Sintesi diocesana dell’ascolto nei gruppi sinodali

  1. RILETTURA DELLESPERIENZA SINODALE

L’esperienza di questo primo anno è stata senza dubbio una sorpresa sotto diversi punti di vista.

Sebbene in molti, fin da subito, abbiano mostrato entusiasmo per questo percorso, ad un certo punto c’è stata in tanti la sensazione che il cammino faticasse a decollare e che, di fatto, prevalessero la sfiducia e la stanchezza. Con il passare del tempo invece, e soprattutto nei mesi di marzo e aprile, si è visto affiorare il lavoro dei gruppi sinodali che invece fino ad allora era rimasto un po’ nascosto e silenzioso.

Questo primo anno di cammino sinodale ha risentito anche di periodi particolarmente complessi, soprattutto in relazione alla pandemia che, tra la fine del 2021 e i primi mesi 2022, ha reso le cose particolarmente difficili. Questo aspetto, unitamente ai tempi stretti, ha fatto sì anche che risultasse più difficile l’incontro con persone di realtà più distanti dal vissuto ecclesiale, proprio perché questo avrebbe richiesto un tempo di costruzione maggiore, sebbene rimanga un obiettivo complesso.

Ci siamo comunque resi conto da subito che lo stile sinodale non è esattamente nelle nostre corde e quindi non è stato facile, ma, nonostante la fatica iniziale, è stato generalmente apprezzato.

Per quanto riguarda i contenuti, ci ha sorpreso trovare nei vari contributi convergenza su tematiche in realtà considerate da molti non così presenti o esposte a livello comunicativo.

 

  1. DISCERNIMENTO DEI CONTRIBUTI RACCOLTI

In complesso sono stati raccolti 116 contributi dai gruppi sinodali. La maggior parte dei gruppi era composta da persone adulte o anziane (50-70 e 30-50), ma sono arrivati anche vari contributi di gruppi nella fascia di età 18-30.

Pur partendo da nuclei tematici diversi, nella maggior parte dei gruppi sinodali si è arrivati ad evidenziare questioni legate all’accoglienza, al dialogo, alla vita liturgica e ai giovani; i temi emersi in modo trasversale dal discernimento però sono stati molti di più, e il loro intreccio, seppur non immediato, è risultato particolarmente arricchente.

Laici e sacerdoti
Emerge la consapevolezza che servano nuove forme di responsabilità nella gestione della parrocchia, dove anche ai laici sia delegato molto di più, ma non in modo solitario e individualistico. Il tema di fondo però non riguarda solo “chi fa cosa” ma sembra proprio che il tema sia la collaborazione e la corresponsabilità. Spesso i laici si sentono poco coinvolti o considerati nelle scelte, e la sensazione è che, in molti casi, ci si avvalga dei laici solo in termini funzionali, ossia perché i sacerdoti sono pochi o molto impegnati. La gerarchia dei ruoli ecclesiali poi viene sentita da alcuni essenzialmente come un sistema che crea solo disparità.

È significativo su questo punto, che anche i resoconti ricevuti da gruppi sinodali con sacerdoti o religiosi, esprimessero questa necessità, anche se con sfumature e motivazioni evidentemente diverse.

In più casi però si nota un eccesso di clericalismo, e si ritiene necessario che i sacerdoti limitino il loro spazio d’azione.

Molto interessante è la sottolineatura del fatto che in parrocchia i laici sembrano vivere in modo sempre più solitario la loro esperienza, e che questo coinvolga anche i sacerdoti, che per molti non dovrebbero vivere da soli ma in vere e proprie comunità, alternandosi anche nel servizio in diverse parrocchie senza rinchiudersi in un solo spazio.

Infine si è manifestato il desiderio che i sacerdoti siano più presenti dove c’è sofferenza.

Donne
Seppur con accenti diversi rispetto al tema laici-sacerdoti, si ritiene anche qui necessaria una maggior cooperazione. In vari infatti segnalano la necessità ad esempio di una “doppia presenza” nei ruoli decisionali, di una spinta verso i ministeri alle donne o al sacerdozio femminile, ma il punto che emerge di più riguarda proprio il “maschilismo” e addirittura il “patriarcato” che si respira nella Chiesa, nonostante il fatto che poi nella quotidianità sembra che siano numericamente molte di più le donne impegnate a servizio della Chiesa rispetto agli uomini. Il disagio non appare solo come una questione di mero potere, sebbene sia un tema neanche tanto nascosto, ma deriva dalla consapevolezza di non poter dare il proprio contributo specifico in ogni ambito e a tutti i livelli, e che questo contributo sembra non sia nemmeno richiesto, se non in ambiti particolari e comunque con scarsa collaborazione.

Poveri
Il tema dei poveri e della carità non è emerso particolarmente, e anche i gruppi sinodali nei quali fossero coinvolte persone in situazioni di povertà o con particolari fragilità sono stati numericamente pochi. Chi ha affrontato il tema però ha espresso con chiarezza che ritiene la Chiesa un vero e proprio sinonimo di Carità, e che essa deve essere come una seconda famiglia per tutti. In più è chiara la convinzione che è sulla carità che possiamo e dobbiamo trovare alleanze e punti di incontro con non credenti e altre religioni.

Liturgia, Parola di Dio e Comunicazione
Il discernimento ha portato molti ad esprimersi sulla liturgia, e in particolare sulla messa domenicale.

La parola che più di tutte è uscita è “gioia”, auspicando che le celebrazioni siano in grado di coinvolgere e comunicare molto di più la gioia. Di converso poi, soprattutto in riferimento ai più giovani, le parole più usate sono state “noia” e “significato”. Ci sono parole e gesti, utilizzati nella liturgia e nella catechesi, che secondo alcuni non dicono più nulla, oppure non hanno più il significato che la Chiesa vuole attribuirgli. Si pensa sia necessario ritradurre o smettere di utilizzare tutto ciò che per motivi culturali o di sensibilità non comunica più nulla (parole, gesti, simboli…).

Si spera in una liturgia più “essenziale” e “relazionale” con un protagonismo dei fedeli e della loro vita. Si è avvertita infatti in più gruppi la necessità di far emergere di più la narrazione della vita quotidiana delle persone perché la liturgia sembra spesso fuori dal mondo, staccata dalla realtà. Deve crescere molto il coinvolgimento delle persone e la conoscenza reciproca di chi partecipa, con più attenzione a bambini, giovani e persone fragili, anziane e disabili.

Anche la cura dell’ascolto della Parola di Dio è parsa a vari gruppi come un punto cruciale su cui concentrarsi. Si avverte la necessità di un maggiore ascolto della Parola di Dio e anche di un miglior approfondimento. La liturgia della Parola è ritenuta da molti fedeli un momento prezioso, ma alcuni ritengono che di fatto la proclamazione della Parola durante la liturgia, così come avviene oggi, non aiuti in alcun modo tale ascolto e che, anche al di là della liturgia, si avverta il bisogno di approfondire maggiormente le Sacre Scritture. Nell’ambito dei ministeri

alcuni si sono chiesti se il ministero del “Laico missionario del Vangelo” abbia ancora una sua funzione.

In linea con quanto espresso relativamente alla proclamazione della parola di Dio, è la cura della comunicazione più in generale e a vari livelli che viene individuata come un’attenzione fondamentale per camminare insieme. Le tecniche comunicative sono ritenute importanti oggi, ma all’interno delle parrocchie risulta spesso carente la basilare condivisione delle informazioni e lo scambio tra i diversi gruppi del proprio vissuto. Sostanzialmente in molti casi “uno non sa quello che fa l’altro”. Si ritiene poi importante, per essere accoglienti, coinvolgenti e inclusivi, che la comunicazione non sia elitaria, confusa o inutilmente complicata (nella catechesi ad esempio, ma anche nelle omelie).

Accoglienza
L’accoglienza è stata uno dei temi su cui, anche in contesti molto diversi tra loro, si è riflettuto di più.

Secondo moltissimi la capacità di accoglienza della Chiesa deve crescere a tutti i livelli, ma nei fatti e non solo nelle intenzioni. Non basta avere l’intenzione di essere accoglienti, bisogna creare le condizioni perché tutti si sentano e possano effettivamente essere realmente accolti per come sono, nel rispetto della coscienza di ognuno.

Il desiderio diffuso è che la Chiesa, nella liturgia e nella vita ordinaria, sia più capace di essere inclusiva.

I disabili di ogni tipo ad esempio sembrano ormai di fatto esclusi o comunque ai margini, sia dalla liturgia che da gran parte della vita della Chiesa.

A molti, soprattutto tra i più giovani, la Chiesa sembra spesso chiusa, perché fatica a mettersi in ascolto dei “diversi”. Sembra che abbia paura di ogni diversità. Si avverte forte il giudizio e il tabù su tematiche quali le convivenze o l’omosessualità, e dalla Chiesa ci si aspetta più coraggio proprio nell’accoglienza.

Per essere sempre più accoglienti c’è chi auspica anche una crescita di percorsi per riaccogliere nella comunità chi ha avuto difficoltà nella vita.

La tradizione viene da alcuni individuata come un elemento che spesso costituisce più uno scoglio che una risorsa, e per questo andrebbe superata.

Colpisce infine come in più contributi sinodali emerga forte anche il desiderio di accrescere molto tutte le occasioni di incontro e dialogo anche informale e di fraternità conviviale.

Coinvolgimento
È forte il desiderio di crescere nella capacità di coinvolgere molte più persone nel cammino della Chiesa rendendola decisamente più inclusiva. In particolare viene evidenziata l’esigenza di immaginare modalità per coinvolgere di più chi dispone di poco tempo e di chi si avvicina alla fede e al percorso ecclesiale solo per un breve periodo della sua vita. Queste persone hanno diritto a trovare un loro spazio, e allo stesso tempo il loro contributo può essere importante proprio perché esprime esigenze e difficoltà della realtà quotidiana di moltissimi.

Infine viene evidenziata da alcuni gruppi la necessità di aggiornare le modalità con cui si affrontano le catechesi, in particolare l’iniziazione cristiana di bambini e ragazzi ma anche la catechesi a giovani e adulti, perché spesso risultano tutt’altro che coinvolgenti e significative.

Politica e società
Anche su questo punto sembra che la cosa di cui ci si preoccupa di più non siano tanto le questioni particolari relative alla dottrina sociale o alle scelte politiche, ma la distanza dalla comunità ecclesiale che avverte chi si impegna in campo politico e sociale. Chi ha riflettuto su questi aspetti ha evidenziato la necessità da parte di chi si impegna in questi ambiti di sentire maggiormente la vicinanza della comunità ecclesiale.

Giovani
Vari gruppi, partendo anche da tematiche molto diverse, hanno posto la loro attenzione sui giovani. Oltre a segnalare un progressivo distanziamento da parte dei giovani nei confronti dei percorsi ecclesiali, molti però si sono concentrati sulla lettura del loro vissuto nell’incontro con la comunità ecclesiale. I giovani non di rado si sentono inadeguati di fronte alle proposte o pretese nei loro confronti e, nonostante i tentativi e i proclami, in realtà vengono in larga parte condannati dal giudizio degli adulti. Parallelamente a questa valutazione, è interessante che i gruppi sinodali composti da giovani non abbiano posto l’accento esplicitamente sulla loro condizione ma, affrontando tematiche ad ampio raggio, abbiano di fatto assimilato la loro esperienza a quella degli “esclusi” o più precisamente degli “invisibili”.

I giovani però non si esprimono auspicando di essere lasciati a loro stessi, sono desiderosi di proposte che orientino e per questo non vogliono una Chiesa muta. Vorrebbero però avere la possibilità e lo spazio per sviluppare e vivere da protagonisti nella Chiesa una loro spiritualità specifica per questo tempo, anche se non incasellata o in linea con gli schemi predefiniti dalle strutture, e senza per questo o doversi sentire svalutati, strani, guardati con sospetto o messi da parte.

È evidente a molti come nella pastorale oggi risulti molto più significativo fare esperienza di stili di vita evangelici più che ascoltare semplicemente contenuti astratti, e che il punto critico stia proprio nella capacità di entrare in sintonia, a tutti i livelli, con la vita reale e quotidiana delle persone.

L’oratorio è stato indicato come uno strumento significativo in tal senso e per questo da rinforzare notevolmente.

Importante infine l’accenno che alcuni hanno posto in particolare su preadolescenza e adolescenza: le difficoltà relazionali ed educative che le comunità vivono in concomitanza con questi importanti passaggi di vita, fanno sì che moltissimi ragazzi restino, di fatto, senza un vero accompagnamento.

Anziani
Alcuni gruppi sinodali composti da persone particolarmente anziane, hanno espresso il loro legame a forme di religiosità più devozionali o comunque tradizionali, ma hanno anche indicato proprio la preghiera come lo strumento migliore attraverso il quale potrebbero mettersi maggiormente a servizio dei giovani.

Associazioni e movimenti
Percentualmente non sono stati pochi i gruppi sinodali composti da persone con una forte esperienza associativa o di movimento. Il discernimento su questo punto però è arrivato soprattutto dai gruppi composti da persone che non vivono direttamente queste esperienze.

Vari gruppi sinodali esprimono il desiderio, oltre che la necessità impellente, di un maggior coordinamento di associazioni e movimenti in relazione al cammino di tutta la comunità. Secondo alcuni c’è la tendenza, da parte di gruppi associativi e movimenti, all’autoreferenzialità e ad un certo individualismo, che rendono più difficile sentirsi parte dell’intera comunità, contribuendo in sostanza ad un’incomunicabilità di fondo.

Dialogo, ascolto e collaborazione
La capacità di dialogo, ascolto e collaborazione, è stata oggetto del discernimento di non pochi gruppi.

Si è notato come l’ascolto, così come il dialogo, richiedano presenza costante e tempo. Alcuni poi si sono concentrati in particolare sul dialogo tra credenti (nelle parrocchie, tra amici, tra diverse parrocchie e gruppi …) e si è notato come spesso il dialogo risulti fumoso e un po’ lontano dalla realtà. Sembra che in molte situazioni ci sia effettivamente più possibilità e

capacità di confronto con le realtà del territorio o con persone fuori dal contesto ecclesiale piuttosto che con parrocchie, gruppi o persone presenti in parrocchia.

Famiglia
Il tema del coinvolgimento ha fatto emergere alcune riflessioni più specifiche relativamente alle famiglie, e in particolare alla loro presenza in parrocchia e all’accompagnamento dei più piccoli nel cammino di iniziazione cristiana. I genitori, e in generale il contesto familiare, sembra a molti non essere più in grado in moltissimi casi di offrire una testimonianza significativa, però, allo stesso tempo, in vari si sono chiesti quale sia lo sguardo e il punto di vista con cui guardiamo alle famiglie nella comunità ecclesiale. In molti casi sembra che, occupati nel giudicare i comportamenti di genitori e figli, non si sia in grado di vedere le loro specifiche ricchezze. Sembriamo interessati e in grado di rivolgerci solo ad uno specifico modello familiare, senza dubbio presente ma un po’ stereotipato e sicuramente non più maggioritario. È necessario tener conto e accogliere senza giudizio nelle relazioni pastorali la complessità ed eterogeneità odierna della famiglia: credenti e non, diversità di fedi e culture, presenza o meno di figli, situazioni matrimoniali o modalità di convivenza diverse, condizioni sociali, economiche, lavorative …

Abusi e scandali economici e finanziari
Esce da molti la consapevolezza e la sofferenza per la contro-testimonianza evangelica che gli episodi di abuso di ogni tipo e gli scandali legati alla gestione dei beni nella Chiesa hanno portato e portano ancora. Emerge chiaro però anche il desiderio di andare avanti, riconoscendo ad ogni occasione con umiltà, coraggio e precisione tutti questi errori, e poi impegnandosi con decisione ad essere coerente fino in fondo.

Anche a questo riguardo, ma non solo, alcuni giovani hanno valutato il sinodo come un’operazione sostanzialmente ipocrita, in quanto non motivata da un vero desiderio di innovazione ma solo per correre in qualche modo ai ripari in una situazione di continua fuga di fedeli, soprattutto giovani.

Morale
Oltre ad alcune questioni (omosessualità, abusi, scandali finanziari, situazioni familiari…) sulle quali la preoccupazione è sembrata spesso di carattere pastorale e relazionale, non sono emerse con particolare evidenza ulteriori attenzioni a tematiche di carattere morale. Un po’ sono state le fasce più giovani che vi hanno fatto accenno con maggior frequenza. Il desiderio però, più volte espresso, di essere a diversi livelli molto più vicini alla realtà vissuta quotidianamente dalle persone, si è allargato anche all’auspicio che la Chiesa riesca ad avvicinare maggiormente il magistero e i pronunciamenti pubblici a ciò che poi in realtà si porta avanti. Alcuni gruppi infatti hanno percepito che le posizioni della Chiesa a livello istituzionale sono sempre più rigide rispetto a quello che viene poi vissuto dalla maggior parte dei credenti e dalle comunità a livello personale o comunitario, dove ci si adatta molto di più anche alle situazioni contingenti.

Scuola
Alcuni gruppi si sono espressi sull’insegnamento della religione cattolica, riportandone con dispiacere la poca qualità ed efficacia, sia sui singoli ragazzi frequentanti sia sul contesto scolastico nel suo complesso. Il desiderio è che l’ora di religione a scuola diventi un momento di dialogo e confronto arricchente per tutti, e per questo si auspica che venga completamente ripensata.

  1. Prossimi passi

La sensazione è che il cammino sinodale abbia intrapreso la strada giusta, ma che vada ben sostenuto in termini di coinvolgimento e motivazione, proprio perché sembra ancora fragile. Il secondo anno di ascolto risulta quindi necessario, proprio per far maturare i processi che sembrano essersi avviati.

L’elemento che ricorre un po’ in tutti i contributi è che per camminare insieme sia necessario che nella Chiesa maturi la capacità di guardare, accettare, accogliere e prendersi cura di tutte le persone, nella loro reale condizione di vita, senza giudizi o barriere, e si facciano conseguenti scelte concrete affinché le relazioni, le attività e il cammino della Chiesa non risultino lontani o addirittura avulsi dalla realtà, ma anzi la amino, l’arricchiscano e la sostengano incondizionatamente.

Non si può certo dire che i contributi ricevuti siano stati pochi, ma oltre a quello che c’è e che è stato valorizzato può essere significativo anche notare quello che manca. Colpisce infatti il pochissimo coinvolgimento nei gruppi sinodali di persone fragili ed emarginate, soprattutto se pensiamo ai tanti gruppi associativi, movimenti, parrocchie ecc … impegnate in opere caritative e, allo stesso modo, anche i giovani hanno partecipato in modo decisamente minoritario a questa prima fase.

Soprattutto alla luce di quanto emerso dai contributi ricevuti, è importante che all’avvio del secondo anno di ascolto ci si interroghi su questa mancanza e si tenti qualche correttivo.