Duomo di Modena

Omelia nella Veglia Pasquale 2022 – Anno C

16.04.2022

Lc 24,1-12 –

Le donne vanno al sepolcro per imbalsamare un corpo: doveva essere l’ultimo atto della morte, l’estremo sigillo della vita. Dopo questo gesto pietoso, nel rito ebraico delle esequie, la pietra avrebbe chiuso per sempre la bocca del sepolcro. Non sospettavano neppure lontanamente che avrebbero invece assistito al primo atto della vita, all’inizio nuovo e sconvolgente: la risurrezione di Gesù capovolge il normale corso degli avvenimenti: la morte non è più la fine, ma il passaggio verso una vita trasfigurata. Le discepole al sepolcro pensavano di arrivare all’ultima stazione della Via Crucis, e non potevano aspettarsi, al contrario, una nuova stazione di partenza: si rimettono in moto, corrono dagli apostoli e annunciano ciò che hanno visto e sentito. Non incontrano però accoglienza ed entusiasmo; incontrano piuttosto freddezza e scetticismo: i discepoli avvertono le parole delle donne “come un vaneggiamento e non credevano ad esse”. Anche i discepoli di Emmaus, quella sera stessa, si riferiranno ai racconti delle donne e, parlando con Gesù – che non avevano ancora riconosciuto – commenteranno con una certa ironia: “alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli” (Lc 24,22-23).

Il fatto è che Gesù ha scelto le persone sbagliate per far sapere che era risorto. Ha scelto di cominciare dalle discepole donne e non i discepoli uomini, ha scelto di rivelarsi prima a Maria di Magdala e non a Pietro. E la testimonianza delle donne, all’epoca, non aveva alcuna rilevanza. Il diritto giudaico era chiaro: perché un fatto fosse ritenuto credibile, doveva essere attestato da almeno due testimoni maschi. La testimonianza delle donne, anzi, era controproducente, come in questo caso: rischiava di passare per un’allucinazione.

In realtà queste donne nel Vangelo sono accreditate da Gesù come discepole fin dall’inizio della sua vita pubblica. Ai primi passi in Galilea, dice il Vangelo di Luca, Gesù “se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Magdala, dalla quale erano usciti sette demoni, Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni” (8,1-3). Due nomi corrispondono a due delle donne che vanno al sepolcro: Maria di Magdala e Giovanna. Ma Luca dice che “molte altre” donne seguivano Gesù, erano sue discepole fin dall’inizio; e anche al sepolcro, oltre alle tre citate per nome, Luca parla di “altre” che erano con loro. Non c’è dubbio, quindi, che la comunità dei discepoli di Gesù fosse formata da uomini e donne, dai Dodici, che erano uomini, ma anche da un gruppo di discepole. I discepoli uomini, però, stanno alla larga dalla zona del Calvario e del sepolcro. Solo le donne – è sempre Luca che ci informa – stanno a guardare la scena della crocifissione (cf. 23,49) e poi, una volta calato Gesù dalla croce, seguono Giuseppe di Arimatea e osservano attentamente dove viene deposto il suo corpo, in modo da poterne individuare facilmente la collocazione, quando sarebbero tornate per il rito dell’unzione (cf. 23,55-56).

Discepole nella vita pubblica, restano discepole di Gesù anche nella croce e nella risurrezione. Non prendono paura, come i loro colleghi uomini, davanti al dolore e al fallimento di Gesù; e sono scelta da lui come prime testimoni. Gesù va controcorrente anche in questa scelta; e le donne, Maria di Magdala in particolare, diventano “apostole degli apostoli”, come dirà poi la tradizione cristiana. Quando nel Credo professiamo la fede degli apostoli, non dobbiamo dimenticare che comprendiamo anche le apostole, le prime testimoni della risurrezione. La Chiesa che nasce sotto la croce, con la consegna reciproca di Gesù a sua Madre e al discepolo amato, e la Chiesa che nasce al sepolcro al mattino di Pasqua, ha un carattere femminile: è madre, come Maria di Nazareth; è sorella, come Maria di Magdala; ed è partire da questa nota femminile, da questo grembo, che si riaccende l’annuncio della nuova vita, trasmesso agli apostoli e a tutta la comunità cristiana, fino a noi. Se oggi celebriamo la Pasqua di Cristo, dobbiamo essere particolarmente riconoscenti alle donne, discepole fedeli, testimoni della croce, prime apostole della risurrezione.