per la Quaresima, sottolinea il tema della salita, o ascesa, come aspetto tipico di questo periodo dell’anno liturgico. Non solo perché nei Vangeli leggiamo tanti racconti in cui Gesù e i discepoli salgono sui monti, ma anche per una tradizione spirituale che, specialmente tra i Carmelitani, si è molto sviluppata e che vede nel monte la metafora di un cammino da compiere: fatto di tante difficoltà, ma orientato verso la bellezza di un panorama. È infatti questa la differenza fondamentale tra chi pensa che la vita umana sia frutto del caso, cammino in un deserto da autogestire, faticoso percorso senza meta, e chi, invece, credendo in Dio, pensa che tale meta ci sia. La forza di camminare è ciò che cambia tutto: quando c’è la prospettiva di arrivare a godere di un panorama, allora si cammina volentieri, sia nel deserto che in salita.
Guardando a questo secondo anno di cammino sinodale, qualcuno potrebbe dire che la Quaresima e il Sinodo si legano per la stessa fatica di camminare. In realtà, si legano per un motivo molto più profondo: la Quaresima invita ad un cammino e il Sinodo è un cammino. La Quaresima esorta prima di tutto – lo leggiamo nel Vangelo del Mercoledì delle Ceneri – a rientrare in se stessi, nella propria camera, cioè nel proprio cuore. Tuttavia, non rientriamo in noi stessi per rimanerci, ma per camminare con gli altri. D’altra parte, il Sinodo, se non avesse questa sorgente interiore di conversione, di preghiera, di elemosina, di digiuno, cioè di scoperta di se stessi, sarebbe un cammino vuoto, una sorta di passeggiata. Al contrario, è un itinerario vero e proprio. Quindi, cammino interiore e cammino comunitario si devono integrare nel Cammino sinodale.