Il professor Vittadini sul post Covid

da Prime Notizie del Settimanale diocesano –>

“Cambiamento”: questa la parola chiave sottolineata dal professor Giorgio Vittadini, Ordinario di Statistica Metodologica all’Università degli Studi Milano-Bicocca e presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, durante l’incontro che si è svolto lo scorso 18 luglio nel Cortile d’Onore di Palazzo dei Pio. Il titolo scelto per l’incontro, promosso dall’associazione culturale Gli Argonauti, con il patrocinio del Comune e il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, già introduceva il tema: “Dopo il Covid: quelli che si rialzano”. Dopo l’intervento iniziale del sindaco Alberto Bellelli che ha ricordato il senso di comunità che si è consolidato nei giorni del lockdown, il professor Vittadini ha dato puntuali risposte ad una serie di macro tematiche, sempre ponendo quale punto di riferimento il libro “Il risveglio dell’umano” di Julian Carron, attuale presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione. E’ partito dal “pratico”, dai numeri, attuali e in prospettiva: “Almeno un – 42% del fatturato delle imprese italiane è stato interessato dal Covid; 10 milioni i lavoratori che hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali. E’ stato uno tsunami maggiore di quanto sia accaduto negli ultimi cento anni, guerra compresa. A fronte di alcuni settori cresciuti come i servizi medici e l’e-commerce, ce ne sono tanti che rischiano la chiusura: alberghi, agenzie di viaggio, ristorazione. E’ stato un disastro e il tempo futuro lo sarà altrettanto. Però, paradossalmente, c’è un segno di speranza: rispetto ad un’analoga pandemia, la spagnola del 1918/1920, che ha ucciso decine di milioni di persone nel mondo, qualcosa è cambiato: ci siamo organizzati (mascherine e gel) e obbedito ad un ordine superiore: chiudere tutto. A fronte di questo disastro che dimostra come qualcosa di inevitabile abbia conseguenze inevitabili, l’azione dell’uomo, non singola ma organizzata, è stata capace di costruire delle risposte: a fronte di qualunque tragedia la forza dell’uomo è più forte e in questo va ravvisata una possibilità di riscossa”.

A livello economico, “stiamo vivendo la peggiore crisi economica degli ultimi 100 anni”. Citando l’enciclica di Papa Francesco, “Laudato si’”, Vittadini ha affermato che “il modello fallito è quello del neoliberismo secondo cui l’egoismo dei singoli porterebbe al benessere collettivo. In realtà porta alla disuguaglianza tra le persone, alle distruzione del pianeta, all’incapacità di governare le crisi. La persona che ‘governa’, a titolo personale, collettivo, di Stato, deve tornare ad essere protagonista. Ecco che la parola fondamentale della pandemia è ‘cambiamento’. Dobbiamo usare i mezzi moderni, tecnologici ma ponendo al centro la persona”. Altro tema portante: il lavoro. “Quello che ha consentito a questa terra, poverissima 70 anni fa, di farcela sono state le tante piccole e medie imprese di genio. Il lavoro è quella cosa che non c’è e che si inventa e che trasforma un popolo povero in uno ricco. E’ la fatica in grado di trasformare la realtà, è il mestiere che usa cervello e mani. Il valore di questo periodo non è stato il mezzo tecnologico, la didattica a distanza, ma la fatica di chi non si è fermato anche a fronte delle difficoltà e non è rimasto da solo. Occorre fare comunità, perché il cuore è come la piazza di Carpi, è smisurato!”. Soddisfatto dell’incontro, che ha registrato la partecipazione di 160 persone, anche il presidente dell’associazione Gli Argonauti, Marco Dondi: “Siamo abituati a pensare che per un cambiamento sia necessario un intervento esterno, invece esso avviene se siamo disposti ad una fatica, per non accontentarsi del ‘bello’ di un singolo istante ma riuscire ad andare oltre”. Dopo gli interventi di Giovanni Arletti presidente Chimar e Paolo Zaccarelli, direttore risorse umane, organizzazione e sistemi di Cmb, l’incontro è stato concluso dal vicario generale monsignor Ermenegildo Manicardi che ha ripreso la parola chiave “cambiamento”, che “riguarda anche la chiesa tutta e che richiede la presenza delle persone capaci di individuare i particolari dai quali partire. La pandemia ha messo in luce la fragilità: molte cose non saranno più come prima. Il sistema delle Messe trasmesse in televisione ha portato l’anno liturgico nelle case. Mentre tutto era fermo per il lockdown, andavano avanti le settimane di Quaresima, le Palme, la Santa Pasqua. Magari anche in quelle case di persone che non erano solite partecipare alla Messa. Dunque due sono le parole: sussidiarietà e inclusione. Sono necessari cambiamenti ma fatti con intelligenza. I particolari ci sono ma occorre un cuore che individui quelli giusti, che lasci perdere le cellule morte e cerchi quelle vitali, biologiche”.

Maria Silvia Cabri